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Euro in rialzo attorno quota $1,44. Occhio alla resistenza

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Legnano – Sinceramente non vediamo l’ora che cominci il mese di luglio, così, se tutto dovesse andare come la maggior parte degli analisti si aspetta, si potrà cominciare a parlare e a discutere di qualche argomento nuovo. A parte questa fame “giornalistica”, non possiamo far altro che parlare ancora una volta della situazione del debito greco in quanto tutto il mercato si sta muovendo sulla base di ciò, cercando di fornire qualche elemento in più di valutazione.

Da un meeting tenutosi ieri a Roma, cui hanno partecipato diverse controparti bancarie, si è stesa una proposta circa il rollover volontario di una quota parte del debito greco. Circa il 70% delle esposizioni creditizie potrebbe essere sostituito da nuovi bond: il 50% in nuovi bond ellenici a 30 anni, che presenterebbero una cedola del 5.5% che potrebbe estendersi di un ulteriore 2.5% in base all’andamento del prodotto interno lordo greco.

Il restante 20% potrebbe invece essere sostituito da zero coupon bond, anch’essi trentennali. Tutti questi titoli dovrebbero essere veicolati in un SPV (Special Purpose Vehicle) con la finalità di liberare i bilanci delle banche dagli effetti della ristrutturazione del debito greco, il che fa senso nell’ottica valutazione dell’attività caratteristica di un istituto di credito.

Come detto ieri, il sentiment maggioritario sui mercati è quello di poter vedere, con ragionevole certezza, l’approvazione del piano di austerità da parte del parlamento greco, sulla quale si voterà oggi e domani. Per quanto riguarda i meeting di oggi è bene appuntarsi che essi partiranno alle ore 10 locali (8am di Londra) e qualche notizia in grado di muovere l’euro potrebbe arrivare per le ore 15 locali (1pm di Londra e 8am di NYC). Una cosa importante che dobbiamo comunque è il fatto che non tutto il mercato ormai sconti queste approvazioni, e questo ci è testimoniato dal fatto che il franco svizzero rimane fortemente ipercomprato sia nei confronti dell’euro, sia contro il dollaro americano.

Attenzione che nel momento in cui dovessero essere comunicate davvero le accettazioni del piano di austerity, le potenzialità per assistere a vendite di franchi non mancheranno, attenzione dunque a sbilanciarsi con forti acquisti della divisa elvetica, considerando a) i livelli attuali, relativamente alti rispetto a tutti i tempi b)la possibilità che venga meno questa paura da parte degli investitori.

Dal punto di vista macroeconomico ieri abbiamo assistito alla pubblicazione del Pil inglese, in leggero calo sull’anno rispetto alle attese di mercato (1.6% vs consensus di 1.8%), il che ha pesato sul cable che sta attaccando ora la figura 60, prima di portarsi all’attacco delle resistenze che vedramo tra poco.

Dagli Stati Uniti invece ci arriva la fiducia dei consumatori che ha aiutato certamente il movimento ribassista generalizzato di dollari cui abbiamo assistito (58.5 vs consensus di 61.00), mentre oggi assisteremo alla pubblicazione di alcuni dati sul Canada, specialmente il CPI.

Un’ultima nota prima di passare all’analisi tecnica riguarda i commenti rilasciati da un membro della Boe circa le richieste giunte dalla BIS (Banca per i regolamenti internazionali) che ha richiesto alle principali banche centrali di rialzare i tassi di interesse. La risposta è stata un secco no, non avrebbe senso in un momento del genere per l’economia inglese. Questo si aggiunge all’ultimo voto dell’MPC che si è distribuito per 7 a 2 a favore di nessun ritocco. Invece dalla BCE arrivano ulteriori conferme di rialzi dei tassi il prossimo luglio.

Giornata non positiva quella vissuta ieri dal dollaro. Un concetto molto chiaro questo, osservando nello specifico il USDollar di FXCM, il cui paniere di valute è limitato ai quattro dei maggiori antagonisti del dollaro, pesati in egual misura: Eur, Jpy, Aud e Gbp. Vedremo tra poco come, in questa occasione, il calo dell’indice sia stato favorito maggiormente dall’avanzamento della moneta unica e dalla ripresa del dollaro australiano.

