(WSI) – Tassa di soggiorno estesa a tutti i Comuni con vocazione turistica, aliquota dell’Imu fissata già nel decreto e non anno per anno con la legge di stabilità, compartecipazione del 2% dei Comuni all’Irpef dal 2014, ma sblocco immediato delle addizionali fino allo 0,4%, eliminazione del fondo da 400 milioni destinato al sostegno delle famiglie in affitto con redditi bassi.
Sono queste le modifiche all’ultima versione del decreto sul fisco municipale messa a punto dal ministro Roberto Calderoli dopo il confronto con l’Anci e che approdano oggi Bicamerale per il federalismo. “Ai Comuni abbiamo dato tutto quello che hanno chiesto”, ha detto ieri il leader della Lega, Umberto Bossi, ma anche oggi dall’Anci sono state avanzate perplessità, soprattutto in relazione alla questione degli affitti.
“Se la decisione sulle aliquote della cedolare secca dovesse essere definitiva ci troveremmo ancora una volta di fronte a una misura inadeguata in riferimento all’urgenza di predisporre quegli incentivi, più volte richiesti, in favore del canale concordato, quello che consente in molte città ad alta tensione abitativa la possibilità per molte famiglie di pagare un canone sostenibile”, ha detto in un nota il delegato Anci per le politiche abitative Claudio Fantoni. Più in generale, il presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino, si dichiara soddisfatto per le modifiche apportate al provvedimento: “Se come sembra, larga parte dei nostri ulteriori emendamenti presentati ieri sono stati accolti, questo non può che essere visto con soddisfazione dall’Anci e ne do atto al governo”. Per il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, “la nuova proposta sul federalismo del ministro Calderoli si muove sulla strada giusta”. Ecco, comunque, le principali modifiche apportate.
L’IMU. L’Imposta municipale unica (Imu) sostituirà a partire dal 2014 alcune imposte locali con un gettito stimato – sulla base di dati 2008-2009 – complessivamente di 11 miliardi e 570 milioni. Per l’Imu si ipotizza un’aliquota attorno al 7,6 per mille, più alta di quella prevista ora per l’Ici (ma non ci sarà più l’Irpef sulla seconda casa). I Comuni avevano obiettato che era assurdo stabilire l’aliquota anno per anno (come previsto dalla prima versione del decreto), perché questo li avrebbe costretti ad aspettare la legge di stabilità per fare il bilancio. L’aliquota, nella nuova versione, viene fissata annualmente allo 0,76%, ma potrà essere modificata con decreto della presidenza del Consiglio dei ministri su proposta del Tesoro e d’intesa con la Conferenza unificata in base alle analisi che farà la Copaff (Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale).
Imposta di soggiorno. L’imposta di soggiorno è un’altra delle novità legate al federalismo fiscale: sarà pagata in percentuale sul costo di una notte in albergo, con un tetto di 5 euro (salta invece, rispetto alla versione precedente, il minimo di 0,5 centesimi). Il ministro Calderoli ha accettato la richiesta dell’Anci secondo cui l’imposta, limitata nella prima versione del decreto ai capoluogo di provincia, viene invece estesa a tutti i Comuni “turistici”. Gli introiti vanno a manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali e ai relativi servizi pubblici locali. Sono possibili esenzioni o riduzioni per particolari fattispecie o determinati periodi di tempo. L’imposta è fortemente avversata da albergatori e associazioni 1 del commercio.
Cedolare secca. Cambia ancora la cedolare secca sugli affitti, che sostituisce l’imposta sul reddito delle persone fisiche e delle relative addizionali, le imposte di registro e di bollo sul contratto di locazione e quelle di bollo che riguardano la risoluzione e le proroghe del contratto di locazione. Nel testo modificato l’aliquota per il canone concordato è fissata al 19%, quella sul canone libero al 21%. Nella precedente versione le due aliquote erano del 20 e del 23%. La cedolare – ha calcolato la Ragioneria – dovrebbe dare un gettito compreso tra i 3,4 miliardi del primo anno e i 4,2 miliardi del terzo anno, quando sarà a regime. Chi opterà per la cedolare secca, si legge nel nuovo testo del decreto, non potrà “chiedere l’aggiornamento del canone, anche se previsto nel contratto a qualsiasi titolo, inclusa la variazione accertata dall’Istat”.
Sblocco delle addizionali dal 2011. Via libera allo sblocco delle addizionali Irpef già da quest’anno: i sindaci l’avevano chiesto con insistenza, vista l’urgenza di far quadrare i bilanci senza aspettare l’entrata a regime della riforma, nel 2014, con una compartecipazione all’Irpef del 2%. I Comuni possano sbloccare le addizionali Irpef arrivando a un tetto massimo dello 0,4%, e purché abbiano un’aliquota inferiore allo 0,4%. In ogni caso, si prevede nel testo, “l’addizionale non può essere istituita o aumentata in misura superiore allo 0,2% annuo”. In particolare, i Comuni avranno tempo fino al 31 marzo anche per aumentare l’addizionale retroattivamente, a valere sull’anno 2010. Inoltre, dal 2014 i centri con più di 10mila abitanti potranno introdurre gli scaglioni di reddito sulla loro addizionale.
Salta bonus affitti per le famiglie. Salta dal testo del decreto il fondo da 400 milioni di euro destinato alla famiglie in affitto con figli a carico. La norma era stata definita “mini quoziente familiare” per venire incontro alle richieste dell’Udc. E’ stato probabilmente il ‘no’ anticipato dal Terzo Polo alla riforma a spingere il ministro Calderoli all’eliminazione della disposizione.
Imposta trasferimento proprietà. Cambierà l’imposta sui trasferimenti di proprietà che passerà dal 4 al 2% per la prima casa e dal 10 all’8% per la seconda.
Clausola d’invarianza. I Comuni chiedono che il gettito dei tributi devoluti sia almeno pari ai trasferimenti soppressi nel 2011 e nel 2012. La verifica spetta alla Copaff.
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