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Euro: tutti i possibili scenari

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LEGNANO – Ad essere sinceri l’idea che ci eravamo fatta era quella di vedere l’euro in una situazione di sofferenza maggiore rispetto a quella che sta vivendo in questo momento.

Certo, ci riferiamo alle notizie che arrivano dal Portogallo, terzo Stato dell’Unione Europea che potrebbe ricorrere agli aiuti dei Paesi membri per riuscire ad andare avanti. Ieri, come tutti già sapremo, le nuove proposte di austerity che tendevano a ridurre il rapporto deficit/pil di circa tre punti percentuali (da oltre 7% a poco più di 4%) proposte dall’esecutivo, sono state respinte ed il premier portoghese, come annunciato, ha rassegnato le dimissioni, ponendo di fatto il Paese in crisi politica, fiscale ed economica. Questo porterà molto probabilmente a far richiedere degli aiuti al fondo salva stati, che ieri, nella riunione del Consiglio Europeo, è stato fissato in 500 miliardi di euro, che arrivano a 700 se includiamo le garanzie.

Se a questo aggiungiamo il fatto che 30 istituti di credito spagnoli hanno ricevuto un downgrade da parte dell’agenzia di rating Moody’s, si capisce come la paura di un possibile contagio rimanga alta, ma gli investitori non hanno riverstao pesantemente questo timore sul mercato.

Ora viene logico porsi la domanda: quale piatto della bilancia sarà più importante per le sorti della moneta unica nel breve periodo? I problemi appena esposti oppure le aspettative di rialzo dei tassi che la BCE ha fatto salire nel corso dell’ultimo mese?

La risposta in questo caso è davvero ardua, in quanto i movimenti che stiamo vedendo nelle ultime settimane, rappresentano chiaramente il fatto che gli investitori stanno focalizzando la propria attenzione sul breve periodo e tutto questo rende molto difficile l’interpretazione del mercato e la formulazione di ipotesi e scenari di sviluppo.

Se ci dovessimo affidare alla logica, nel medio periodo l’euro potrebbe soffrire e parecchio, ed un probabile rialzo dei tassi in Europa, che probabilmente potrebbe essere addirittura seguito da altre economie a causa della continua salita dei prezzi delle materie prime (il che farebbe sì che il differenziale di tasso tra i rendimenti offerti dalle valute in considerazione non si allarghi velocemente ed in maniera stabile), non dovrebbe essere sufficiente per portare gli investitori a comprare euro pesantemente.

L’altro fattore da considerare, è che nel momento in cui si verificano problematiche come quelle relative ai Paesi periferici europei, il riflesso che si potrebbe avere a fasi alterne è quello di vedere gli obbligazionari in tensione, con l’aumento sia degli spread tra i rendimenti offerti da questi Paesi, rispetto al benchmark tedesco, l’aumento degli spread sui CDS, e con essi delle tensioni sul mercato overnight dei tassi, che potrebbero far risultare una strategia di simil-carry trading non così vincente come ci si possa aspettare.

Tutto questo però, non è sufficiente per prendere posizioni strategiche di medio periodo corte di euro, non al momento almeno, in quanto la situazione delle majors contro cui è quotato fanno sì che non si possa acquistare strutturalmente queste divise (pensiamo soprattutto a sterlina e dollaro americano).

Passiamo ora alla consueta sezione di analisi tecnica, che va a chiudere questa settimana interessante dopo l’intervento congiunto delle Banche Centrali dei Paesi del G7.

L’eurodollaro ha mostrato una buona volatilità ieri, cha ha fatto sì che la quotazione passasse da 1.4050 a oltre 1.4200. La situazione tecnica non è molto chiara, trovandoci a metà strada tra i supporti e le resistenze posti rispettivamente a 1.4150 e 1.4220. La rottura di uno di questi due livelli potrà aiutarci a chiarire le idee. In caso di rottura a rialzo la strada è aperta per la valutazione della bontà dei due livelli di resistenza più importanti venutisi a creare nel tempo, ovvero di 1.4250 (resistenza di breve periodo) e di 1.4280 (massimo precedente, importante ostacolo per l’1.4500. Per vedere un sostanziale deprezzamento della moneta unica, 1.4000 diventa fondamentale.

Il dollaroyen appare come l’elettrocardiogramma di una persona che purtroppo sta tirando gli ultimi respiri e le strategie possibili da seguire sono, come sempre consigliamo in casi del genere, quelle che tendono a sfruttare gli oscillatori per catturare qualche piccolo movimento in laterale e quelle che prevedono il posizionamento di ordini di entrata in stop al speramento degli importanti livelli di supporto e resistenza, posti a 80.65 e 81.30.

Per quanto riguarda il cable, la combinazione delle minute della Bank of England e delle vendite al dettaglio relative al mese di febbraio (-1% contro un precedente di +1.1% e delle aspettative che si muovevano tra il -0.5% ed il -0.6% -mese su mese – mentre +1.2% su base annuale, contro unj precedente +5% ed un consensus di +2.4%) ha portato i prezzi ad oscillare tra 1.6100 e 1.6150, che diventa il range da considerare nelle prossime ore. Siamo oltre il 61.8% del ritracciamento di Fibonacci tracciato su un grafico orario a partire dai minimi del 17 marzo, e la possibilità che venga rotto a ribasso l’1.61 figura sono tutt’altro che remote. Per assistere ad una buona ripresa del pound, diventa fondamentale riportarsi sopra 1.6200.

L’euroyen dopo il tentativo di rottura ribassista del canale laterale compreso tra 114.00 e 115.50, si trova ora esattamente all’interno dei confini indicati, che devono essere tenuti in considerazione per sfruttare eventuali rotture.

Terminiamo, come spesso accade, con il franco svizzero, che nei confronti dell’euro ha perso terreno nelle ultime ore, piortandosi nei pressi di 1.29 figura. Se osserviamo un grafico orario, è possibile che si formi una divergenza ribassista sullo stocastico lento 10,6,3 che potrebbe riportare i prezzi sopra l’importantissimo supporto di 1.2730, mentre contro dollaro americano ci troviamo appena sotto 0.9100, ma ribadiamo che per assistere ad una buona salita dev’essere rotto 0.9200.

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