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FED: PROSSIMO PASSO? IN AMERICA, TASSI AL RIALZO

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L’inflazione preoccupa ma, nonostante questo, i membri del Fomc non ritengono troppo basso l’attuale livello dei tassi di interesse, anche alla luce delle difficoltà di consumatori e imprese nell’ottenere prestiti: alle prese con disoccupazione in aumento, economia in difficoltà e prezzi sostenuti, i componenti della Fed hanno ritenuto nel corso della scorsa riunione che mantenere il costo del denaro al 2% fosse la mossa migliore. All’orizzonte, però, si profila una stretta, anche se la tempistica è tutta da definire.

E’ quanto emerge dai verbali dell’ultima riunione, quella del 5 agosto, del Fomc, durante la quale i componenti della banca centrale hanno abbassato le stime di crescita per la seconda parte del 2008, anche a causa del perdurare della “fragilità” dei mercati. “Molti dei membri non hanno ritenuto particolarmente accomodante l’attuale livello dei tassi, dato che molte famiglie e imprese si trovano a dover affrontare crescenti difficoltà con costi elevati dei prestiti e ridotta disponibilità di credito”.

Ma guardando avanti, la prossima mossa di politica monetaria é probabilmente un “rialzo”, anche se la tempistica non è chiara ed è legata ai dati congiunturali soprattutto sul fronte della crescita e dell’inflazione. Secondo molti analisti la Fed non ritoccherà all’insù i tassi prima del 2009. Dal consueto simposio annuale organizzato dalla Fed a Jackson Hole, Wyoming, il presidente Ben Bernanke ha lasciato intendere che nella prossima riunione del 16 settembre il costo del denaro resterà invariato al 2%, soglia che probabilmente non verrà toccata per tutto l’anno.

In agosto solo un componente del board, Richard Fisher, presidente della Fed di Dallas, si è espresso in favore di una stretta per cercare di contenere l’inflazione. Secondo Fisher, infatti, mantenere i tassi ai minimi degli ultimi 4 anni potrebbe aggravare la corsa dei prezzi. Fisher ha oggi dichiarato che il pil americano potrebbe girare in negativo nel 2008 e che le prospettive per l’inflazione continuano a preoccupare: eventuali azioni sui tassi di interesse, però, dipenderanno dai nuovi dati. Fisher ha inoltre sottolineato che la debolezza dell’economia è dovuta fra l’altro alla situazione di “enorme stress” dei mercati finanziari.