(WSI) – Ugl, Fim, Uilm, Fismic e l’associazione dei quadri Fiat e il Lingotto hanno siglato il contratto per l’assunzione dei 4.600 dipendenti dello stabilimento di Pomigliano d’Arco. A partire da gennaio 2011 i lavoratori saranno assunti dalla Newco sulla base dell’accordo separato siglato il 15 giugno scorso. A Pomigliano a partire dal dicembre del prossimo anno sarà prodotta la nuova Panda.
Intesa separata
Il Contratto non è firmato però dalla Fiom, che non ha partecipato al tavolo con l’azienda perché non ha condiviso l’accordo di giugno. Oggi il comitato centrale del sindacato metalmeccanico della Cgil ha anche annunciato 8 ore di sciopero per il 28 gennaio denunciando l’intesa al vaglio di azienda e sindacati “un attacco contro la democrazia e i diritti senza precedenti”, ma anche “un pugno in faccia a Confindustria e Federmeccanica”.
Gli aumenti in busta paga
Il nuovo contratto, in particolare, prevede un aumento salariale medio di 30 euro lordi al mese e un nuovo sistema di inquadramento professionale. Per le relazioni sindacali viene applicato il modello dell’accordo di Mirafiori, con l’esclusione dei sindacati non firmatari (la Fiom) dalla rappresentanza. Le assunzioni scatteranno a gennaio con un primo gruppo formato da tecnici e impiegati, mentre nella tarda primavera sarà assunta la maggior parte degli operai, che faranno formazione.
La soddisfazione di Sacconi
Esulta il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. “La firma – è il suo commento – consolida l’investimento promesso, e già avviato, mentre migliora le condizioni retributive e le potenzialità di progressione reddituale e professionale dei lavoratori. Il Governo ha fatto la sua parte con la detassazione – al dieci per cento – di tutta la parte del salario che si può ricondurre alle intese per la maggiore produttività del lavoro”. “Tutto ciò – ha proseguito – nasce da esigenze pratiche e non da disegni ideologici. Ben venga tuttavia un’utile discontinuità nel sistema di relazioni industriali, soprattutto là ove il vecchio impianto politico-culturale fondato sull’inesorabile conflitto sociale ha prodotto bassi salari e bassa produttività”.
Polemiche feroci
La sigla del contratto ha segnato un’altra giornata di duri scambi di accuse tra la Fiom da un parte e Fiat, sindacati firmatari e componente del Pd favorevole all’intesa dall’altra. “Noi vogliamo salvare la filiera dell’auto in Italia – ha spiegato Antonio D’Anolfo, segretario nazionale dell’Ugl Metalmeccanici – da noi la Fiat produce solo il 30% della produzione mondiale. Bisogna fare i conti con la delocalizzazione, le auto si producono in tutto il mondo”. Ma secondo i metalmeccanici della Cgil l’essenza della nuova intesa è un’altra. Quanto deciso dalla Fiat, ha chiarito il segretario Maurizio Landini, è “un attacco contro la democrazia e i diritti senza precedenti”, ma anche “un pugno in faccia a Confindustria e Federmeccanica”.
Cremaschi contro Bonanni
Ancora più dura la presa di posizione del presidente del Comitato centrale della Fiom, Giorgio Cremaschi, rivolto questa volta agli altri sindacati confederali: “Sugli accordi di Pomigliano e Mirafiori Angeletti dice che la Fiom non ha firmato, perché ha smesso di essere un sindacato per essere un movimento politico in cerca di visibilità? E’ solo l’autodifesa di un sindacato totalmente in mano all’azienda. Angeletti e Bonanni sono la vergogna del sindacalismo italiano”. “Non è mai successo dal ’45 ad oggi – rincara – che un sindacato italiano firmasse l’esclusione di un altro sindacato. E’ una macchia indelebile sulla storia di Cisl e Uil. Per noi non contano più niente. Sono fuori dalla cultura democratica sindacale dell’Italia costituzionale”. Cremaschi poi ha fatto sapere che le manifestazioni di protesta della Fiom “scuoteranno il Paese”.
