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Fiat-Chrysler: in Usa la strada della ripresa e’ ancora in salita

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New York – Stando ai titoli delle agenzie parrebbe un risultato eccezionale: “Pickup e Suv trainano il balzo delle vendite di auto negli Usa a settembre: Chrysler +27%”. E ancora: “Questo risultato – si legge in una nota – rappresenta la miglior performance per il mese di settembre dal 2007”.

La realta’ in America, tuttavia, e’ un’altra: secondo le ultime analisi condotte nel settore automobilistico sono proprio le vetture di grandi dimensioni a riscontrare la maggiore contrazione delle vendite negli ultimi anni. I motivi sono principalmente tre: l’elevato costo dei consumi di carburante rispetto alle miglia percorse, l’invecchiamento di alcuni modelli e il fatto che la fetta di mercato e’ diventata sempre piu’ affollata. Un esempio su tutti: cinque anni fa Hyunday era quasi inesistente negli Stati Uniti, ora rappresenta il 9% del mercato. Anche Volswagen sta aumentando la sua presenza in maniera esponenziale nel paese.

Allora a cosa e’ dovuta una tale disparita’ di informazioni? Dalla prospettiva in cui si vogliono leggere e interpretare in numeri. L’ottimo risultato del mese scorso non e’ da mettere in discussione, ma non si puo’ prendere come esemplare dell’andamento degli affari di Chrysler sul lungo termine. Come non ci si puo’ limitare al servilismo: la storia va raccontata per quella che e’ nella sua completezza.

Limitarsi a riportare il comunicato stampa di un gruppo, senza farsi domande per porle ai responsabili aziendali e sopratutto senza prendersi il tempo di analizzare meglio i dati e’ un difetto di molte agenzie stampa nostrane. In particolare quando si tratta di societa’ italiane, con cui si hanno contatti stretti e rapporti privilegiati che non si intendono destabilizzare.

Negli ultimi cinque anni i risultati non si possono dire incoraggianti. Tutt’altro: se si confrontano i dati di settembre 2011 con quelli del 2010 il risultato e’ positivo, ma se si guarda all’andamento della curva delle vendite nell’arco degli ultimi sei anni le cifre sono tutt’altro che entusiasmanti.

Dai dati raccolti dalla societa’ di ricerca Edmund emerge che il numero di vetture vendute in Usa – a prescindere dalla tipologia – e’ sceso nel complesso di oltre il 25% negli ultimi cinque anni, da oltre 16,4 milioni di settembre 2005 ai 12,4 milioni dell’anno scorso. Ne esce un quadro di consumi in cattiva salute in Usa. I ricavi registrati con la vendita di alcuni modelli sono crollati ancora di piu’ nello stesso periodo. Come nel caso di Jeep Liberty, che ha visto le vendite piu’ che dimezzate (-55,9%), e della sedan sportiva Chrysler 300, protagonista in negativo con un tracollo del 78,9%, il maggiore in assoluto nella classifica stilata da Edmund sui 20 modelli che hanno perso piu’ quote a livello di singole unita’ acquistate.

Non e’ un caso che per il modello Liberty Chrysler offra numerosi incentivi per attirare i clienti: dopo la punta toccata nel 2004 le vendite sono calate. La 300 era il fiore all’occhiello di Chrysler a meta’ dello scorso decennio. Tuttavia i consumatori americani hanno dimostrato di cambiare gusti e idee in fretta. Specialmente in tempi di crisi.

Si capisce a una prima lettura che il comunicato stampa diffuso da Fiat sulla controllata americana non e’ esaustivo. “Ben otto volte nei primi nove mesi gia’ trascorsi, il gruppo Chrysler ha registrato aumenti delle vendite superiori alla media del settore”. Dalla stessa nota si apprende che “i modelli che hanno contribuito in maniera significativa all’aumento registrato dal gruppo sono la berlina media Chrysler 200 e la berlina Chrysler 300, la Jeep Wrangler, il Jeep Compass, il crossover Dodge Journey, il Ram pickup, e i minivan Dodge Grand Caravan e Chrysler Town & Country”. Salta subito all’occhio la presenza nutrita di pickup, jeep e Suv nella lista. Gli stessi modelli le cui vendite hanno subito il maggiore calo in America dal 2005 a oggi.