Festival dell’economia: al via a giugno con cinque premi Nobel

di Alessandra Caparello
6 Maggio 2021 13:46

Il prossimo 3 giugno apre i battenti fino al 6, la sedicesima edizione del  Festival dell’Economia di Trento, la seconda al tempo della pandemia. Direttore scientifico del Festival, Tito Boeri, ex presidente dell’Inps.

Festival dell’economia 2021: i partecipanti

A prender parte alla kermesse 2021 ben cinque premi Nobel per l’Economia: Michael Kremer (2019) che aprirà il festival riflettendo sui meccanismi che possano impedire colli di bottiglia e blocchi di esportazioni nella fornitura su scala globale di vaccini. Nei giorni successivi sarà la volta di Paul Milgrom (2020), che si soffermerà sul disegno delle aste e delle gare d’appalto pubbliche, un tema di grande rilevanza alla luce del rilievo che hanno gli investimenti pubblici nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. A seguire Joseph E. Stiglitz (2001) sul nuovo ruolo dello Stato in presenza di forti esternalità come quelle esercitate dai focolai globali di coronavirus e Michael Spence (2001) sul delicato rapporto tra trasformazione digitale, uguaglianza delle opportunità e sostenibilità sociale, mentre Jean Tirole (2014) tratterà della tutela della privacy nell’era del digitale.

L’edizione 2021 del Festival vedrà una massiccia presenza di relatori non italiani, che si interrogheranno su quale parte del pianeta parteciperà alla ripresa dalla pandemia. Da segnalare l’intervento di Gita Gopinath capo economista del Fondo Monetario Internazionale. Olivier Blanchard, autore del manuale di macroeconomia su cui si sono formate generazioni di economisti, si interrogherà sulle sorti del Patto di Stabilità e Crescita alla luce dei livelli acquisiti dal debito pubblico durante la pandemia, mentre Lucrezia Reichlin e Luis Garicano ci spiegheranno come si è arrivati al Recovery Plan e in che misura questo cambierà i rapporti tra i paesi membri e le politiche dell’Unione.

La fine della pandemia – afferma Boeri – può essere l’occasione per ridisegnare i confini dello Stato, rafforzare la sua presenza dove ce n’è maggiore necessità progettandone la ritirata altrove. Cosa deve fare il settore pubblico per i propri cittadini e cosa invece deve limitarsi unicamente a regolare e lasciare all’iniziativa privata? E come trattare il privato che non si limita perseguire i propri interessi individuali o d’impresa, ma che si organizza in comunità, in associazioni del Terzo settore, capaci di occuparsi del bene comune al pari, se non meglio, del settore pubblico?”