Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) – Parecchi analisti si aspettano, prima o
poi, una discontinuità nell’eurozona perché
non è possibile che i paesi che ne formano
circa il 75 per cento del pil – Francia,
Germania e Italia – possano continuare
con un modello economico fallimentare.
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L’unico modo per sbloccarlo è quello di
ridurre tasse e pesi dello statalismo esagerato,
cause prime del problema. Infatti si
ritiene certa una detassazione generale in
Europa entro il prossimo decennio. Lo
scossone, probabilmente, inizierà in Germania.
Lì è più vistoso il collasso del modello
statalista, più di cinque milioni di disoccupati.
E vi saranno le elezioni a metà
settembre che la Cdu-Csu è proiettata a
vincere con un programma di forte detassazione.
Non necessariamente Angela
Merkel riuscirà a realizzarlo in tempi brevi,
ma comunque farà qualcosa che avvierà
il terremoto. Anche perché, diversamente
dall’Italia, il suo debito storico, pur
in aumento, non è eccessivo. Quindi potrà
ricorrere a deficit stimolativi di dimensioni
tali da sostenere abbattimenti fiscali
molto sostanziosi. Se lo farà o solo annuncerà,
la Francia dovrà seguire per non lasciare
a Berlino un vantaggio competitivo
così forte.
Ma nessun governo vorrà rischiare
una rivoluzione tagliando troppa
spesa pubblica per bilanciare le minori
tasse. Quindi si prevede un picco di deficit
oltre il 3 per cento per parecchi anni in
Francia e Germania, cosa che porterà l’indebitamento
europeo alle stelle. L’euro
andrà in bilico tra movimenti di capitale
che lo alzano – per esempio Stati che lo
mettono nelle riserve di valuta e investitori
che scontano una maggiore crescita europea
grazie alla detassazione stimolativa
– e un mercato che ne rileva la minore af-fidabilità
prospettica e lo vende.
Nella
combinazione si alzerà il dollaro. Ciò aumenterà
l’inflazione importata (energia)
amplificando quella indotta dalla riforma
fiscale in deficit. In tale scenario di macro-squilibrio
finanziario la Commissione europea,
custode dei parametri di stabilità,
sarà irrilevante, ma la Bce no. Se seguirà
il suo statuto e i criteri finora esibiti alzerà
troppo i tassi, così uccidendo la stimolazione
e rischiando la rivolta contro l’euro da
parte degli Stati forti. Ma se non lo farà
violerà il mandato scritto da chi – cultura
Bundesbank – escludeva il caso di stimolazioni
in deficit. In ogni caso perderà credibilità:
comma 22.
Per evitarlo bisognerà,
semplicemente, riscrivere la missione della
Bce togliendo il vincolo dell’inflazione
rigidamente programmata e rendendola
capace di aiutare le politiche espansive.
Come la Federal Reserve. Se Trichet non
sa come fare assuma Greenspan che andrà
in pensione nel 2006.
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