Economia

FATCA: cos’è e come funziona la normativa nel mondo

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Il Foreign Account Tax Compliance Act (FATCA) è la normativa Usa finalizzata al contrasto dell’evasione fiscale dei contribuenti statunitensi che fanno investimenti tramite intermediari finanziari esteri. Gli intermediari sono tenuti a identificare i titolari dei conti detenuti nel proprio Paese da cittadini e residenti negli Stati Uniti e a trasmetterle tramite le agenzie delle entrate nazionali all’Autorità fiscale Usa, la Internal Revenue Service (Irs).

Operativo per l’Italia a partire dal 1° luglio 2014, il FATCA è volto a contrastare l’evasione fiscale di cittadini e residenti statunitensi attraverso conti presso istituzioni finanziarie italiane e quella di residenti italiani mediante conti presso istituzioni finanziarie statunitensi, tramite lo scambio automatico di informazioni finanziarie. Il FATCA prevede una ritenuta alla fonte del 30% per ogni pagamento corrisposto dai residenti in Usa a un intermediario finanziario estero inadempiente, che non abbia rispettato l’obbligo di trasmissione all’Irs.

Per mantenere il FATCA gli Usa hanno scelto di non aderire al Common Reporting Standard, lo standard globale per lo scambio automatico di informazioni tra Paesi adottato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse). A differenza del Crs, il Fatca non prevede la reciprocità dello scambio delle informazioni fra le amministrazioni finanziarie, a meno che non si sottoscriva un accordo sul modello IGA 1, come spiegato nel paragrafo successivo.

Normativa FATCA nel mondo

Alla normativa FATCA aderiscono quasi tutti i Paesi avanzati ad economia di mercato: più di 100 Stati, inclusi i paradisi tradizionali come le Bermuda e le Isole Cayman, vi si sono adeguati. Oltre 40 stati hanno approvato accordi bilaterali con gli Usa basati su questo schema, creando un sistema di scambio diretto e automatico fra autorità fiscali.

Il governo inglese ha per primo firmato l’IGA (Intergovernmental Agreement) con gli Stati Uniti il 14 settembre 2012. Anche Danimarca, Messico, Spagna, Lussemburgo, Germania, Lussemburgo, Francia e Irlanda, tra gli altri, hanno sottoscritto l’IGA secondo lo stesso modello adottato dal governo inglese. Il 10 gennaio 2014 anche l’Italia ha sottoscritto l’IGA con gli Stati Uniti.

L’accordo firmato dall’Italia si ispira a uno dei due modelli di IGA predisposti dagli Stati Uniti, quello che si caratterizza per la reciprocità dello scambio dei flussi di informazioni. Questo accordo ha ispirato l’Ocse per il Common Reporting Standard. L’altro modello, IGA2, non prevede l’intermediazione delle autorità fiscali del Paese di residenza degli istituti finanziari esteri (salvo che per informazioni di gruppo scambiate su richiesta, quindi non su base automatica), ma lo scambio interviene direttamente tra IRS e istituti finanziari esteri. In questo caso, l’IGA fa da base giuridica per liberare le istituzioni finanziarie estere da eventuali vincoli allo scambio di informazioni posti dalla normativa interna.

Mentre il modello IGA1 si fonda sullo scambio d’informazioni reciproco, il modello IGA2 prevede un flusso univoco verso gli Stati Uniti. Il modello IGA2 è stato adottato da un numero limitato di Stati: tra questi, spiccano Svizzera, Bermuda, Hong Kong, San Marino, Taiwan, Austria e Giappone.