Editoriali

Europa dentro o fuori. E’ cominciata una nuova guerra

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EUROPA DENTRO O FUORI.Segnatevi questi numeri: 3700 e 30mila. Più avanti capirete perché siano importanti e  perché, psicologicamente, potrebbero indurre la Germania ad avere un atteggiamento ancora ostruzionistico nei confronti dei Paesi più in difficoltà come l’Italia.

In questi giorni scanditi dalla Pandemia crescono più gli interrogativi che le risposte, più le aree buie che le spiegazioni. Allora partiamo da qualche numero omogeneo e cerchiamo di comprendere cosa stia accadendo. Le cifre le prendiamo dalla piattaforma della Johns Hopkins University, la dashboard che ci permette di fornire un minimo di omogeneità ai numeri che ci vengono propinati. 

Al primo posto di questa classifica ci sono gli Stati Uniti, che, con una popolazione di 327 milioni hanno, fino ad oggi, contato 104mila contagiati e 1711 morti. Tolta la Cina, che, per ora sembra essere riuscita ad arginare i contagi, i numeri peggiori arrivano proprio dall’Europa.

L’Italia, con 60 milioni di abitanti ha totalizzato 86.500 contagiati e 9134 morti. La Spagna, 47 milioni di popolazione, ha 72mila infetti e 5700 morti. La Francia, 61 milioni di abitanti, 34mila infetti e 2000 decessi. Il Regno Unito, 67 milioni di persone, 15mila contagiati con 761 deceduti. E poi la Germania. 83 milioni di abitanti, 54mila contagiati, 399 decessi. A leggere questi numeri cos’è che salta immediatamente all’occhio?

La Germania ha un rapporto tra decessi e contagiati che è in assoluto il più basso rispetto a qualunque altro. L’Italia ha superato il 10%, la Spagna ci sta avvicinando a passo spedito. Gli Stati Uniti sono all’1,7% ma anche loro in forte crescita, stesso discorso per Francia e Inghilterra.

Ricordate i primi ricoveri nel nostro Paese?

Tre allo Spallanzani di Roma, una coppia di cinesi ed un italiano. Come stanno? Come sta il paziente 1 di Codogno? Stanno tutti bene. Tutti guariti. Sono guariti nonostante non sia stata trovata una terapia adeguata, nonostante non ci sia ancora un vaccino. Sono guariti perché hanno avuto le cure e l’assistenza adeguate. Non è stato un caso. Allo Spallanzani di Roma c’erano tanti medici ed infermieri preparati che si sono potuti dedicare ai loro ammalati con le giuste attenzioni, con le adeguate protezioni. Quando l’epidemia ha cominciato a far sentire ancor più forte i suoi effetti, la saturazione dei posti letto in ospedale ha fatto esplodere i livelli di mortalità e di fatalità. La media, all’inizio era identica a quella degli altri Paesi, fino a che la crisi da sanitaria non è diventa crisi della sanità.

E qui tornano in gioco i due numeri iniziali. Ma partiamo dal primo, da 3700.

In Italia negli ultimi anni, sono stati tagliati 25mila posti letto ospedalieri. Secondo i dati Ocse, prima che scoppiasse la Pandemia, i tagli avevano portato i letti in terapia intensiva a circa 3700 in tutto il Paese. Oggi per fortuna se ne stanno recuperando altri, ma con ritardi e difficoltà non semplici da gestire. Con l’ondata arrivata negli ospedali il sistema è saltato, saturato da una quantità di persone impossibile da curare. A nulla sono valse le buone predisposizioni di medici ed infermieri, lasciati colpevolmente senza protezioni, mascherine o quant’altro fino ad oggi. Questa carenza esiste ancora nonostante che, dallo scoppio dell’epidemia, siano passati 40 giorni. In realtà molti ospedali non attrezzati per la virologia sono diventati essi stessi centri di contagio. Inaccettabile.

La Spagna sta seguendo la stessa sorte dell’Italia ed ha una situazione peggiore dal punto di vista dei numeri della sanità (ICU) rispetto all’Italia. E’ per questo che la curva di infetti e morti è cresciuta tanto anche nella penisola iberica?

La Francia? Ha circa 5.000 (ICU) posti letto nelle strutture sanitarie pubbliche. Il capo della Federazione per l’ospedalizzazione privata del Paese ha annunciato mercoledì che le cliniche private avrebbero aperto almeno 4.000 posti letto in terapia intensiva per rafforzare la risposta del sistema sanitario nazionale. La Francia ha capito l’antifona e non è un caso che si stia schierando con l’Italia, rompendo l’asse con la Germania, per favorire aiuti finanziari ed emissioni di Bond europei.

E la Germania? Qui torna in gioco il secondo numero, 30mila. Già, perché mentre in Italia e nel sud Europa c’erano tagli su tagli anche al settore sanitario, in Germania, attenti e previdenti, a differenza di noi, gli investimenti sulla sanità sono stati consistenti tanto che alla vigilia di questa Pandemia i posti letto in terapia intensiva, dati Ocse, erano quasi 30mila – un numero che giustifica perché il tasso di letalità in Germania sia così basso rispetto agli altri.

Questa situazione mette la Germania in condizioni di privilegio assoluto rispetto a qualunque altro Paese europeo.

Questa Pandemia che ha bloccato l’Italia e che sta bloccando la Spagna, non può essere considerata un elemento di valutazione da contesto economico. Non può e non deve essere trasformata in una guerra commerciale.

