Società

Europa in crisi: si puo’ sapere perche’ continuano a mentire?

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New York – L’eurozona sta mostrando enormi carenze strutturali e sistemiche, ignote al 99% della popolazione. L’euro e’ l’unico vero collante di un’idea/progetto in cui adesso e’ obbligatorio credere ma solo perche’ non ci sono alternative ad una serie di default rovinosi di singoli stati. Dal primo salvataggio nell’area dei PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) quello avvenuto per evitare il crack di Atene, e’ passato quasi un anno. Poi sono seguiti i bailout di Irlanda e Portogallo. E’ la Spagna, il prossimo?

Questo intervento coordinato ma insano di banche centrali e governi, che agiscono come croupier di una bisca dove il gioco e’ truccato, ha immesso finora centinaia di miliardi di euro sul piatto del mercato finanziario globale. Obiettivo: evitare il tracollo tragico di paesi irresponsabili fiscalmente, sapendo comunque che alle popolazioni, massimamente ignare di quel che accade, le misure di austerita’ chieste da un’elite di burocrati non-eletti, in contropartita per il “raddrizzamento” dei conti, porteranno ancor piu’ miseria e recessione nella vita di tutti i giorni.

Ma chiunque, come ben sanno i lettori di WSI, si occupa per lavoro o per ricchezza propria o per voglia di capire i mercati finanziari prima di investire, chiunque conosce le leggi della macroeconomia sa perfettamente che dissanguarsi stampando carta moneta ed ingigantendo all’infinito i debiti sovrani, con la copertura di una martellante propaganda di bugie mediatiche sulle tv e i giornali posseduti dai poteri forti, e’ una mascheratura patetica dell’insolvenza virtuale ed in futuro fattuale a cui l’Europa sta tragicamente andando incontro. La verita’ e’ che ogni smentita “preventiva” di euro-burocrati e politici (“non chiederemo il bailout per il paese xy”, “non abbiamo bisogno di salvare il paese yz”, “il paese non e’ a rischio sistemico”) e’ stata poi regolarmente e metodicamente negata dai fatti.

Il grafico in pagina mostra quanto sono aumentati i rendimenti sui bond a 10 anni degli stati sovrani dei paesi PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia Grecia e Spagna). PIIGS e’ una sigla che a Roma si tende a non accettare “mentalmente” per ignoranza, per malafede o tutt’e due insieme. L’Italia nel chart e’ rappresentata dalla curva color “rosa” (forse in omaggio alla considerazione gossippara con cui viene trattato il nostro paese nelle altre capitali Ue); la curva e’ quella dei rendimenti del BtP a 10 anni emesso dal Ministero del Tesoro. Al momento e’ in posizione piu’ bassa e quindi meno “a rischio” nella griglia dei rendimenti delle altre nazioni Club Med. Ma mentre il bond greco ha stabilito il nuovo massimo con tassi al 13,41% (i titoli a breve hanno toccato il 18%) il che sul fronte CDS indica un 60% di probabilita’ di default per la Grecia, il bond italiano a 10 anni quota un tasso di interesse del 4,709%, piu’ ragionevole ma comunque al top di periodo.

Certo sono rendimenti molto alti per quegli investitori (e speculatori internazionali) che corrono il rischio di veder calare ulteriormente i prezzi di questi bond nonche’ il rischio – quintuplo – di una ristrutturazione dei debiti che sara’ per forza compreso tra il 30 e il 50%. Quale titolo infatti rende oggi il 13% a meno che non sia un bond del Vietnam? Robe da junk, titoli spazzatura appunto: altissimo rendimento, altissimo rischio. Solo che siamo nel cuore dell’Occidente capitalistico.

Ma l’eventualita’ di improvvisi eventi negativi che spazzino via in un weekend ogni calcolo utilitaristico di breve periodo, esiste eccome. Anche perche’ quel che oggi manca, platealmente, alle classi politiche che ci governano e alla burocrazia di non-eletti che guida le banche centrali (cardine del sistema) e’ il semplice buon senso economico, un sano e pragmatico approccio secondo cui salta oppure muore chi e’ incapace di stare in vita. Non e’ normale, anzi e’ patologico, continuare a forzare una situazione sfuggita di mano. Non e’ giusto che le lobby dei poteri forti globali (PFG) perseguano il loro elitario progetto di dominio in un’Europa in cui la stragrande maggioranza delle popolazioni NON crede. E’ accanimento terapeutico. Capiamo avesse funzionato, ma invece l’Eurozona e’ un disastro. (l.c.)

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Molto probabilmente chi aveva tirato un sospiro di sollievo la scorsa settimana, scommettendo sullo smorzarsi delle preoccupazioni sui PIIGS, lo ha fatto in modo alquanto prematuro. E’ torna alta infatti nella giornata di oggi la tensione sui mercati dei titoli di stato europei, con i rendimenti sui bond portoghesi e greci a nuovi livelli record.

Secondo quanto riporta Bloomberg, i rendimenti dei titoli portoghesi a cinque anni sono balzati al 10,46%, mentre i rendimenti dei bond greci a dieci anni sono saliti sopra la soglia del 13% per la prima volta da almeno il 1998, esattamente al massimo del 13,41%.

I rendimenti dei bond greci a due anni sono balzati poi di 92 punti, portando il rialzo totale di questa settimana a 157 punti base; tensione anche nel resto dei paesi periferici, con i rendimenti dei titoli decennali spagnoli cresciuti di 9 punti base, e quelli irlandesi di 13 punti base.

Come se non bastasse, i credit default swap sulla Grecia hanno indicato una probabilità del 60% di un default del paese entro i prossimi cinque anni e hanno toccato il record di sempre a 1.105 punti base, secondo i dati raccolti da Markit. In più Mortz Kraemer, responsabile del team di valutazione dei debiti europei presso S&P ha affermato che i detentori di bond potrebbero assistere a una svalutazione compresa tra il 50% e il 70% sul valore dei propri bond, se la nazione decidesse di ristrutturare i propri debiti.

E il punto è che proprio nella giornata di oggi pesano come un macigno le parole proferite da Lorenzo Bini Smaghi, membro del comitato esecutivo della Bce, che ha affermato che qualsiasi ristrutturazione del debito pubblico di Atene “comporterebbe il fallimento di gran parte del sistema bancario greco”.

Pesano in quanto analisti come Greg Venizelos, strategist del credito presso BNP Paribas, a Londra, dichiara a una intervista a Bloomberg, che “la Grecia potrebbe non avere altra alternativa alla ristrutturazione del debito, al fine di tornare su un percorso di debito sostenibile”; e questa necessità del paese, precisa l’analista, “è probabilmente il segreto peggiore che ci è stato nascosto”.

Il mercato dei titoli di stato torna così a tremare. Oggi, i rendimenti extra che gli investitori richiedono per detenere un bond portoghese a 10 anni invece che un bund tedesco è balzato a 549 punti base, al record dai tempi dell’introduzione dell’euro, mentre lo spread Grecia-Germania è aumentato di 32 punti base.