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Euro incerto: nel trading guardate a equilibri di breve periodo

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Legnano – La debolezza della moneta unica è qualcosa che sta preoccupando molto gli investitori, che si trovano di fronte al grande dilemma: l’euro riuscirà a rompere 1.4000 e proseguire sulla strada della forte inversione cominciata durante la prima settimana di maggio ed acuitasi a partire da venerdì pomeriggio, oppure gli operatori hanno già scontato tutta la situazione europea nei prezzi attuali?

Chiaramente non abbiamo la sfera di cristallo, ed in momenti come questi l’unica cosa da fare è cercare di formulare delle ipotesi razionali che andranno poi verificate o meno tramite il trading, che comunque dev’essere portato avanti, a nostro parere, in base agli effetti che certe notizie portano, non in base a ciò che si crede possa andare ad accadere.

E’ chiaro che le brutte notizie hanno influito sulla discesa dell’EurUsd, occorre ora capire se 1.4000 potrebbe essere un livello di cambio sostenibile e credibile nel tempo. Non dobbiamo dimenticarci che ci troviamo sotto la soglia psicologica di 1.4500, molto osservata da parecchie aziende che si occupano di import/export, ma che ci troviamo comunque su livelli di buona forza relativa della moneta unica, che stanno comunque pesando sull’economia reale.

Di fronte ad una situazione critica come quella che stiamo vivendo, le reazioni del mercato potrebbero essere due, a dipendere da quanto accadrà. Se gli spread tra bund e resto dei titoli periferici continuerà a mantenersi su livelli elevati, questo sarà indice di nervosismo che potrebbe far propendere per ulteriori discese di euro.

Anche l’EurChf può essere utilizzato come benchmark di valutazione della salute della moneta unica ed i livelli raggiunti parlano da soli (vedremo poi nella sezione di analisi tecnica di che livelli si tratta). Questo sarebbe indicativo di nuovi problemi che affiorano e che sarebbero in grado di appesantire ulteriormente l’euro verso 1.3700.

Di contro, in caso di interpretazione positiva del mercato agli aiuti ed ai piani di salvataggio che dovranno giocoforza avvenire, potrebbe andare a stemperarsi questa tensione e potremmo vedere la moneta unica ripartire contro un dollaro che, fino a qualche settimana fa, sembrava una valuta soltanto di finanziamento.

Quello che spaventa davvero è un possibile effetto contagio in Europa, qualcosa che sarebbe in grado di mettere l’economia dell’Area Euro in forte difficoltà. Quello in cui dobbiamo essere bravi noi, come stiamo imparando dai mercati visti durante gli ultimi sei mesi, è il fatto di risultare abbastanza flessibili nello spostare la nostra attenzione da un problema all’altro in tempo.

Ci spieghiamo meglio: chi di voi ci legge ogni mattina saprà che il consiglio che stiamo dando ultimamente è quello di fare attenzione agli equilibri di breve termine. Questo è inevitabile nel momento in cui gli investitori sono nervosi e, non avendo la minima idea di dove il mercato possa andare tra qualche mese (troppa la carne al fuoco, e con carne al fuoco ci riferiamo ai problemi ed alle criticità che riguardano l’una e l’altra valuta, per poter valutare se sia il dollaro a dover essere più forte di ora o viceversa), si concentrano su problematiche reali, i cui effetti però fin’ora non sono durati più di qualche settimana.

Ebbene, essere veloci nel seguire un sentiment di mercato così volatile diventa imprescindibile per riuscire a guadagnare e a non rimanere invischiati in movimenti correttivi importanti, che potrebbero da un momento all’altro trasformarsi in mini-trend. Non è detto perciò che i problemi europei continuino ad essere il principale market mover da qui a fine giugno.

