Robusto rimbalzo per le borse azionarie, il piano Ue-Fmi-Bce di sostegno all’intera eurozona ha convinto a chiudere le posizioni di vendita allo scoperto sulle azioni, favorendo cosi’ un deciso recupero. Gli indici delle Borse Usa guadagnano mediamente il 4%, mentre in Europa Francoforte segna +4,91%, a doppia cifra il rialzo di Milano (+10,4%) e Madrid (13,17%).
Il paniere paneuropeo FTSEurofirst 300 ha toccato punte al rialzo del 6.7% a quota 1032.38 punti, rimbalzando dalla peggiore prova settimanale dal novembre 2008. Particolarmenti richiesti i titoli finanziari, con il paniere bancario che corre del 13%, recuperando quasi tutte le perdite accumulate nelle cinque sedute precedenti (-14%). Con un balzo del 6.2% a 251.78 punti, il benchmark di riferimento del Vecchio Continente ha registrato la sua migliore seduta dall’accelerazione del 6.7% di dicembre 2008.
Con la corsa odierna i mercati continentali hanno recuperato 350 miliardi di euro di capitalizzazione.
Tra i singoli titoli piu’ richiesti HSBC, BNP Paribas, Barclays, Allied Irish Banks, KBC Groep e Societe Generale. Gli istituti greci hanno fatto un balzo di quasi il 15% dopo aver perso il 6.3% venerdi’ scorso.
Ma l’euro si e’ sganciato dal ”vagone del rialzo”, dopo aver sfiorato 1,31 sul dollaro, la moneta unica e’ tornata a scendere e viene scambiata a 1,2864 (-0,34%), nei fatti e’ gia’ piu’ debole rispetto alla chiusura di venerdi’ (1,2918).
”Non e’ un bel segnale, l’impressione, dopo le ricoperture tecniche sono ripartite le vendite. Il mercato dei cambi resta scettico verso l’Eurozona, dove problemi di fondo sono ancora da risolvere. Il processo di deprezzamento, considerando lo scenario non inflazionistico, potrebbe pero’ aiutare l’export”, spiega Roberto Mialich, Fx Strategist di Unicredit.
Della stessa opinione gli economisti del Credit Suisse che promuovono il piano Ue-Fmi-Bce, ma con una nota avvertono che ”i problemi di lungo termine sulla solvibilita’ di alcuni paesi periferici dell’Eurozona restano irrisolti.
Il problema di Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo sono i salari mediamente piu’ alti dal 6% al 10% rispetto al nocciolo duro degli altri paesi dell’Eurozona. I pacchetti di salvataggio non alleviano la necessita’ di una deflazione nei salari e nei prezzi di questi paesi. E la via piu’ semplice per evitare una deflazione e’ avere un euro sottovalutato”.
”Difficile dare giudizi in una situazione dominata da impressionanti sbalzi nei prezzi. Sull’euro sono ritornate vendite di una certa consistenza, non e’ da escludere un intervento delle banche centrali a sostegno della moneta unica”, spiega Roberto Isidoro, responsabile ufficio studi della Carichieti. Secondo molti uffici studi, l’euro e’ ancora sopravvalutato del 10% in termini di parita’ di potere d’acquisto.