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Euro verso $1,44: ora molto dipende dall’avversione al rischio

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Legnano – Ieri è stata una giornata abbastanza tranquilla dal punto di vista della volatilità di mercato dopo la partenza in quarta di domenica notte. I cambi si sono mantenuti all’interno di range abbastanza ristretti che hanno permesso a molti di tirare il fiato per una giornata, dopo il timore che i movimenti partiti giovedì scorso potessero affondare e romprer i supporti più importanti.

Le borse si sono mantenute in territorio positivo e, anche se non hanno fatto segnare grossi guadagni, ci danno l’idea che l’avversione al rischio si stia cominciando a sgonfiare, pensiero confermato anche dall’obbligazionario, che ha visto ridursi gli spread tra Bund e Paesi periferici dopo che l’asta sui titoli di stato greci è andata a buon fine, nonostante il fatto che negli ultimi tre giorni essa si è trovata ad essere sotto la luce dei riflettori a causa, come sappiamo, del downgrade ricevuto da S&P e di molti rumor (primo tra tutti il possibile ritorno alla dracma) sul possibile fallimento del Paese.

Tecnicamente, come accennato ieri, si tratta di discutere una ristrutturazione del debito che va, in sostanza, a spostare in là il momento del rimborso del capitale e del pagamento degli interessi sia sui 110 miliardi di aiuti ricevuti dall’Unione Europea, sia sui prestiti che privati cittadini o istituzioni hanno concesso alla Grecia. Bene, nel momento in cui dovesse accadere una cosa del genere, la Grecia si troverebbe già in uno stato di fallimento, una procedura pilotata chiamata “selective default”.

Spostando la nostra attenzione in Svizzera invece, ieri abbiamo assistito a forti scossoni sul franco svizzero, unica valuta in grado di dissociarsi dal coro più calmo di ieri. La pubblicazione del CPI elvetico ha fatto sì che potessimo assistere a forti vendite di franchi svizzeri su tutti i fronti, che sono state in grado di farci capire quanto il mercato stia temendo un periodo di deflazione per la Svizzera. I dati pubblicati hanno infatti registrato un +0.3% sull’anno ed un +0.1% sul mese, rispetto ad attese di +0.6% e più 0.5% e precedenti che rispettivamente segnavano +1.00% e +0.6%.

Sul fronte materie prime invece sembra siano già cessati gli effetti derivanti dall’aumento di richieste di margini sul crude oil imposte dal CME, in quanto la forza della domanda per il greggio ha spinto i prezzi vicino a 105.00 dollari al barile e mantenendosi sempre sopra il supporto/soglia psicologica di 100.00.

Passando all’analisi tecnica e cominciando dall’EurUsd, notiamo come, una volta avvenuta la rottura della linea di tendenza rialzista tracciata su un grafico a 4 ore a partire dallo scorso 14 febbraio, la quotazione sia stata in grado di raggiungere il livello di supporto indicato a 1.4250 per poi andare ad effettuare un perfetto pull back sulla stessa linea, che per ora sta mantenendo la sua validità come livello di supporto dinamico.

Oggi il punto da tenere sotto osservazione passa appena sotto l’1.4450, mentre il supporto rimane quello indicato. Per assistere ad una ripresa definitiva della moneta unica dovremo comunque attendere il ritorno sopra 1.45 figura, mentre se 1.4250 dovesse cedere il passo alla forza degli acquirenti di dollari (o venditori di euro? Su questo cambio è proprio la combinazione di queste forze a preoccupare) il livello da monitorare passerebbe a 1.4000.

Piccola ripresa del dollaro contro lo yen giapponese, che è stato in grado di tentare lo sfondamento di quota 81.00, senza per ora riuscirci in maniera duratura. 81.10 diventa ora la resistenza da seguire mentre il livello di supporto è rappresentato da 80.15.

L’area di 115.00 ha ancora una volta dimostrato la propria validità essendo riuscita a contenere la perdita di valore dell’euro nei confronti dello yen, euro che scambia ora a 116.40. Se si osserva un grafico orario, si può notare come i prezzi si stiano muovendo all’interno di una fascia ben precisa, individuabile se si traccia Fibonacci sul movimento a rialzo compreso fra 106.40 e 123.30.

Ci si sta muovendo infatti tra il 32.8% ed il 50% del ritracciamento del movimento analizzato, e questi sono proprio i livelli da osservare per effettuare un trading di tipo laterale, che potrà sfruttare eventuali break out di questi punti.

Il cable continua la sua fase ribassista di breve periodo, che però come detto si mantiene sopra il livello di supporto dinamico indicato dalla trendline che accompagna il movimento rialzista da inizio anno.

Per quanto riguarda la giornata odierna, i livelli da monitorare sono a nostro avviso rappresentati dai lati del triangolo che è possibile tracciare su un grafico orario per valutare un’eventuale appesantimento del movimento a ribasso, che se dovesse accadere proietterebbe la quotazione ad un livello prossimo alla trendline di lungo periodo, ovvero di una ripresa che per diventare sostenibile deve essere in grado di rompere le resistenze di breve intorno a 1.6450.

Il cambio EruGbp ha mostrato una buona ripresa e si trova ora nei pressi di 0.8800. che diventa il livello cruciale da essere superato per riportarci a 0.8900. L’area compresa tra 0.87 figura a 0.8740 risulta essere chiaramente supportava per la moneta unica (un grafico a 4 ore può aiutare a chiarire le idee).

Terminiamo come di consueto con il franco svizzero, che come anticipato, ha perso terreno sia nei confronti dell’euro che del dollaro americano. Partendo da quest’ultimo, 0.8700 diventa il supporto da essere seguito, mentre la resistenza rimane l’area tra 0.8800 e 0.88 ¼. Per una ripresa più consistente dobbiamo rompere i soliti 0.8900 e 0.8990. Contro euro invece siamo arrivati a toccare esattamente 1.2700 ed ora è possibile ipotizzare due aree di trading. 1.26 ½ – 1.2700, con il supporto che può spostarsi anche a figura.

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