Tuttavia è quello che rischia (senza volerlo?) di diventare. Ogni settimana che passa in più il nostro Paese, ma anche la Spagna ad esempio e probabilmente anche Francia ed Inghilterra tra poco, potrebbero essere in grosse difficoltà. L’Italia ha la miglior manifattura mondiale, abbiamo prodotti straordinari che rischiano di non trovare più mercato o addirittura di esser prodotti.

Questa Europa non può e non deve ritardare gli aiuti economici.

Sono previste altre due settimane di discussione? Quanti danni genereranno al “Sistema Italia”? Speriamo che qualcuno non pensi di poterne approfittare.

E tra un paio di settimane quanto saremo deboli?  Avremo bisogno di aiuti che non possono essere quelli forniti alla Grecia con la Troika. Qui non ci sono banche che falliscono, né aziende incapaci, qui c’è un sistema economico tra i più solidi al mondo, se non fosse per tante scelte politiche scellerate. Qui c’è una causa esterna a bloccare le attività. E’ come se uno o più stati europei fossero stati attaccati. Gli altri avrebbero il dovere di aiutarli. Il dovere della cooperazione e non della Troika.

Ed a proposito di Troika. Chi l’ha guidata fino a poco tempo fa? Non c’era quella signora che a capo del Fondo Monetario Internazionale ha gestito tutto il processo greco e che ora guida la Bce? Non c’era la francese di ferro Cristine Lagarde?  In Grecia erano fortemente coinvolte banche tedesche e francesi che sono state tutelate da un salvataggio pagato dal popolo ellenico con sacrifici infiniti.

l’Italia non è la Grecia. La Pandemia è una variabile esterna. Se lo ricordi la Lagarde. Lei che con una dichiarazione, che ai più è risultata inspiegabile, ha scatenato il “domino negativo” sui mercati finanziari ed ha messo sotto pressione il debito pubblico italiano e spagnolo.

Possiamo pensare che la dichiarazione della Lagarde fosse quella di una folle incapace o immaginiamo che fosse in grado di capire, di intendere e di volere e di sapere cosa sarebbe accaduto ai mercati finanziari e quale spallata avrebbero ricevuto Italia e Spagna? Basta con quest’austerità. Questa signora è il caso che si dimetta dal ruolo che non merita di occupare.

Attenzione. Non voglio dire che sia tutta colpa degli altri. Noi ci abbiamo messo del nostro. La confusione italiana è stata troppo grande in questi ultimi due mesi. La comunicazione, le decisioni prese, le modalità d’applicazione. Se l’Europa ci risponde “Picche” c’è tanta della nostra colpa. Noi ai loro occhi sembriamo le cicale, loro le formiche. Noi spendiamo e scialacquiamo, loro lavorano, risparmiano ed investono anche sulla sanità. Insomma, in questi ultimi anni, ci abbiamo messo tanto del nostro e magari hanno proprio ragione. Non sono stati fatti progetti, investimenti, neanche sulla sanità, sui giovani, sulle scuole, sui valori.Il debito pubblico lo abbiamo generato noi. In un’ Europa “sbagliata”, costruita su una valuta senza basi fiscali comuni, abbiamo scelto noi di entrare. Questa crisi l’abbiamo gestita male noi, all’interno del nostro Paese. L’abbiamo gestita con superficialità iniziale e con eccessi successivi. Ed ora c’è chi, forse, si trova nella condizione di approfittarne. Se questo è il pensiero che sfiora, allora quest’Europa non la si può considerare tale. Ma noi, ripetiamocelo, abbiamo fatto di tutto per renderla più forte contro di noi.

Consapevoli del pericolo e del vuoto di potere che viviamo in queste ore Mattarella ha alzato la voce. Ma è arrivata l’ora di decisioni più forti.

Qui non c’è più tempo.

Due settimane non le abbiamo. Ci vorrebbe un miracolo. Una terapia, un vaccino. Un uomo forte come Draghi? Altre soluzioni diverse?

In due settimane siamo certi che le famiglie meno abbienti, senza lavoro e senza stipendio possano andare avanti? E le aziende? E la sanità? E la psiche di molti di noi? Se questa è l’Europa cooperante, se è quella Olandese allora mandiamola a quel paese.

Noi siamo l’Italia. Tiriamo fuori gli attributi.

Stringiamo i denti. Un anno? Due? Tre? Cinque anni?

Ma poi dimostriamo a tutti chi siamo, quali prodotti abbiamo, quale forza umana, imprenditoriale, produttiva, qualitativa.

Noi siamo l’Italia.

Dimostriamo a questi burocrati cosa siamo in grado di fare, con loro o senza. Il Parmigiano, la pizza margherita, le sfilate di moda, i mobili più belli del mondo, le linee avvolgenti delle nostre auto, i monumenti, la cultura, l’industria della rubinetteria, della bullonistica, della ceramica, dell’oreficeria ce le abbiamo noi. Insieme a tanto altro. Pensiamo ai nostri mari, alle montagne, alle cucine, alla gastronomia, alla bellezza, alla capacità di fare le cose con amore.

Noi siamo l’Italia.

Se questa Europa non ci vuole, costruiamone un’altra migliore. E spazziamo via le nubi che altri vogliono imporre su di noi. Anzi, spazziamo via anche loro, ma con la forza del nostro essere unici. Una volta per tutte.