Diamo ora uno sguardo ai cambi, partendo dal consueto eurodollaro, in grado ieri di stupire ancora una volta andando a mostrare un minimo ancora inferiore a quello mostrato la settimana passata a 1.4050. Stando alla teoria dovremmo ora avere un ulteriore strappo ribassista, poiché abbiamo avuto il superamento, insistito per di più per qualche ora, dell’area di supporto chiave prossima a 1.40 figura.

Eppure dal minimo raggiunto a 1.3970 abbiamo assistito a varie ondate di ripresa che questa mattina ci fanno trovare i prezzi di nuovo al di sopra dell’area di supporto chiave vista ieri. Ma allora la rottura c’è stata o meno? In termini di analisi tecnica la risposta è si, ma purtroppo quest’ultima non è una scienza esatta e non sempre porta alle conclusioni attese.

Quello che possiamo aggiungere, utilizzando un pizzico di logica, è che se i prezzi dovessero di nuovo provare a rompere questo importante baluardo, allora potremmo assistere ad una definitiva rottura.

Rispetto a quanto evidenziato ieri sul cambio UsdJpy non abbiamo molto da aggiungere. La costanza del percorso di risalita del cambio continua ad insistere racchiusa all’interno di un canale ascendente con un’ampiezza di poco più di una figura. Tenendo in considerazione questo spunto possiamo trarre per oggi due spunti interessanti: un supporto a 81.30 ed una resistenza a 82.55.

Ci sentiamo di aggiungere che, ancora più nel breve (magari osservando un timeframe inferiore all’orario), è da considerare interessante l’area di resistenza a 82 figura, dove da ieri notte ad oggi abbiamo visto più volte rimbalzare i prezzi.

Vediamo ora il cambio EurJpy che, dopo aver messo a segno ieri un discreto calo culminato con il superamento del supporto di 114.80-115, torna al punto di partenza. Ci troviamo infatti sul medesimo livello di ieri mattina con un bivio molto preciso per la giornata: l’euro riuscirà a tenere il supporto di 115 o ancora una volta assisteremo ad un rapido calo?

Data la normalizzazione dei prezzi delle ultime ore non è una domanda dalla facile risposta. Quello che possiamo aggiungere è che 115.30 appare come resistenza davvero interessante, mentre il livello di supporto a 115 non può essere dimenticato.

Abbiamo avuto modo di vedere ieri come la tendenza di breve, evidenziata in salita, per il cable sia stata compromessa con un seguente aumento della pressione ribassista sino raggiungere il precedente minimo di 1.61, e oltre.

In questo caso quindi continua ad insistere la linea di tendenza negativa più di lungo periodo che sembra voler proiettare il cambio di nuovo al punto di supporto chiave posto a 1.5950 (distante solamente una figura dal punto di minimo raggiunto ieri). La linea di tendenza a cui facciamo riferimento transita prossima a 1.6250 per le ore a venire. Livelli non proprio dietro l’angolo ma di chiara importanza.

Il cambio EurGbp ha dato modo ieri di vedere una rottura di 0.8675, salvo rapidamente rientrare all’interno dei livelli mantenuti nelle ultime due settimane. Crediamo che nonostante i prezzi abbiano superato il supporto di qualche punto (10 per l’esattezza) valga ancora la pena utilizzare quello appena visto come il più importante spunto nel breve.

Concludiamo con il franco svizzero, in calo da ieri mattina nei confronti di euro e dollaro.

La moneta unica ha evidenziato ieri un nuovo livello di minimo storico, appoggiandosi a 1.2325, a cui però è seguito un percorso di ripresa che ha portato i prezzi, relativamente al sicuro, al di sopra di 1.24. La tendenza di medio-lungo parla ancora di un percorso a ribasso mentre il segnale di inversione di ieri nel breve potrebbe portare a qualcosa di interessante con la conferma della rottura di 1.25, a rialzo.

Il cambio UsdChf, rotto il trend di breve a 0.8830 sembra aver intrapreso un percorso rialzista. Il potenziale livello obiettivo si trova per le prossime ore a 0.89, mentre il punto di rottura è divenuto di diritto il livello di supporto.

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