Europa e Giappone frenano l’economia mondiale. Mentre la locomotiva restano ancora una volta gli Usa e, sempre di più, alcuni paesi emergenti capitanati dalla Cina.
Questo, sullo sfondo di una congiuntura internazionale complessivamente favorevole ma su cui aleggiano alcuni rischi come il caro-petrolio, lo scenario prospettato dal Fondo Monetario Internazionale per le maggiori economie mondiali fra il 2005 e il 2006.
I tecnici del Fmi, nel World Economic Outlook pubblicato come di consueto in occasione delle riunioni di primavera a Washington, ritoccano al rialzo di 0,1 punti percentuali la crescita della locomotiva Usa: nel 2005 e 2006 il Pil aumenterà del 3,6%.
E mentre la banca centrale cinese deve raffreddare l’economia, che nel 2005 e 2006 correrà a un ritmo dell’8,5% e dell’8%, il Fmi non risparmia una sforbiciata alle precedenti stime per la zona euro nel suo complesso e per il Giappone, le cui performance economiche vengono definite entrambe “deludenti”.
MONDO: Il Pil mondiale progredirà quest’anno del 4,3% e il prossimo del 4,4%, ma l’espansione dell’economiasi fa sempre meno equilibrata. Da un lato infatti spiccano Stati Uniti e Cina, con una crescita forte e superiore alle aspettative, dall’altro a frenare la corsa internazionale sono invece soprattutto il Giappone (la cui crescita è in stallo dall’inizio del 2004) ed Eurolandia i cui risultati appaiono “deludenti”.
Il Fmi si attende comunque una ripresa graduale nel corso dell’anno sia per l’Europa che per il Giappone, e quest’ultimo, dopo il rallentamento iniziato a fine 2004 e che dovrebbe limitare la crescita 2005 a un risicato 0,8%, si riprenderà nel 2006 crescendo dell’1,9%.
EUROLANDIA: Nel mirino dei tecnici di Washington, in particolare, ci sono i tre grandi di Eurolandia: Germania, Francia e Italia. Per la Germania, prima economia della zona euro, il Fmi ha tagliato la stima di crescita 2005 addirittura di un intero punto percentuale rispetto a settembre, portandola allo 0,8%, con un’accelerazione nel 2006 all’1,9%.
Quadro pessimistico anche per il deficit tedesco, ormai da anni sopra la soglia europea del 3%, e che secondo Washington toccherà il 3,5% quest’anno per ridursi marginalmente al 3,4% il prossimo.
Anche per l’Italia le previsioni di crescita di quest’anno sono state ulteriormente ribassate, passando dall’1,9% delle stime ufficiali di settembre scorso (e dall’1,7% della pubblicazione del rapporto ex articolo 4 di febbraio) ad appena l’1,2%. Nel 2006, invece, secondo il Fondo la nostra economia progredirà del 2%. Notizie decisamente poco favorevoli anche per il deficit italiano, che in assenza di correzioni quest’anno dovrebbe attestarsi al 3,5% e il prossimo addirittura al 4,3%.
Le cose vanno meglio in Francia, dove la crescita secondo Washington sarà del 2% quest’anno (0,3 punti in meno rispettoalle stime precedenti) e del 2,2% il prossimo. Anche sotto il profilo dei conti pubblici conti pubblici la Francia dovrebbe fare meglio di Italia e Germania, con un deficit previsto al 3,1% sia per il 2005 che il 2006.
Una congiuntura, quella europea nel suo complesso, esposta a una serie di rischi che potrebbero peggiorare ulteriormente il quadro, come un possibile ulteriore rialzo dei prezzi petroliferi, un nuovo calo della fiducia di consumatori e imprese e un apprezzamento dell’euro contro il dollaro, da non escludere dato il forte deficit corrente Usa. Per questo motivo, il Fondo consiglia alla Banca centrale europea di mantenere i tassi d’interesse stabili “fino a quando non si sarà chiaramente stabilita una ripresa autosufficiente”.
USA: E’ un quadro totalmente diverso, invece, quello tratteggiato per gli Stati Uniti: il rallentamento dell’economia a metà dello scorso anno è stato “relativamente leggero” e, a differenza dell’Europa, i consumi “si sono poi risollevati velocemente”, così come gli investimenti delle imprese “sono cresciuti con solidità”.
Pesano il deficit corrente a livelli record che continua a correre, e il deficit fiscale inferiore solo al Giappone fra le maggiori economie industriali (previsto al 4,4% e al 4,2% del Pil rispettivamente nel 2005 e nel 2006), tanto che secondo il Fmi un “credibile programma di consolidamento fiscale nel medio termine è essenziale”.
Tuttavia le prospettive di crescita per il 2005 “sono incoraggianti” secondo i tecnici del Fmi, che hanno rialzato di 0,1 punti percentuali le stime rese note lo scorso settembre.
RISCHIO PETROLIO: l’andamento dei prezzi petroliferi resta un “motivo di preoccupazione” e le quotazioni “resteranno probabilmente volatili con il rischio di ulteriori rialzi”. Un fattore di notevole incertezza in grado di pesare sulle principali economie, date le sue ripercussioni sui consumi e sull’inflazione. Tanto che, secondo il Fmi, non si può escludere una possibile revisione delle stime economiche nel caso in cui il greggio continui a correre.