Eurodollaro ha fornito un chiaro segnale di forza ieri, andando ad interrompere di mezza figura abbondante la tendenza negativa che, come abbiamo già avuto modo di vedere, insisteva dal 7 giugno scorso. Il livello di rottura della trendline ribassista, suggerito da 1.4340, rimane per l’immediato futuro il più interessante livello di supporto per questa rinnovata fiducia nei confronti dell’euro. Nel breve è osservabile una resistenza che gravita poco al di sopra di 1.44, sebbene il più importante punto di svolta si trova a 1.4440.

Il cambio UsdJpy continua a non mostrare nulla di nuovo, il che non è certo un male in un mercato così imprevedibile. Abbiamo avuto in questo caso il superamento di 81 figura come livello di resistenza e la successiva volatilità necessaria a compiere una ventina di pips di avvicinamento al livello di resistenza successiva a 81.25 (livello indicato dall’ultima percentuale di ritracciamento di Fibonacci, il 61.8%, del movimento in calo del cambio osservato fra fine maggio ed i primi giorni di giugno). Ovviamente ora il supporto diviene il precedente livello di resistenza, 81 figura.

I due scenari appena descritti hanno favorito la veloce risalita del cambio EurJpy che si è lasciato rapidamente alle spalle il livello di resistenza di 115.75, confermando la rottura a rialzo evidenziata già lunedì mattina. La tenuta, come resistenza, da ieri sera di 166.70 ci aiuta a limitare il possibile spostamento del cambio per le prossime ore all’interno di un range di una figura.

Passiamo ora ad osservare il cable che risulta davvero stabile, contrariamente alle altre major. La grande indecisione ovviamente è data dalla particolare importanza che sta assumendo il livello a cui si trovano i prezzi da giovedì scorso. Ancora una volta infatti non possiamo che trasmettere come 1.5950 sia la più importante area di congestione e supporto del lungo periodo. Più nel breve vediamo come sia 1.6045 sia 1.5915 abbiano resistito ad una buona dose di tentativi di rottura.

Continuiamo con la sterlina, osservando il cambio EurGbp e il proprio percorso di ripresa. Abbiamo avuto ieri la conferma di quanto l’area di precedente rottura a 0.8940 abbia favorito un’ulteriore ripresa del cambio che ora secondo l’analisi, superato anche 0.8975, dovrebbe essere pronto a gungere al precedente livello di massimo visto a maggio a 0.9040.

Guardiamo ora al dollaro australiano, che sino all’ultimo sembrava pronto per incominciare un percorso di ribasso. Alla fine non possiamo che prendere atto della veloce ripresa del livello di supporto che, per la verità, a 1.0440 era già stato oltrepassato. Trattandosi però di un livello giornaliero, così come si evince dal grafico di lungo, dalla potenziale forza esplosiva crediamo che aver avuto una cautela maggiore, prima di assumere posizioni, possa aver aiutato. Quello che potremmo attendere, per avere una conferma effettiva di un trend in calo, è il transito dei prezzi oltre al livello di supporto statico, anche di quello dinamico che insiste da più di un anno a questa parte, grazie ad una trendline con origine ai primi di giugno 2010, e che per le prossime giornate è visto transitare poco al di sopra di 1.03 figura.

Il cambio EurChf, complice la ripresa dell’euro, ha potuto far tirare un lieve sospiro di sollievo, dato che per un giorno non abbiamo visto un nuovo minimo storico. In realtà non ci sarebbe nulla di cui sospirare, dato che ci si trova tuttora in un trend negativo particolarmente forte e dato che le conferme rialziste sembrano sempre più lontane. Ancora una volta l’idea è di approfittare di movimenti di breve e lasciare a chi possiede grandi margini i discorsi di lungo periodo. In questo caso sembra poter essere utile la resistenza molto evidente che si è venuta a creare a 1.1960, grazie ad una lunga serie di tentativi, mancati, di rottura.

Il UsdChf invece non ha resistito alla tentazione di un nuovo minimo ieri, che diviene così 0.8275. Su questo cambio nel breve è osservabile una lieve resistenza 0.8330, mentre i più importanti segnali, come sosteniamo da giorni, potrebbero arrivare oltre 0.84 figura.

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