Vasta mobilitazione
Il pacchetto di iniziative varato oggi è molto vasto e articolato. Oltre al già detto sciopero di 8 ore proclamato per il 28 gennaio, ci saranno, ha spiegato Landini, “presidi democratici e dibattiti pubblici in tutte le città, a partire da Torino”. La Fiom chiederà di essere “ascoltata in tutte le assemblee elettive di ogni livello” e di “incontrare tutti i segretari delle forze politiche”. Gli aspetti giuridici del confronto con Fiat degli accordi firmati senza la Fiom a Pomigliano e Mirafiori saranno approfonditi con le consulte giuridiche di Fiom e Cgil. Mentre “il 3 ed il 4 febbraio ci sarà l’assemblea nazionale dei delegati Fiom per definire un percorso per riconquistare un vero contratto nazionale di lavoro, e decidere quindi le iniziative più opportune”.
Indicazioni sul referendum
Quanto al referendum tra i lavoratori sull’accordo per Mirafiori, la Fiom ripropone il modello adottato per Pomigliano: dirà agli operai di andare al voto “per non essere esposti a pressioni”, ma giudica il referendum “illegittimo perché riguarda diritti irrinunciabili e indisponibili, un ricatto ai lavoratori su un accordo che è inaccettabile e non va assolutamente firmato. E’ un ricatto grave inaccettabile”, ha detto ancora Landini.
Accuse a tutto campo
Nel corso dei lavori il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, ha sottolineato che “l’accordo di Mirafiori nasconde una natura politica che mira a cancellare la Fiom, non è quindi quest’ultima l’anomalia ma è la Fiat a fare politica”. L’accordo separato siglato il 23 dicembre, ha proseguito, denota “da parte di Fiat una scelta di carattere autoritario dettata da una visione subalterna alla crisi per cui vanno messi in discussione i diritti dei lavoratori per fare gli investimenti: non è vero che tutto ciò è imposto dalla globalizzazione”.
Landini contro il Pd
Ma nel mirino delle polemiche di Fiom oltre ad azienda e sindacati firmatari ha trovato spazio anche quell’ala del Partito democratico che ha fatto a lungo il tifo per la firma del nuovo contratto. A coloro che nelle fila del Pd continuano “a dire cosa farebbe se fosse un operaio della Fiat”, il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, manda a dire: “Andate prima nelle catene di montaggio e vediamo se poi ragionate ancora nello stesso modo”. Tra i favorevoli alle nuove intese anche alcuni big come Piero Fassino e Sergio Chiamparino e rivolto a loro il leader dei metalmeccanici della Cgil aggiunge: “E’ legittimo che ognuno esprima il suo pensiero. Ma sarebbe utile che la politica prima di parlare di certe situazioni provasse a fare lo sforzo di mettersi nel punto di vista di chi deve lavorare, a mettersi nei panni di chi sta nelle catene di montaggio in certe condizioni, senza diritti e sotto ricatto per 1.300 euro al mese”.
Le repliche di Cisl e Uil
Cisl e Uil non hanno lasciato hanno risparmiato naturalmente dure repliche alla accuse della Fiom e in particolare alle affermazioni di Cremaschi. Secondo Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della Cisl, il dirigente Fiom “ha pronunciato parole di inaccettabile istigazione alla violenza nei confronti dei segretari generali di Cisl e Uil che vanno condannate nel modo più netto, al di là di ogni questione di dialettica sindacale”, ha replicato Santini. “Le affermazioni di Cremaschi nei confronti della Uil e della Cisl e dei loro segretari generali, con tutto il portato di istigazione alla violenza in esse contenute, non fanno che confermare che il gruppo dirigente della Fiom si configura come un movimento politico di antagonismo sociale con precise interlocuzioni nazionali verso le fasce più estreme dei centri sociali e con precisi collegamenti internazionali verso i movimenti del radicalismo ecologista e della cosiddetta ‘resistenza palestinese'”, ha rincarato Paolo Pirani, segretario confederale della Uil.
I Cobas in tribunale
Si mobilita contro l’accordo seprato anche lo Slai Cobas ha deciso di impugnare la procedura e annuncia un’azione giudiziaria a tutela delle prerogative delle Rsu aziendali e dei sindacati costituiti in fabbrica. Dal sindacato di base, inoltre, preannunciano un volantinaggio per il ‘no’ da parte degli operai del Vico di Pomigliano, che sarà distribuito ai colleghi di Mirafiori nell’imminenza del referendum sull’accordo, e confermano gli scioperi già preannunciati in occasione di “eventuali comandate di straordinario ai lavoratori” con iniziative a tutela dei diritti in caso “di illeciti provvedimenti disciplinari messi in atto da Fiat”.
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