Economia

Eurobond: inutile insistere e “via i deboli dall’Europa”

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Roma – Sbarazzarsi dei “deboli”, sia che si tratti di Stati dell’area euro o di banche. E i politici che si permettono di chiedere gli Eurobond “dovrebbero stare zitti, perché sanno bene che la cancelliera Angela Merkel non li concederà mai”.

Con queste dichiarazioni l’ex capo economista della Bce, il tedesco Otmar Issing, ha detto la sua all’emittente americana Cnbc sulla crisi dei debiti dell’area valutaria.

Issing, famigerato falco dell’intransigenza teutonica sulla politica monetaria, che ha occupato questo ruolo chiave nella Bce dal lancio dell’euro nel 1999 fino al 2006, non è nuovo a sparate che si prestano a polemiche. Ma stavolta, specialmente quando in modo diretto o meno fa riferimento al concetto di ‘liberarsi dei deboli’, rischia di non aiutare la Germania a respingere le accuse, magari semplicistiche, di alcuni osservatori secondo cui Berlino sembra riproporre al resto d’Europa la mentalità egemonica dei tempi del nazismo.

Ad ogni modo secondo Issing “l’euro in sé non ha bisogno di esser salvato: è la stabilità dell’euro e dell’area euro che devono esser salvati. La domanda è – e qui arriva un primo riferimento allo sbarazzarsi dei deboli – quanti paesi possano parteciparvi. Questa è la sfida con cui l’Europa si confronta”. Secondo quanto riporta l’emittente Usa, che ha reso disponibile online parte della conversazione, Issing è stato anche più esplicito: “L’Idea che dovremmo avere una linea che nessun paese deve uscire è un invito al ricatto”. Una posizione che sembra contestare la linea attuale della stessa Bce, che ha più volte affermato che l’euro è una scelta “irresversibile”.