Società

EUROPA: CREDITO, CONTRIBUENTI ESPOSTI AI MUTUI DELL’EST

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di Gergely Szakacs BUDAPEST (Reuters) – Peter Mihalovits stava per andare in pensione quando è iniziata la crisi economica globale. Nonostante i moniti, ha scelto finanziamenti in valute straniere per poter avere uno stile di vita che altrimenti non si sarebbe potuto permettere: una soluzione all’apparenza priva di rischi. E adesso a 59 anni deve tenersi stretto il suo lavoro nel settore dell’autotrasporto per poter pagare il mutuo che ha acceso in franchi svizzeri. “La rata mensile è raddoppiata”, ha detto Mihalovits. “Volevo andare in pensione ma ora devo lavorare, altrimenti non ce la faremo a vivere nemmeno con uno stile di vita decisamente più basso”. Mentre le divise dell’Europa dell’Est si indeboliscono giorno dopo giorno, il crescente costo dei mutui accesi da persone come lui in valute straniere come il franco svizzero, l’euro e lo yen li stanno mandando in rovina. E mentre aumenta anche il numero dei disoccupati, il crescente rischio sta mettendo sotto pressione le banche dei Paesi europei emergenti e anche gli istituti di credito occidentali, che vedono partecipazioni dello Stato sempre maggiori.

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Le banche dell’Europa occidentale, soprattutto quelle di Austria, Italia e Germania, hanno rilevato la maggior parte degli istituti di credito dei Paesi europei emergenti. E fino a poco fa questa tendenza veniva considerata una benedizione, che proteggeva la regione da una improvvisa ritirata degli investitori. Ma ora le banche che dominano la regione — fra le quali spiccano UniCredit, l’austriaca Raiffeisen International ed Erste Group Bank — stanno lottando con la scarsità dei finanziamenti per se stesse, e la dipendenza da questi istituti potrebbe scatenare la crisi del credito nei Paesi dell’Est. [nLM687358]. Per il momento gli analisti sostengono che procedure di prestito più severe assieme ad altri fattori fanno sì che sia difficile replicare in Europa dell’Est la crisi dei mutui subprime che ha messo in ginocchio l’America. Ma la debolezza delle divise e la perdita di posti di lavoro metteranno a dura prova i profitti delle banche mentre le prospettive si fanno più scure.

“In uno scenario di perdita per i mutui, il costo per i contribuenti dell’Europa occidentale potrebbe essere notevole”, hanno spiegato gli analisti di Goldman Sachs Rory MacFarquhar e Jonathan Pinder la scorsa settimana in una nota. “Se i governi dell’Europa occidentale si rifiuteranno di consentire alle loro banche di sostenere… le loro filiali, ricadrà sugli stessi governi (dei Paesi Ue emergenti) il compito di sostenere le banche locali”, si legge nella nota. “In questa situazione, molti altri Paesi dovranno richiedere l’aiuto del Fondo monetario internazionale, e anche così avranno soltanto poche possibilità di evitare una profonda contrazione del credito”.

Lo scorso luglio il Fmi ha avvisato che le economie emergenti in Europa dell’Est devono fare i conti con forti ripercussioni dovute al crollo dei prezzi del greggio, dato che avevano tratto particolari benefici dai depositi di denaro, frutto del petrolio, effettuati da Paesi come Russia, Libia, Nigeria e Angola. A differenza di ciò che accedde negli anni Settanta e Ottanta quando l’America latina provò il panico per un ritiro dei petroldollari mediorientali, “il fulcro dei Paesi vulnerabili non è l’America latina ma l’Europa dei Paesi emergenti”, aveva scritto allora l’economista del Fondo monetario internazionale, Johannes Wiegand.