Società

EUROPA DELL’EST, PESSIMO AFFARE O TEMPESTA PERFETTA?

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*Giuseppe Turani e’ editorialista di La Repubblica. Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – L´Europa alla fine si rivelerà come il buco nero della perfetta tempesta che ha investito il mondo? Sembrerebbe proprio di sì, contrariamente a quanto dicono i governanti. Secondo chi ha in mano le redini dei vari governi europei noi saremmo abbastanza al sicuro perché ci troviamo ai margini del terremoto che ha sconvolto la finanza e l´economia del mondo intero. Ma sembra proprio che ci si stia avviando in un´altra direzione.

A sei mesi di distanza (cioè da metà settembre del 2008, fallimento della Lehman) dall´inizio della fase più acuta della crisi, si può cominciare a fare un bilancio, anche se del tutto provvisorio. Se si parte da Est, si vede che la Cina probabilmente riuscirà anche nel 2009 ad avere una crescita dell´8 per cento (al posto dell´abituale 12 per cento). L´obiettivo non è facile da raggiungere, ma i dirigenti cinesi ne hanno fatto un obiettivo assolutamente non rinunciabile e stanno immettendo nel loro sistema stimoli molto forti, riservandosi di andare ancora oltre se necessario. E quindi è possibile che alla fine riescano nel loro intento.

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La determinazione cinese, peraltro, aiuta molto un po´ tutta l´area asiatica e reggere, in qualche modo, l´urto della crisi.
Se dalla Cina ci si sposta in America, si vede che la situazione è ancora molto pesante: ormai le richieste di sussidi settimanali di disoccupazione sono regolarmente oltre le 600 mila unità. E il tasso complessivo di disoccupazione sta andando verso il 9 per cento. Il primo trimestre negli Stati Uniti sarà, a detta di tutti gli osservatori, molto duro. Ma tanto il governo Obama quanto la Federal Reserve stanno immettendo in quell´economia tanto di quel denaro e tanti stimoli che alla fine i risultati verranno.

Nessuno, comunque, potrà evitare all´America di conoscere nel 2009 un arretramento almeno del 2,7 per cento (previsioni di Consensus) e una disoccupazione vicina o sopra il 10 per cento. Ma poi la sorte dovrebbe girare, e i conti dovrebbero tornare positivi in misura significativa (con una crescita vicino al 2 per cento, nel 2010).

L´Europa, da molti descritta come un´isola felice, battuta non dalla tempesta, ma da placide onde e da un rassicurante vento di bonaccia, nel 2009 rischia una mezza catastrofe con un Pil che crolla del 3,6 per cento (previsione di Goldman Sachs) e con la sua principale economia (quella tedesca) che potrebbe precipitare già anche del 5,2 per cento (determinando una specie di strage imprenditoriale nel nostro Nord Est, legatissimo all´economia tedesca). L´Italia, comunque, dovrebbe andare giù del 3,2 per cento (ma c´è chi dice che si arriverà, purtroppo, al 3,6 per cento).

La disoccupazione nell´area euro arriverà al 10 per cento. E questo non è ancora tutto. I pessimi risultati appena visti sono dovuti, sostanzialmente, al crollo delle economie dell´Est Europa. Economie abbondantemente finanziate negli anni scorsi dai paesi europei. Ed è proprio qui che si annida la coda del diavolo. Infatti, se il resto del mondo sembra aver messo la crisi sotto controllo (pagando i pesanti prezzi che bisogna pagare), nell´Est Europa tutto è ancora avvolto nella nebbia, tutto può ancora succedere, anche il peggio.
Persino il default di qualche paese sovrano. E, se sarà qualcosa di grave, alla fine si ribalterà proprio sull´Europa, contribuendo ancora di più a spedirla a terra.

E infatti, se oggi nel mondo esiste un´area a rischio, questa è proprio l´Europa. Non per errori propri (che sono stati abbastanza limitati), ma perché il Vecchio Continente rifiuta di vedere con chiarezza i rischi che vengono da Est ed è troppo timido nell´affrontarli. E domani quelli che sembravano i territori della speranza, gli ex-paesi satelliti dell´Urss, rischiano di esplodere in una nuvola di fumo e di fiamme, bruciando miliardi e possibilità di crescita.
Insomma, non siamo ai margini della perfetta tempesta. Siamo proprio dove sta arrivando, forse, l´onda più forte.

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