Milano – L’euro continuerà a soffrire, scontando i problemi dei debiti sovrani, a dispetto dei vari rumors che parlano di soluzioni in arrivo per salvare l’Eurozona. E’ quanto ritengono gli analisti della divisione di ricerca di UBS, che hanno rivisto le stime sul rapporto tra eur/usd per i prossimi tre mesi a quota $1,20
“Con l’attuale struttura e con l’attuale composizione (dell’Eurozona), l’euro non funzionerà. Bisognerà cambiare o l’attuale struttura, o i membri dovranno cambiare”, si legge nel rapporto della banca svizzera, che poi avverte: “riteniamo che la crisi dei debiti sovrani in Eurozona sia entrata in una fase più pericolosa“.
UBS ritiene inoltre che i segnali che sono arrivati da Washington lo scorso settimane rimangano poco chiari. Dunque, “per prima cosa, i politici e le autorità in generale devono fare di più per rivitalizzare l’Eurozona e per ripristinare, più in generale, la fiducia degli investitori. Ciò significa proteggere in modo più forte le banche con capitali più forti, espandere il fondo EFSF/ESM per finanziare la ricapitalizzazione delle stesse e sostenere i mercati dei bond europei”. Ancora, è necessario che si adottino ulteriori misure di austerity nei paesi dell’Eurozona considerati a “rischio”.
In realtà, proprio in concomitanza con le parole degli analisti di UBS, circolano rumor di un piano straordinario per aiutare le banche e anche della volontà di Bce e Fmi di evitare il crack dell’euro, alzando il valore del fondo di bailout fino a tremila miliardi.
Ma, evidentemente, UBS vuole vedere maggior concretezza al di là di queste indiscrezioni. E proprio la sua sfiducia riguardo alla politica economica dell’Europa la porta ad affermare che la probabilità è che la crisi si intensificherà, prima che la politica riesca a intervenire nel modo di cui c’è bisogno”.
Parlando alla fine dello scenario peggiore che si potrebbe verificare, ovvero quello della recessione, sottolinea “nonostante le diffuse interpretazioni secondo cui i titoli azionari sono convenienti, che una recessione globale potrebbe portare i titoli a perdere un altro 20-30%.