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Fed: altro che 500 mld. Qui si parla sempre di più di una “droga” record

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(WSI) –”Rate should be flexible, reflect competition”. Quest’affermazione, rilasciata da Dudley della Fed di New York ci lascia perplessi e ci fa capire come il problema che è nato sul mercato valutario, debba rimanere sotto i riflettori per tutti, ma che allo stesso tempo si continui a non avere soluzioni concrete affinchè, tutto quello che viene predicato, si trasformi in realtà.

E’ chiaro che la forza di una valuta dovrebbe riflettere la posizione competitiva in ambito internazionale di ogni Paese, e per far questo occorre che essa sia libera, o resa libera, di fluttuare. Ma se questo ancora non avviene è perché, i Paesi emergenti, che hanno adottato politiche di ancoraggio delle proprie divise a quella che, fino a prova contraria (che potrebbe non essere poi così lontana nel tempo se dovessimo continuare a mettere pezze alla coperta che si sta sempre di più sfaldando) è ancora la valuta di riferimento a livello mondiale.

Questo perché la domanda aggregata domestica non è mai stata in grado di sostenere le diverse economie interessate e si doveva far leva sulle esportazioni per cercare di rincorrere quei Paesi sviluppati. Ed ora che le strade si stanno avvicinando, anche le possibili conseguenze di tali comportamenti, iniziano a delinearsi.

Se continuiamo di questo passo, saremo costretti a rivedere tutti gli equilibri internazionali poiché, allo stato dell’arte attuale, non vediamo possibilità di aggiustamenti naturali seguendo i fondamentali macroeconomici. Anzi, ci stiamo preparando a quella che potrebbe essere la più grande siringa di droga che sta per essere iniettata dalla Fed all’economia americana.

Manca ormai una settimana all’annuncio delle manovre di Quantitative Easing che verranno annunciate da Bernanke e le previsioni delle misure di tale provvedimento, ormai si sprecano. Quello che è certo è che non verranno stanziati importi inferiori ai 500 miliardi di dollari (banale da dire, vero, ma ci teniamo a ribadirlo e a far riflettere sul valore reale di una cifra del genere rapportata ad un’economia produttiva, e non a ragionare soltanto sul valore nominale che, a confronto delle cifre che siamo ahinoi abituati a sentire oggi parlando di aiuti e stimoli monetari, risulta essere non poi così alta), ma c’è chi arriva anche a 3 trilioni di dollari.

Un contributo molto rilevante sulle regole di condotta usate dalla Fed utilizzata nel formulare la propria politica monetaria, è spesso stato dato dalla regola di Taylor, il quale sostiene che, l’istituto centrale, nella fissazione del tasso di interesse, tenda a seguire una semplice regola di feedback tesa a definire il valore obiettivo del tasso di interesse a breve, ottenuto mettendo in relazione l’obiettivo di inflazione, il tasso di interesse reale di equilibrio di lungo periodo ed il cosiddetto output gap (ossia lo scostamento della produzione dal suo valore di equilibrio).

Questa semplice equazione, illustrata 2 giorni fa da Wall Street Italia che ha però dimostrato la sua validità nel tempo ed è coerente con i principi di politica monetaria ottimale, prevede l’iniezione di ulteriori 4 trilioni di dollari per colmare l’output gap. E questo ci deve far per lo meno pensare, potrebbe pesare molto sulle sorti del dollaro nel lungo periodo.

Passiamo all’analisi tecnica con interessanti novità per quanto riguarda il cambio eurodollaro. Abbiamo visto ieri come i prezzi abbiano intrapreso un precorso ribassista con la rottura del supporto a 1.39 figura e con l’interruzione di quel movimento di lenta salita, quasi laterale, evidenziato negli ultimi quattro giorni.

Abbiamo visto come la forte tendenza di salita mostrata da inizio settembre, a favore della moneta unica, si fosse già esaurita proprio a cavallo di due fine settimana fa: ora la massima attenzione va riposta ai precedenti minimi statici per ottenere un chiaro segno di inversione. Questi due livelli sono dati da 1.3780 e 1.37 figura. Segnali di ripresa sono invece da ricercare al di sopra di 1.3875-80.

Indicazioni interessanti giungono dal cambio UsdJpy. Abbiamo infatti assistito ieri alla rottura di quella linea negativa che ha condotto la discesa da più di un mese. Potrebbe essere questo il segnale che il mercato aspettava per andare a scommettere su una ripresa più duratura ed allontanarsi da questi livelli di minimo storico.

Per le prossime ore un ottimo livello obiettivo potrebbe trovarsi a 82.50 (38.2% di ritracciamento di Fibonacci del movimento ribassista compreso fra 85.90 e 80.45, coincidente con un’area di congestione compresa fra il 7 e l’8 ottobre scorsi). Il supporto ipotizziamo che si trovi ancora su quella trendline che si è rivelata corretta per segnalare una possibile ripresa: 81.20 per le prossime ore.

Il cambio EurJpy, complici i due movimenti speculari dei due cambi da cui deriva, si trova in una situazione di stabilità. Le prossime evoluzioni sono subordinate alla rottura di una delle due trendline convergenti che fanno assomigliare la conformazione delle candele da venerdì ad un triangolo. Troviamo 112.70 al di sotto e 113 figura al di sopra. I due eventuali livelli obiettivo potrebbero trovarsi rispettivamente a 112.40 e 113.30.

Vediamo ora il cable che ha beneficiato del dato migliore da tre anni a questa parte sulla rilevazione del GDP, +2.8% su base annuale. Grazie a questo sono ritornati di attualità livelli abbandonati l’inizio di settimana scorsa.

Molto interessante è stato il raggiungimento del precedente 1.5880, che superato di qualche punto ha comunque riportato ad un indebolimento del cambio nella seconda parte della giornata. Attenzione quindi oggi ad un suo nuovo tentativo di rottura, mentre come supporto pensiamo possa rivelarsi interessante 1.5770.

Il cambio GbpJpy, ha beneficiato ovviamente dei due buoni rialzi dei due cambi principali da cui deriva. Grazie a questo abbiamo assistito ad una ripresa di 200 punti in una giornata, allontanando pesantemente il supporto importante di 127.30.

Se il cambio dovesse rompere il primo livello di resistenza a 129.40 ci sarebbe spazio per ritornare, anche nel breve, al di sopra di 130 (livello obiettivo suggerito dalla trendline discendente con origine a metà settembre).

Vediamo ora il cambio EurGbp, dove la profonda discesa di questi ultimi due giorni (220 punti) ha aperto la strada per quel preciso livello di minimo di supporto in zona 0.87 figura. Nell’immediato attenzione anche a 0.8755, da considerare come livello di resistenza.

Terminiamo anche oggi con il franco per notare come l’evoluzione degli ultimi due giorni continui ad essere confermata. Sul UsdChf infatti ci avviciniamo spediti a 0.99 figura, con un movimento molto preciso di salita (come si evince da un grafico orario). Il cambio EurChf insiste ancora sulla rottura di quel 1.5650 che potrebbe portare a rivedere il picco precedente di 1.39.

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