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Euro in discesa: sempre più vicino ai supporti chiave

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Legnano – Stamattina una forte pioggia si sta abbattendo sui mercati asiatici, che hanno cominciato male la settimana. Questo sell off è indicativo di quanto sia grande la preoccupazione che sta assalendo gli investitori circa la situazione, ormai nota, del debito sovrano europeo.

Abbiamo visto l’euro cominciare a scendere e compiere una figura a ribasso contro il dollaro americano nel giro di mezzora, per poi fermarsi e tentare di riportarsi alla quota di partenza, il che è stato interpretato soltanto come un’ottima occasione di vendita per gli speculatori di breve periodo, ma che potrebbe presto diventarlo anche per chi si affaccia su orizzonti temporali più lunghi.

Quello che ci fa pensare ciò è la vicinanza a supporti di medio periodo cruciali, che vedremo come sempre tra poco, nella sezione di analisi tecnica, supporti quasi raggiunti dopo che come molti di voi ormai sapranno, la Norvegia ha dichiarato di non voler più sostenere il salvataggio della Grecia e che quest’ultima ha ricevuto l’ennesimo taglio di Rating, questa volta da Fitch.

Due gli elementi da aggiungere: la parte di aiuti che arrivano dalla Norvegia sono marginali rispetto al totale di fondi erogati, quindi l’impatto sul totale ed eventuali effetti finali, sarebbero relativamente modesti. Questo però fa trasparire il fatto che molti dubbi stiano venendo a galla anche all’interno degli singoli Paesi, il che fa alzare la preoccupazione per l’evolversi della situazione futura.

Oltre a questo è arrivato anche il downgrade da parte dell’agenzia S&P per l’Italia, che a causa dello stallo politico che sta attraversando, potrebbe non riuscire a compiere le riforme necessarie (prima fra tutte quella fiscale) per riuscire ad affrontare in maniera seria il problema relativo al piano di risanamento del debito.

Tutti fattori questi che non fanno altro che appesantire il sentiment di mercato sulla moneta unica, e lo stiamo vedendo da come ha aperto (ed ormai praticamente chiuso) l’Asia e da come stanno andando i futures sulle borse europee.

Dall’America intanto abbiamo visto come si sia cominciato a parlare di exit strategies, il che non significa che verranno implementate nel breve, cosa che il mercato ha ormai già scontato. Ci troviamo dunque di fronte ad una domanda ripetuta più e più volte negli ultimi mesi, e non soltanto per quanto riguarda la debolezza attuale della moneta unica.

Se il forte movimento di reazione (ci riferiamo sia a quello di venerdì, sia al senso lato) sia da considerare una vera e propria occasione per salire sul treno oppure se sarà soltanto un fuoco di paglia, ce lo siamo chiesti infatti per l’euro che sembrava destinato ad andare ad 1.6000 non più tardi di tre settimane fa, per la debolezza del dollaro, che due settimane fa è stato venduto in maniera importante contro tutto, sugli australiani che, dopo il raggiungimento di .1000 stanno vivendo una fase di congestione tra 1.0500 ed 1.0900 e su molti altri currency pairs. Questi continui cambi di vento, che girano in maniera violenta la banderuola, sono indicativi del fatto che sul medio periodo, nessuno ha le idee chiare.

Riapriamo la settimana con il consueto appuntamento tecnico incominciando, come anticipato sopra, dalla particolare debolezza dell’euro.

Il cambio eurodollaro, nello specifico, ha mostrato da venerdì un discreto calo (300 pips esatti) avvicinandoci nuovamente al livello che, dall’inizio di settimana scorsa, ha contenuto così bene le pressioni ribassiste, 1.4050. Il livello, oltre a risultare un minimo di sicuro interesse precedente, corrisponde alla media di lungo periodo su un grafico giornaliero, rafforzando ulteriormente l’idea di questo livello come l’ultimo da poter utilizzare per sfruttare una ripresa della moneta unica.

In tutto questo mancherebbe il supporto statico di 1.40 figura, suggerito durante la fase di salita i primi e gli ultimi giorni di marzo. Allarghiamo quindi il supporto ad una sorta di area di 50 pips, in grado di comunicare se sarà terminata la fase di forza della moneta unica. Piuttosto evidente anche il livello di resistenza del cambio, anche se lontano e molto probabilmente non utilizzabile in giornata: si trova a 1.4340 e crediamo che al di sopra di questo la moneta unica possa tirare un sospiro di sollievo.

Passiamo ad osservare il cambio UsdJpy, che dal 5 maggio continua a rimanere all’interno di un lento percorso di ripresa. Questo facilita il nostro compito di individuazione di un livello di interesse poiché in questo caso la trendline che sostiene tutto questo movimento indica di prestare attenzione al supporto di 81.20. Allo stesso modo, se tracciamo la parallela della trendline di supporto troviamo con gran precisione indicato anche un possibile livello di resistenza, 82.50. Sino a che questo perfetto canale rialzista terrà l’idea rimane di continuare a seguirlo.

La flessione della moneta unica conduce il cambio EurJpy di nuovo in prossimità di quell’area di supporto a 115 figura (allargata sino a 114.80 da un ritracciamento di Fibonacci su grafico orario) che tanto crediamo possa influenzare il nostro trading. Valuteremo eventuali rotture anche nel breve periodo capaci di generare nel cambio la volatilità necessaria a compiere almeno 50 pips.

Passiamo ora al cable che al pari dell’eurodollaro mostra un preciso movimento in calo. La discesa dagli ultimi giorni di aprile (doppio massimo a 1.6740) indica una precisa linea di tendenza in calo che suggerisce in 1.6280 il potenziale livello di resistenza maggiormente significativo nelle prossime ore.

Questa idea coincide perfettamente con una serie di massimi degli ultimi dieci giorni di scambi e quasi perfettamente con la media di lungo su un grafico con candele a quattro ore. Al di sopra di 1.63 quindi potrebbe ritornare quella positività sulla sterlina che manca da venti giorni esatti. Nell’immediato suggeriamo di prestare particolare attenzione al supporto di 1.6185, alla cui rottura vi è spazio per ritornare al minimo delle ultime settimane a 1.61 figura.

La sterlina, pur debole contro dollaro, approfitta del momento negativo dell’euro per andare nuovamente ad affacciarsi su un livello ultimamente molto ricorrente. Mancano infatti solamente una manciata di pips per raggiungere il livello di supporto statico a 0.8680, dove vediamo concentrarsi una serie particolarmente ricca di minimi toccati dal cambio negli ultimi dieci giorni.

Concludiamo con il consueto aggiornamento sul franco, notando immediatamente come vi sia stato il raggiungimento di un nuovo minimo storico. La particolare situazione della moneta unica ha favorito la rottura del minimo precedente a 1.2450, con un approfondimento, per ora, di una cinquantina di pips. Inutile rafforzare l’idea di quanto possa essere rischioso assumere posizioni favorevoli ad una ripresa: sarà prima necessario leggere parole maggiormente favorevoli alla zona euro.

Il cambio UsdChf, infine, ha ripreso con minor vigore il proprio percorso a ribasso. Complice una maggiore forza del dollaro il cambio fa fatica a ritornare al di sotto dell’area di supporto che è possibile individuare a 0.8750 prima e 0.87 figura poi. Ancora una volta crediamo che 0.89 possa rappresentare un livello di resistenza davvero interessante.

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