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Eurodollaro: una storia a sé. I prossimi target sul franco svizzero

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Legnano – La tendenza ribassista del mercato, evidenziata a più riprese dalla seconda metà di luglio, continua ad essere presente sul mercato con grande stabilità.

Nemmeno quello che molti attendevano come fattore di svolta, la riunione della Fed ieri, ha potuto imprimere una forza tale al mercato da invertire quel movimento che sta premiando tutti quei beni giudicati maggiormente sicuri in una fase di incertezza elevatissima. Continuiamo, infatti, ad osservare una grande incertezza sul mercato che si tramuta in pesanti acquisti di franchi e di oro (giunto a 1.780,30$/oncia), entrambi su massimi storici costanti con il passare dei giorni.

Vediamo nel dettaglio cosa non ha funzionato. Al termine della riunione della Fed di ieri sera, è stato comunicata l’ulteriore stabilità dei tassi di interesse principale, così come si aspettava la totalità del mercato, allo 0.25% (a cui si trovano da dicembre 2008).

Ciò che molto probabilmente non ci si aspettava, e che ha frenato la reazione positiva, sono stati i commenti a lato della decisione, che indicano una crescita economica per gli States decisamente inferiore rispetto al previsto, con rischi aumentati per la ripresa: tutto questo farà in modo che la politica di espansione monetaria (tassi prossimi a zero) rimarrà in essere almeno sino a metà del 2013, due anni, compatibilmente con la stabilità dei prezzi.

A testimonianza della complicata situazione che si sta vivendo, per la prima volta dal 1992, tre governatori si sono dichiarati contrari a fornire al mercato un termine così preciso. Il consiglio direttivo dela Banca Centrale non si è limitata a fornire questa informazione, ma ha aggiunto che sono allo studio nuovi piani di stimolo alla ripresa economica: chi, quindi, ha ipotizzato un ulteriore piano di acquisto di assets, Quantitavie Easing, molto probabilmente non è andato troppo lontano, anche se allo stato attuale non è stato attivato ancora nulla.

Dopo questa decisione le borse americane hanno recuperato terreno, molto probabilmente più per la vicnanza della Banca Centrale al mercato, piuttosto che per le conlusioni a cui sono giunti, dato che rivedere a ribasso la crescita crediamo non sia una di quelle notizie del quale rallegrarsi. Ad ogni modo il Dow è balzato in avanti del 3.98%, il NASDAQ del 5.29% e lo S&P500 del 4.74%, che dopo un calo a due cifre percentuali dei giorni scorsi è certamente un buon risultato.

Dal lato europeo, oltre ai continui appelli affinché i paesi in difficoltà approvino le riforme strutturali necessarie, sembra che le operazioni della Banca Cetrale Europea sul mercato secondario dei titoli di stato stia avendo un buon risultato: sia lo spread, infatti, dei titoli italiani con il Bund che quelli spagnoli sono risultati in calo di un punto e mezzo percentuale, dal massimo raggiunto ad inizio settimana. Un fatto curioso riguarda i titoli di stato francesi, il cui spread sale molto probabilmente per i legami maggiori che vi sono fra questo paese ed i paesi maggiormente in difficoltà.

Passiamo ad osservare un po’ di cambi, cominciando dall’eurodollaro che sembra in una sorta di limbo rispetto a tutto quello che sta succedendo sul mercato. I casi sono due: o la liquidità che c’era sull’eurodollaro si è spostata su franchi e yen, oppure le forze che si contrastano sono così equilibrate da mantenere i prezzi molto vicini alle media degli ultimi 21 e 100 (dato che le medie mobili transitano, su grafico giornaliero ad una distanza di 30 pip da qualche giorno).

La chiusura positiva delle borse ieri sera, ha favorito un recupero della moneta unica che, pur non scostandosi da quanto visto ultimamente, ha riportato il cambio molto vicino alla parte alta di quella figura che osserviamo con interesse da giorni. Ricordiamo che a 1.4450, circa, transita la linea di tendenza rialzista in grado di imprimere una svolta rialzista ai prezzi.

La tendenza del cambio UsdJpy continua a risultare in calo, essendosi riportato molto vicino al precedente minimo di 76.40. L’ultima speranza di vedere un movimento favorevole al dollaro risiede proprio in questo, che sino ad ora rappresenta il doppio minimo del cambio. L’inclinazione elevata del trend ribassista è già stata superata a rialzo, senza però che vi fosse una ripresa effettiva. Fose si dovrà attendere il superamento di 77 e successivamente 77.50.

La volatilità che si è venuta a creare ieri, a fine pomeriggio, in seguito alle parole espresse dalla Fed, ha creato volatilità in ambo le direzioni. Questo ha purtroppo interrotto la perfetta fase laterale del cable che stava andando avanti dal 21 di luglio scorso. La rottura di 1.6220 infatti ha creato solamente mezza figura di volatilità (contro le due figure attese), portando ad un rapido ritorno all’interno dei livelli già visti. Molto probabilmente, data la continua vicinanza al livello indicato, potrebbe valer la pena rimanere in attesa di una verifica di una nuova rottura a ribasso. Ricordiamo che l’altro estremo di questo canale laterale si trova a 1.6460.

Dicevamo del continuo e massiccio trend favorevole al franco svizzero.
Questo ha portato ad un nuovo minimo storico del cambio UsdChf, sino a 0.7065. Data l’insistenza della tendenza è molto complesso provare a fare ingressi a favore di una ripresa del dollaro. Come sosteniamo da settimane è necessario avere delle conferme. La prima potrebbe arrivare al di sopra di 0.75, con la rotturs a rialzo delle media di lungo su grafico orario.

Situazione praticamente identica per il cambio EurChf, con un nuovo minimo registrato sulla scia del comunicato della Fed, che è giunto 75 punti solamente al di sopra della parità. Per chi fosse stato lontano da questo cambio da un po’ di tempo, avete letto bene… la parità! In un anno il cambio ha potuto lasciare sul terreno 38 figure esatte, con un calo del 27%.

Tralasciando le statistiche, anche in questo caso assumere posizioni favorevoli alla moneta unica non è cosa facile. Il livello che stiamo aspettando, da giorni venga rotto si trova a 1.0660 per le prossime ore, ed è suggerito dalle media mobile esponenziale a 21 periodi su grafico con candele a 4 ore.

Sia il dollaro australiano che il dollaro neozelandese hanno potuto mostrare un po’ di ripresa rispetto ai minimi registrati ieri durante la nottata.
Per il cambio AudUsd, il più importante livello di svolta si trova ancora posizionato in area 1.04, dove transitava il supporto statico del movimento a rialzo incominciato, nella sua parte finale, lo scorso aprile.

Per quanto riguarda il cambio NzdUsd, il livello di svolta a rialzo si trova a 0.84, ed effettivamente i prezzi hanno già tentato di superarlo. Tutto dipenderà dal tenore delle borse europee, sulla scia di quelle asiatiche (per il momento positive con un +0.5% medio) e soprattutto del forte movimento delle borse americane di ieri.

Concludiamo con il cambio UsdCad, anch’esso in ripegamento dal forte movimento evidenziato nell’ultima settimana.
Il supporto di maggior interesse si trova a 0.9750, mentre la parità, visto anche il recente tentativo di rottura, rappresenta la resistenza più interessante.

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