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Euro vittima di dati da recessione

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Milano – Dalla Cina all’Europa arriva una carrellata di dati negativi che, uniti al timore rinnovato sulla situazione dei debiti sovrani e in particolare sul caso Spagna, mettono ko le piazze finanziarie, facendo risalire gli spread.

Non è infatti affatto confortante l’indice preliminare Pmi della Cina, che misura la performance dell’attività manifatturiera del paese del Dragone, e che a marzo si è attestato a 48,1, toccando i minimi dallo scorso novembre, e al di sotto della soglia a quota 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione e fase di espansione dell’attività economica.

E, sempre in tema di attività manifatturiera, hanno deluso i dati sull’Europa. Di fatto, nel mese di marzo, le imprese europee hanno subito un peggioramento inatteso, confermando i timori sulla gravità della recessione. L’indice Pmi complessivo è sceso a 48,7 punti, contro i 49,3 punti, confermandosi sotto quota 50 punti, dunque in fase di contrazione. Gli analisti avevano previsto un dato miliore, pari a 49,8 punti.

“L’economia reale sta ancora rallentando e non sta mostrando quei segnali di ripresa che il mercato aveva previsto – ha commentato, parlando dei dati sulla Cina, Wang Zheng, responsabile degli investimenti presso Jingxi Investment Management, con sede a Shanghai – Sono tornate le preoccupazioni sulla crescita, che peseranno sul sentiment”.

Immediato l’impatto negativo sull’euro, che è arrivato a cedere dopo la pubblicazione dei dati testando un minimo intraday in prossimità di quota $1,3140. Al momento cede -0,38%, a $1,3159. Perdite di una figura nei confronti dello yen con -1,03%, a JPY 109 (ma è sceso fino a 108,90).

In questa situazione, bisognerà per caso rivedere al ribasso le stime sui prezzi del petrolio? Cosa accadrà alla domanda di greggio?

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