Finché esisterà l’Eurozona i paesi che ne fanno parte non saranno in grado di prosperare. Ne è convinto Jurgen Stark, fino al 2011 membro del direttorio della Banca Centrale Europea. Stark, che si è dimesso in disaccordo con le politiche di acquisto di bond sovrani e di condivisione dei rischi varate dalla Bce, è stato il chief economist dell’istituto di Francoforte.
Secondo lui, uno dei principali falchi del direttorio, l’unica speranza di successo e di crescita economica per l’Europa è che l’Eurozona si spacchi in due per creare un’euro a due velocità, con Francia, Olanda, Belgio, Germania, Lussemburgo, Austria e Finlandia da una parte e i paesi meno virtuosi dall’altra.
Stark, che è stato membro del board della Bce durante la crisi finanziaria, ritiene che sia giunto il momento di “pensare l’impensabile” e mettersi all’opera per ‘resettare’ l’Eurozona e avviare un processo di decentralizzazione dei poteri, attualmente concentrati a Bruxelles.
Eurozona: da sempre “più divergenze che convergenze”
L’ex vice-presidente della Bundesbank tedesca ha dichiarato al Telegraph che un’Eurozona a due velocità contribuirebbe a garantire la sopravvivenza dei membri più deboli del blocco. Non ha senso intestardirsi a tenere uniti paesi con strutture e performance economiche diverse: non c’è più convergenza e a dire il vero non c’è mai stata.
Se vogliono ripartire da zero, le autorità politiche devono essere creative. Farlo, significa inventarsi un nuovo sistema e “distruggere qualcosa”. Significherebbe ammettere umilmente il fallimento del progetto Eurozona, per il bene di paesi come l’Italia, che ha visto l’economia bloccata in una fase di stagnazione da quando è scoppiata la crisi del debito sovrano. Grecia, Spagna, Portogallo e Italia funzionerebbero senza dubbio meglio al di fuori dell’Eurozona, secondo Stark.
“Da metà Anni 70 fino alla fine degli Anni 90, l’Italia era abituata a svalutare la lira. Forse è quello di cui ha bisogno per tornare a essere competitiva”. All’interno dell’Eurozona questo non è possibile.
Sin dalla sua nascita, il progetto dell’Eurozona ha portato più divergenze che convergenze. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, in Italia la ripresa economica non si manifesterà prima del 2025.