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FED: UN ALTRO SEGNALE HOLD
DAL SUPERINDICE

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* Antonio Cesarano e’ il Responsabile Desk Market Research di MPS Finance.

I leading indicators Usa del mese di novembre hanno registrato un incremento mensile superiore alle attese a fronte di una revisione al ribasso del dato precedente.

Sei componenti su dieci hanno contribuito positivamente al dato ossia: 1) sussidi per la disoccupazione; 2) ordinativi di beni di consumo; 3) ordinativi di beni capitali al netto escluso difesa; 4) prezzi mercato azionario; 5) aggregato monetario M2; 6) aspettative consumatori.

Hanno invece contribuito negativamente: 1) ore settimanali lavorative; 2) tasso di consegne; 3) licenze edilizie; 4) spread tassi d’interesse.

La variazione mensile positiva ha interrotto la sequenza negativa dei 5 mesi precedenti. Il tasso tendenziale ha però continuato a seguire il trend calante arrivando a quota 0,9% da 1%.

Ken Goldstein, economista del Conference Board, istituto che pubblica il dato, ha dichiarato che l’indicatore suggerisce una perdita di forza relativa dell’economia agli inizi del 2005, sebbene dovrebbe essere registrato un miglioramento in primavera.

In generale, il trend calante del tendenziale continua a tenere aperta la discussione in merito alla sostenibilità della ripresa Usa. Recentemente, le rilevazioni di alcune sottocomponenti dell’indice hanno evidenziato un potenziale apporto positivo al dato di dicembre.

Così ad esempio il miglioramento delle condizioni di fiducia prospettiche dei consumatori, secondo le rilevazioni preliminari dell’indice dell’università del Michigan, insieme all’andamento del mercato azionario che, nel caso ad esempio dell’indice S&P500, hanno segnato il livello massimo dall’agosto del 2001.

Il dato di dicembre potrebbe risentire dell’eventuale buon andamento delle vendite natalizie. Stando però alle indicazioni fornite dal dato pubblicato oggi, rimane confermata la possibilità di un rallentamento del primo trimestre del 2005.

In tale contesto, la decisione della Fed nel corso del prossimo Fomc potrebbe ancora essere non del tutto certa come ora atteso implicitamente dai prezzi dei futures sui fed funds (rialzo di 25bps).

Il mercato del lavoro potrebbe rappresentare nuovamente la variabile cruciale, soprattutto laddove le tensione sui prezzi dovessero essere fugate dal prossimo dato sul deflatore PCE core in pubblicazione il prossimo giovedì.