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Europa: Borsa: fusione Lse-Borsa Italiana.

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Il London Stock Exchange (Lse) è fiducioso che gli azionisti supporteranno il consiglio di amministrazione nella creazione di un gruppo da 5,8 miliardi di euro grazie all’acquisizione di Borsa Italiana. Lo ha detto ieri in due incontri con comunità finanziaria e stampa l’amministratore delegato del gruppo, pre e post-fusione, Clara Furse.
Per l’approvazione “in assemblea ci basta il 50,1 per cento”, ha detto Furse, ricordando che “il board dell’Lse ritiene che riceverà dai propri azionisti un supporto più che sufficiente all’operazione” che valuta Borsa Italiana 1,634 miliardi di euro.
Per quanto riguarda il convitato di pietra, il Nasdaq con il suo circa 30 per cento dell’Lse destinato a diluirsi sotto il 25 per cento, “siamo convinti che sarà interessato a conoscere i dettagli dell’operazione”, ha detto Furse, rimandando alla società Usa circa la sua posizione sull’operazione.
Al di fuori del Nasdaq l’azionariato dell’Lse non ha alcun socio sopra l’8 per cento ed è principalmente costituito da banche d’affari e fondi. In testa alla lista Bear Stearns con il 7,92 per cento, Kinetics Asset Management con il 6,21 per cento e Abn Amro Equities con il 5,75 per cento.
Nessun problema per il sì degli azionisti dal lato di Borsa Italiana “dopo l’ok all’unanimità da parte del board in cui sono rappresentati tutti i grandi azionisti”, ha ricordato ieri mattina l’amministratore delegato, Massimo Capuano. Né si prevede un ampio ricorso al diritto di recesso, condizione ipotizzata da Moody’s nel mettere in review per un possibile downgrade il rating di Lse (oggi pari a Baa2) per le conseguenze che potrebbe avere sull’indebitamento la liquidazione di molti azionisti.
Gli azionisti di Borsa Italiana, pre-eventuali azioni di recesso, deterranno circa il 28 per cento della nuova holding. Nell’incontro i vertici delle due società promesse spose hanno anche sottolineato i numerosi primati europei che potrà vantare la futura realtà: il maggior numero di società quotate, 3.540 a maggio 2007; la maggiore capitalizzazione, pari al 48 per cento dell’indice Ftseurofirst 100; il primato nel trading all’ingrosso dei bond tramite Mts; quello del trading elettronico su Etf e derivati sui titoli.
Ai fruitori dei servizi di trading della nuova società Furse garantisce che le maggiori economie di scala favoriranno una riduzione dei costi. Mentre, in tema di post-trading, Capuano ricorda che una indagine della Commissione europea ha indicato in quelli di Montetitoli e Cassa di compensazione e garanzia quelli più a buon mercato nell’Ue e assicura che “con l’applicazione del codice di condotta che si sono date le società di post-trading i servizi italiani saranno sempre più utilizzabili in Europa”. Nella nuova struttura Capuano oltre a esser vice di Furse, farà parte con il presidente di Borsa Angelo Tantazzi e altri tre rappresentanti italiani del board di Lse e sarà responsabile per l’integrazione tra le aree di business che oggi fanno capo a due realtà tra loro molto diverse. Jonathan Howell, attuale direttore finanziario dell’Lse ricoprirà la medesima carica nel nuovo gruppo.
Agli emittenti, nuovi ed esistenti, la rinforzata holding Lse offre due società operative, Lse e Borsa Italiana, attorno a cui ruota una più ampia liquidità. A questo punto “ci aspettiamo di essere attraenti anche per altri”, sintetizza la manager britannica.
Capuano non ha commentato l’ipotesi che Piazza Affari possa andare incontro a una lotta per il controllo della piattaforma di trading Mts, ma ha affermato che “non ci sono dubbi sul fatto che Borsa Italiana abbia il diritto di esercitare la sua opzione call”, che gli consente di acquistare la quota del Nyse nella joint venture. Mts è controllato al 60,37 per cento da una joint venture tra il Nyse (51 per cento) e Borsa Italiana (49), che la scorsa settimana ha esercitato una call sulla partecipazione in mano agli americani.