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Europa, quote latte e Lega. Ovvero, trucchi all’italiana per non pagare

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ROMA – Il 31 marzo 2015, a Dio piacendo, finirà il tormento semestrale paragonabile per intensità di maldipancia solo al rifinanziamento delle missioni internazionali. Quella domenica, finalmente, l’Europa dirà addio alle quote latte: fine di un’epoca. Tuttavia molti, troppi semestri ci separano dalla fatidica data.

Quello che si può affermare, da cittadini disarmati, è che la legge in vigore, la n.33 del 2009, firmata dal leghista Zaia aveva riconosciuto, a denti stretti, un principio facile facile (per l’opposizione): la rateizzazione delle multe pregresse (molto agevolata) a condizione che si rinunciasse ai contenziosi. L’operazione trasparenza ha avuto, tuttavia, una vita difficile. Per ben due volte, i soliti 2 semestri del 2010 il Ministro agricolo di turno (Galan) ha dovuto subire la potenza di fuoco della Lega.

Lo slittamento è ora in scadenza avendo il famigerato “milleproroghe” congelato sino alla fine di giugno 2011 la restituzione all’erario di due tipologie di multe:

– 6.083.295 euro, relativi al versamento della 7° rata delle 14 previste dalla prima operazione di rateizzazione, ideata dall’allora ministro all’agricoltura, Gianni Alemanno (legge 119/2003);

– più, altri 1.232.404 euro, relativi al versamento della prima rata della seconda operazione di sanatoria, innescata dall’ex ministro alle politiche agricole, Luca Zaia (legge 33/2009).

In tutto, fanno 7.315.699 euro.

E’ arrivato finalmente il momento di pagare? Difficile dirlo.

Per aggirare l’iscrizione al ruolo in materia di prelievo supplementare (multe) il legislatore ha inventato la “paralisi” con un rapido cambio della guardia. Si allungano i tempi in attesa di legislazioni più favorevoli.
La norma vigente prevede la riscossione “mediante ruolo” cioè in modo esecutivo, a titolo esecutivo, rapido, immediatamente esigibile. Il soggetto che riscuote (Equitalia) dopo la cartella esattoriale ed il richiamo arriva al dunque (pignoramenti, fermi amministrativi, ipoteche).

Con intuito formidabile il nuovo testo “ai sensi del regio decreto 14 aprile 1910, n.639”, (richiamo generico) prevede una procedura ordinaria, molto più lenta e molto meno “esigibile”, qui il soggetto che riscuote non è più la vampiresca Equitalia ma Agea, Agenzia pubblica controllata dal Ministero delle politiche agricole (attualmente commissariata) naturalmente vocata ad elargire sussidi agricoli ma del tutto inadatta a riscuotere multe non pagate, Unfit to lead direbbero all’Economist.

Il passaggio da Equitalia ad Agea è indolore: vero e proprio svuotamento del potere di riscossione che si traduce in una banale ingiunzione di pagamento. Pagherà pantalone. Forse.

Sul fronte comunitario due sole osservazioni. La prima: con un tempismo quasi sospetto (ci piace) la Commissione, che elegantemente non si fida, ha inviato al governo italiano una lettera firmata da Josè Manuel Rodriguez (DG agricoltura e sviluppo rurale) in cui chiede un riepilogo dettagliato dell’importo complessivo dei prelievi (leggi multe) effettivamente riscossi e, cosa ben più dolorosa chiarimenti in merito ai contenziosi amministrativi pendenti presso il Tar del Lazio, riepilogo delle misure adottate per difendere gli interessi dell’amministrazione italiana, stime sui tempi di emissione delle sentenza, la posizione dell’avvocatura di Stato italiana in merito alla linea da adottare per accelerare i procedimenti dinanzi al Tar del Lazio (organo giurisdizionale preposto a giudicare i ricorsi sui contenziosi quote latte). Evidentemente non tutto torna.

Poi dall’UE una buona notizia, il pacchetto latte, misure anticrisi di medio-lungo periodo che dovrebbero contribuire a stabilizzare il mercato e i redditi dei produttori in vista 2015, anno di grazia in cui si avrà il superamento del regime delle quote.