Società

Europa: “Italia, avete troppo debito”. La Germania fa la voce grossa

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Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e’ arrivato con due ore di anticipo alla riunione della task force Ue a Bruxelles, al palazzo Justus Lipsius della Commissione, secondo quanto risulta in via esclusiva a Wall Street Italia. Il problema in discussione al vertice europeo e’ da 1.8 trilioni di euro: se in sede Ue verranno approvate le sanzioni ai paesi con debito eccessivo, per l’Italia saranno guai seri, con il nostro debito monstre da 1,8 trilioni di euro, cioe’ oltre il 116% del pil.

Tremonti nelle scorse settimane aveva cercato di far passare la tesi secondo cui nel calcolo del debito si sarebbe tenuto conto anche del debito privato, oltre che di quello dello stato espresso in Cct e Bpt, debito che e’ il terzo piu’ alto del mondo e il piu’ alto d’Europa. Ma i tedeschi, che ormai sono gli unici “cani da guardia” di quel che rimane della traballante costruzione europea, non ci stanno.

Il debito che preoccupa i nostri parner europei e’ solo quello sovrano rappresentato dai Titoli di Stato di ciascun paese, sostengono gli uomini di Angela Merkel, la Germania non ci sta a far passare la tesi italiana che il debito in mano ai privati possa bilanciare il “buco” statale. Con cio’ gli investitori internazionali e i manager di hedge funds sono molto attenti a monitorare in queste ore i CDS italiani (credit default swaps). Maggiori informazioni sui prezzi di questi derivati sono disponibili per gli abbonati INSIDER.

Mercoledì prossimo la Commissione europea proporrà una normativa che mira a rafforzare le regole di bilancio dei paesi membri, comprese una serie di sanzioni per coloro che non le rispettano. Lo ha detto il commissario europeo agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, specificando che le sanzioni devono essere “semi-automatiche” e devono essere imposte abbastanza presto per evitare eccessivi debiti e disavanzi.

A luglio il debito pubblico dell’Italia ha toccato un nuovo massimo storico. Secondo il supplemento di finanza pubblica al bollettino statistico della Banca d’Italia, al 31/7/2010 il debito pubblico è salito a quota 1.838,296 miliardi di euro, mentre a giugno si era attestato a 1.822,050 miliardi.

L’alto debito dell’Italia, al 115,8% del Pil nel 2009 e con una stima al 124,7% al 2015, limiti gli spazi di manovra sul bilancio e rende il nostro paese, fra le nazioni europee ed occidentali avanzate, uno di quelli con minore ‘spazio di manovra fiscale’. Secondo le griglie della Ue il debito pubblico di ciascun paese membro dovrebbe essere attestato al 60% del pil, mentre l’Italia ha sfondato ormai tetti impensabili con cifre quasi doppie.

Rispetto al marzo 2009, il debito italiano e’ aumentato di varie decine miliardi in termini assoluti, cioe’ almeno 3 volte la “manovra” da 25 miliardi approvata con grandi polemiche pochi mesi fa dalllo stesso ministro dell’Economia Giulio Tremonti per far quadrare il bilancio dello Stato, manovra di cui oggi nessuno ricorda nulla. Mentre Bossi parla di SPQR e corsa delle bighe a Roma invece del Gran Premio; e mentre gli altri due leader della maggioranza di governo sono in lotta feroce tra loro, il debito cresce a dismisura.

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Italia, rischio manovra da 130 miliardi

di Matteo Cavallito

La Ue studia un piano per rimettere in ordine i conti dei paesi con i più alti debiti pubblici. Sanzioni durissime per chi viola i parametri. Per il nostro Paese è prevista una riduzione dell’8% in 3 anni.

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Ristrutturazione dei conti e severe sanzioni pronte ad abbattersi implacabilmente sui trasgressori. I dettagli delle proposte sul nuovo Patto di Stabilità europeo saranno resi noti soltanto mercoledì ma per le nazioni più indebitate del Continente, Italia in primis, l’allarme è già scattato, ed è un allarme che sembra presagire lacrime e sangue e in Finanziaria.

