ROMA (WSI) – “È una giornata di informazione quale ce ne dovrebbero essere tante”. Cosi’ ha esordito Claudio Borghi Aquilini all’inizio dei lavori dell’incontro di presentazione del libro “Europa kaputt, (s)venduti all’euro” del professor Antonio Maria Rinaldi. Il riferimento e’ alla materia economica, che troppo spesso in Italia viene dibattuta con leggerezza e senza i dovuti approfondimenti dai media vicini ai cosiddetti ‘poteri forti’ in finanza e e politica.
L’Europa, che non tiene conto delle caratteristiche dei singoli stati membri, non e’ quella che era stata indicata dai padri fondatori. Ma le autorita’ politiche si guardano bene dall’ammetterlo. “In questo momento esiste una nazione che ha preso il potere egemonico del progetto dell’euro. Dal Trattato di Maastricht abbiamo svenduto il nostro Paese”, ha spiegato il professore di economia Antonio Maria Rinaldi in un’intervista concessa all’Accademia della Liberta’. L’euro e’ stato il compromesso per la riunificazione della Germania. “Purtroppo il sistema per potere realizzare il progetto non consente agli altri Stati di progredire”.
“Il debito pubblico e’ raddoppiato dal 1982 al 1994 per effetto dell’innalzamento dei tassi, perche’ e’ stato dato ai mercati il potere di determinarlo”. Non e’ stata colpa della spesa pubblica italiana, pero’ come dicono i luoghi comuni, perche’ in quel periodo e’ aumentata del 0,8%, mentre in media in Europa e’ aumentata del 3,6-4% (dati Bankitalia).
Ecco spiegata la parte del titolo del libro “(s)venduti all’euro”. Il nome scelto invece per l’evento organizzato dall’Università “G.d’Annunzio” di Chieti-Pescara per presentare il testo è “L’Europa alla resa dei conti”, non perché si intenda una resa dei conti militare, bensì perché avverrà inevitabilmente per via di un equilibrio instabile della situazione economica europea. Una situazione analoga a quella di una trottola che inizia a ballare e che non è possibile raddrizzare.
Oltre a Borghi e a Rinaldi, al convegno, trasmesso in streaming da Radio Radicale, sono intervenuti Giorgio La Malfa, presidente della Fondazione Ugo La Malfa, Paolo Savona, emerito di Politica Economica presso l’Università LUISS Guido Carli di Roma, Alberto Bagnai, docente di Politica Economica, Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, Vincenzo Scotti Presidente della “Link Campus University” di Roma, Anna Morgante, Presidente della Scuola di Scienze Economiche, Aziendali, Giuridiche e Sociologiche dell’Università G.d’Annunzio e Giuseppe Guarino, Emerito di Diritto Amministrativo presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma.
“Lo status quo attuale è momentaneo – ha dichiarato Borghi, docente di Economia degli Intermediari Finanziari, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, per introdurre l’evento per presentare il testo del professor Rinaldi. “L’informazione è quello che ci può salvare perché le decisioni che vengono prese devono essere il frutto della massima informazione possibile”.
I media della carta stampata e le televisioni non ne hanno dato notizia. I relatori non sono demagoghi in caccia di voti facili, ma illustri professori universitari, che rispondono con i numeri alla falsa retorica imperante in Europa.
ASCOLTA INTERVISTA ALL’AUTORE DEL LIBRO, IL PROF. RINALDI:
Nel libro, frutto di uno studio e di una ricerca scientifica, vengono citati fatti e vengono condotte analisi degli scenari della moneta unica. Rinaldi nega che si possa parlare di ‘moneta’, ma che si debba piuttosto affrontare il problema della povertà di idee strategiche.
Bisogna – questa la tesi del testo cosi’ come viene raccontanta dai relatori, economisti indipendenti – discutere del futuro dell’economia europea, ma anche del continente nel suo insieme. Quando si parla di Germania, si concentra l’attenzione dentro ambiti settoriali, dimenticando per esempio una delle cose fondamentali, ovvero che “tra noi e la Germania ci divide profondamente il futuro di governance e di politica del mondo”.
Berlino ha posto la sua candidatura al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, perpetrando un sistema analogo a quella del 1946. Mentre l’Italia ha sfidato l’Europa proponendo una riforma del Consiglio, dando peso alle nuove grandi aree in via di sviluppo, per andare verso una rappresentantiva’ non nazionale ma mondiale.
Quella in cui viviamo e’ una profonda crisi economica, con una rigidita’ di contrapposizioni di scuole, ciascuna con una debole cultura economica in politica. “Sono vent’anni che il mondo affida ai mercati la garanzia e la composizione degli interessi e degli equilibri del mondo”, ha dichiarato Vincenzo Scotti, Presidente della “Link Campus University” di Roma.
Tre filoni: quello dei massimalisti, con l’Europa degli Stati federali. L’altro che pensa all’Europa dentro lo schema delle nazioni. Fuori non c’e’ alcuna creativita’ su quello che e’ accaduto dentro il continente.
Il convegno è stato segnalato dall’utente enzosky, che ringraziamo.