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Euro post-Fed: i supporti e le resistenze da tener d’occhio

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Legnano – Siamo sicuri che ieri sera, guardando i grafici, molti di voi che magari non stavano seguendo la conferenza stampa di Bernanke, la prima della storia per quanto riguarda la Federal Reserve, hanno intuito cosa fosse stato detto dal presidente della Fed.

Le tre domande proposte ieri nel nostro Morning Adviser hanno ricevuto delle precise risposte, che hanno avuto come risultato una vendita generalizzata di dollari americani. E non poteva essere altrimenti, dopo che il numero uno del FOMC ha raggiunto l’obiettivo preposto di risultare completamente trasparente davanti al mercato e gli investitori, facendo capire inequivocabilmente che la politica monetaria adottata dagli Usa non verrà normalizzata ancora per un lungo periodo.

Il primo quesito, che riguardava la fine del QE, ci ha dato come risposta che il programma verrà terminato alla fine del mese di giugno, mentre per quanto riguarda la seconda questione sulla quale gli analisti desideravano lumi, ovvero la possibilità che vengano reinvestiti i flussi di pagamento derivanti dai titoli acquistati fin’ora, la risposta è stata affermativa in quanto l’istituto centrale intende continuare su quella strada.

Per quanto riguarda invece l’ultima domanda che avevamo posto ieri, sui tassi di interesse, ha ricevuto una risposta che è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: “exceptionally low rates for an extended period”.

Inoltre il FOMC si è detto preoccupato per la situazione geopolitica ed economica mondiale, a partire dagli alti prezzi delle commodities, passando dalla crisi nel Middle East, in Africa, la situazione europea e terminando con l’interruzione delle supply chain causata dal terremoto giapponese. Per queste ragioni infatti sono state riviste le stime sulla crescita per il 2011 e sono state rialzate quelle relative all’inflazione, che si sta facendo sentire a livello di effetti reali ma i cui effetti sono stati definiti da Bernanke come temporanei.

Di fronte ad un mercato chiaramente mosso dalle aspettative sui differenziali di interesse, il dollaro ha rafforzato il proprio status di valuta da finanziamento nel momento in cui non c’è particolare panico sul mercato e questo ci fa pensare che la strada dell’indebolimento che il greenback sta percorrendo ormai da inizio anno, sia destinata a continuare. Un’ultima nota sulla sterlina inglese.

Molto belle ieri le reazioni che vedremo tra poco dopo il rilascio del dato sul GDP, che ha rispettato le aspettative di mercato (molti si aspettavano dei dati peggiori rispetto alle stime pubbliche) e che ha mostrato una crescita dello 0.5% nel primo trimestre 2011, riprendendosi dalla contrazione registrata nel quarto trimestre 2010, un risultato davvero importante che serviva all’Inghilterra che, come sappiamo, non naviga in acque molto limpide in questo periodo.

Passiamo ora al consueto sguardo ai grafici, sapendo già cosa ci attende, dato che il dollaro non sta vivendo un momento particolarmente brillante.

Il cambio eurodollaro ha approfittato delle parole emerse dal FOMC di ieri sera per chiare, se mai ce ne fosse stato bisogno, che l’obiettivo si trova ogni giorni di più sui massimi visti due anni fa (novembre 2009). Continuiamo infatti a non fare altro che seguire il movimento rialzista in atto da settimane, che aveva in 1.4820 il primo livello obiettivo, ampiamente oltrepassato nella notte, sapendo, a questo punto, che l’ipotesi più volte presentata di 1.51 sia tutt’altro che fantaeconomia.

1.45 continua a risultare come, distante, primo livello chiave di supporto statico, mentre il livello dinamico suggerito dalla linea di tendenza che stiamo seguendo si trova al di sotto di 200 punti, 1.43 per l’esattezza: entrambi sono livelli particolarmente distanti e non aiuta per nulla il trading di breve sapere inoltre che si è venuto a creare un ulteriore 1.4640 come livello di supporto intermedio, grazie alla coincidenza di un massimo ed un minimo durante la fase di salita. Sappiamo infatti che la salita è stata talmente repentina negli ultimi giorni da non avere lasciato alle spalle nessun livello utile di breve.

Il cambio UsdJpy, dopo la breve escursione di nuovo al di sopra di 82 figura, si trova nuovamente sui livelli mantenuti negli ultimi sette giorni di scambi. L’idea di 81 figura come livello prossimo di obiettivo è stata nuovamente riportata all’attualità grazie al calo generalizzato del dollaro.

Il movimento a rialzo della moneta unica ha permesso al cambio EurJpy di riprendere il proprio percorso rialzista, con maggiore facilità oltre la rottura del livello di resistenza a 120 figura. Sono due i livelli che maggiormente dovrebbero attrarre l’attenzione per le prossime ore: 121 figura e 122.20, entrambi suggerito dalla coincidenza di minimi e massimi precedenti, graficamente molto precisi.

La sterlina, anche per le ragioni viste sopra, ha approfondito la propria ripresa contro il dollaro portandosi su livelli di massimo visti l’ultima volta a fine novembre 2009. A questo periodo dobbiamo infatti fare riferimento se volessimo ritrovare un potenziale livello obiettivo per il cambio, vista la totale assenza di resistenze recenti: 1.6875 a questo punto sembra il livello più probabile, seguito a ruota da 1.70, rispettivamente massimi di metà novembre e agosto 2009.

Il livello di supporto più interessante e forte si trova ancora nei pressi di 1.64 figura, mentre più nel breve è stato evidenziato un 1.66 che potrebbe risultare interessante qualora ci fosse una minima liquidazione dell’enorme quantità di posizioni a favore di sterline assunte negli ultimi giorni.

È in corso una discreta lotta fra euro e sterlina poco al di sotto di 0.89. Questo non ha impedito comunque di rivedere, quasi perfettamente, il livello obiettivo più indicato nelle ultime settimane di 0.8930. Nonostante la decisa ripresa della sterlina da ieri mattina, la tendenza di fondo appare ancora favorevole alla moneta unica, in grado di amplificarsi oltre la rottura di 0.8930. 0.8870 nell’immediato è il supporto da osservare, mentre crediamo che oramai chiunque abbia compreso l’importanza di 0.88 figura.

Successivamente alla falsa rottura di 134.80, ovviamente sul cambio GbpJpy, abbiamo assistito alla vera rottura di 135.80, con il completamento della figura a rettangolo grazie all’obiettivo di poco più di una figura oltre rottura, perfettamente raggiunto. Al di la del discorso di breve, questa risalita avvicina sempre di più il livello di svolta di 137.90. Crediamo che non passerà moto tempo prima di scoprire se il mercato avrà memoria di questo livello confermato dal picco di volatilità dei primi giorni di aprile.

Il cambio EurChf si trova in una possibile condizione di svolta, dato che per la seconda volta a distanza di una settimana è molto vicino a 1.2965, l’area di resistenza che stiamo curando da giorni. Un’eventuale rottura potrebbe portare ad un rapido raggiungimento di 1.3050, portando quindi in dote un classico movimento di breakout.

Terminiamo con il cambio UsdChf che continua il proprio percorso di debolezza ogni giorno molto vicino ad un nuovo minimo. Per il momento 0.8675 tiene, sebbene i 30 punti che ci separano dal supporto non appaiono sufficienti per scongiurare un nuovo calo nel breve. È sempre più lontana invece l’area di svolta a 0.89 e 0.8990.

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