In attesa di presentare in via ufficiale il proprio progetto il commissario Ue Barroso e il numero uno agli affari monetari dell’Unione Holli Rehn avrebbero già incassato un sostegno importantissimo: quello della Germania. A rivelarlo il Financial Times, citando una lettera inviata dal ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble ai 26 colleghi europei. Una missiva, quella di Berlino, che conterrebbe proposte serissime pensate con un solo obiettivo: sistemare i conti dell’Unione prima che sia troppo tardi.

Al centro della questione, ovviamente, c’è la drastica dieta dimagrante da imporre al disavanzo pubblico. I Paesi caratterizzati da un rapporto debito/Pil superiore al 60% dovranno infatti tagliare l’eccesso del proprio debito di almeno un ventesimo all’anno se vorranno evitare di incorrere nelle sanzioni di Bruxelles. Per una Paese come la Francia, che secondo le previsioni dovrebbe chiudere il 2010 con debito pari all’83% del prodotto nazionale si tratterebbe di tagliare 4 punti percentuali all’anno per i prossimi tre anni. Per l’Italia, che con il suo 116% detiene il peggior quoziente d’Europa, sarebbe necessario tagliarne ben otto. Per un totale di circa 130 miliardi. Proprio Italia e Francia, manco a dirlo, rappresentano oggi i leader indiscussi della linea “morbida” di chi si oppone al piano tedesco e, in particolare, al principio delle sanzioni automatiche pronte a scattare senza appello di fronte al mancato raggiungimento degli obiettivi.

Il progetto tedesco, sostenuto anche da Olanda e Gran Bretagna, sembra rimarcare in modo inequivocabile ciò che per molti analisti è già una verità consolidata: in Europa non c’è più tempo da perdere. La crisi greca, i guai di Spagna, Irlanda e Portogallo, e il generale deterioramento dei conti pubblici prodotto dagli interventi di soccorso al sistema finanziario rischiano di scavare una voragine incolmabile nei bilanci degli Stati membri. Alla fine del 2009, il Fondo Monetario Internazionale aveva lanciato l’allarme sull’evoluzione del rapporto debito/Pil nelle economie più avanzate. Secondo le previsioni del Fmi, il valore del quoziente tedesco dovrebbe passare dal 78,7 all’89,3% entro il 2013, quello inglese dal 68,7 al 98,3, quello francese dall’83 al 96,3. Lo stato dei conti italiani, infine, sarebbe pronto ad andare fuori controllo facendo segnare ancora una volta un poco invidiabile primato: 128,5%. In assenza di drastiche manovre, insomma, la situazione sarebbe destinata ad esplodere.

Le sanzioni

In questo quadro, sembrano molto rigide anche le ‘punizioni’ per chi trasgredirà i limiti. Multe milionarie per chi non riuscirà a ridurre sufficientemente il proprio debito, tagli ai fondi per lo sviluppo e ai sussidi agricoli, sospensione del diritto di voto nel Consiglio dei ministri dell’Unione per quegli Stati membri incapaci di adeguarsi alle direttive. Le ipotesi lanciate da Schäuble identificano una linea strategica ancor più radicale del previsto. Già da qualche giorno, infatti, si era parlato apertamente di requisiti contabili più stringenti rispetto al passato ma le proposte tedesche sulle sanzioni rischiano ora di cogliere di sorpresa anche coloro che ultimamente si erano preparati al peggio.

In attesa di sapere se la linea tedesca saprà prevalere, il contenuto generale del piano Barroso-Rehn ha già inflitto una chiara sconfitta alle velleità espresse nel recente passato dal governo italiano. In estate, Giulio Tremonti aveva espresso soddisfazione per la decisione dell’Ue di includere il debito netto dei privati nel suo indice di sostenibilità sovrana. Una scelta che penalizzava nazioni come la Gran Bretagna caratterizzate da più elevati livelli di indebitamento presso famiglie, banche e imprese. Il nuovo Patto di Stabilità, al contrario, rilancia prepotentemente il peso del rapporto tra debito pubblico e prodotto nazionale. Un vero e proprio tallone d’Achille per l’Italia che, nella classifica mondiale per valore del quoziente, è superata da appena cinque Paesi.

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