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Fiat: “Fabbrica Italia è un piano datato”. Torna in Cina

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Roma – Fiat torna su Fabbrica Italia e ancora una volta precisa che il progetto annunciato autonomamente nell’aprile del 2010 non è più di attualità, tanto che dall’ottobre scorso il Lingotto non utilizza una simile dizione. Nello stesso tempo l’azienda ribadisce, però, che agirà «senza dimenticare l’importanza dell’Italia e dell’Europa».

Questo perché Fabbrica Italia, con annessa previsione di investire 20 miliardi di euro nella Penisola, continua a essere vagheggiata nelle rivendicazioni e nelle polemiche di molti politici e sindacalisti. Sergio Marchionne, evidentemente, a questo gioco non ci vuole stare e, incurante delle inevitabili polemiche, vuole mettere le cose in chiaro, evitando alibi e illusioni: faremo scelte responsabili, ma Fabbrica Italia è superata. Concetti espressi dall’Ad di Fiat e Chrysler ancora nel febbraio scorso in un’intervista al Corsera.

«La Fiat – sottolinea la nota del Lingotto – ha scelto di gestire le sue scelte in modo responsabile e continuerà a farlo per non compromettere il proprio futuro, senza dimenticare l’importanza dell’Italia e dell’Europa».

Fiat ricorda che il 27 ottobre 2011 aveva annunciato in un comunicato che non avrebbe più utilizzato la dizione “Fabbrica Italia” perché «molti l’avevano interpretata come un impegno assoluto dell’azienda, mentre si trattava di un’iniziativa del tutto autonoma che non prevedeva tra l’altro alcun incentivo pubblico». Poi però la situazione è mutata. Il mondo è cambiato. L’Europa, in particolare, è sprofondata nella peggiore crisi dal Dopoguerra. I consumi sono crollati e con essi anche la vendita di auto.

«Da quando Fabbrica Italia è stata annunciata nell’aprile 2010 – spiega la casa di Torino le cose sono profondamente cambiate. Il mercato dell’auto in Europa è entrato in una grave crisi e quello italiano è crollato ai livelli degli anni Settanta. E’ quindi impossibile fare riferimento a un progetto nato due anni e mezzo fa. E’ necessario infatti che il piano prodotti e i relativi investimenti siano oggetto di costante revisione per adeguarli all’andamento dei mercati». Inutile produrre vetture che restano sui piazzali. Negli anni passati Fiat lo ha fatto e ha rischiato di pagarlo molto caro.

L’azienda sostiene di avere ribadito ai sindacati nell’incontro del primo agosto a Torino che «la delicatezza di questo periodo, di cui è impossibile prevedere l’evoluzione, impone a tutti la massima cautela nella programmazione degli investimenti». Informazioni sul piano prodotti e stabilimenti, assicura, saranno comunicate in occasione della presentazione dei risultati del terzo trimestre 2012. Ossia il 30 ottobre prossimo. «Vale la pena di sottolineare – conclude il Lingotto – che la Fiat con la Chrysler è oggi una multinazionale e quindi, come ogni azienda in ogni parte del mondo, ha il diritto e il dovere di compiere scelte industriali in modo razionale e in piena autonomia, pensando in primo luogo a crescere e a diventare più competitiva. La Fiat ha scelto di gestire questa libertà in modo responsabile e continuerà a farlo per non compromettere il proprio futuro, senza dimenticare l’importanza dell’Italia e dell’Europa».

Durissime le reazioni sul fronte sindacale da parte della Fiom. «Se dalla nota della Fiat emerge che il famoso piano Fabbrica Italia rischia di non esserci più – insiste il segretario generale Maurizio Landini – siamo di fronte a un problema molto serio». Gli fa eco il responsabile auto della stessa organizzazione, Giorgio Airaudo: «Mi sembra che Fiat voglia le mani libere in Italia, senza vincoli. Con questa dichiarazione si straccia l’ultimo velo di ipocrisia di un piano che non è mai decollato lasciando i lavoratori nella cassa integrazione e nell’incertezza».

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