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Euro/dollaro indeciso, ma rischia una nuova discesa

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(WSI)- Questa mattina cerchiamo di fare una brave panoramica sui fatti che meritano maggiore attenzione. Partiamo da America ed Europa. La prima, tramite Obama, ha comunicato l’intenzione di effettuare tagli alla spesa pubblica per una cifra pari a 1.100 miliardi di dollari, portando così il livello di spesa al minimo da quando governava Eisenhower, mentre la seconda, tramite i 27 ministri finanziari dei Paesi Membri, ha raggiunto ieri un accordo per la creazione di un Fondo Permanente Salva Stati, che andrà a sostituire l’attuale EFSF a partire dal 2013.

Questo fondo verrà “rivisto” ogni due anni e potrà ricevere ulteriori aiuti sia dal Fondo Monetario Internazionale, sia da altri Paesi esterni all’area euro in caso di necessità. Queste due notizie ci fanno capire il grado di preoccupazione che le due potenze economiche riservano per il proprio futuro e dovremo vedere come i mercati reagiranno a queste comunicazioni, che a causa degli effetti che si sentiranno soltanto nel medio-lungo periodo, non sono stati ancora in grado di muovere i mercati in maniera significativa.

Sicuramente le due decisioni ci confermano che i problemi ci sono e ci saranno ancora per molto tempo, occorrerà vedere quanta fiducia saranno esse in grado di trasmettere agli investitori, ma prima ancora alle aziende che trainano l’economia reale.

Se ci spostiamo in Canada invece, vediamo come il loonie si stia mantenendo in posizione di forza rispetto al dollaro americano, sulla scia delle speculazioni che vedono un possibile intervento sui tassi da parte della BoC rispetto alla BCE e dopo la pubblicazione dell’ottimo dato sull’International MerchandiseTrade uscito a +3B, riflettendo un surplus sul lato import/export canadese.

Il dollaro australiano, dopo il minimo toccato a 0.9960 venerdì scorso, è riuscito a riportarsi sopra la parità, tentando anche una puntatina a 1.0100, e dopo che sono state rilasciate le minute del meeting della RBA, che ha continuato ad esprimersi con un tono neutro e che vede l’inflazione ben ancorata alle aspettative per il 2011, esso non è risultato molto variato. Questa mattina sta scendendo e diventa d’attualità la figura come livello di supporto.

EurJpy – grafico 240 min

Dalla Cina arrivano intanto dei dati sulle importazioni, cresciute, pensate, del 51% anno su anno per il mese di gennaio e sulle esportazioni, cresciute, sulla stessa base di calcolo, del 37.7%, mentre i dati sul CPI mostrano come le manovre attuate dalla PBOC stiano risultando abbastanza efficaci, in quanto l’indice dei prezzi al consumo ha fatto segnare una diminuzione di 0.5 punti percentuali, arrivando al 4.9% in gennaio. Questa mattina, come ribadito più volte, ci sarà la pubblicazione dell’inflation report in UK.

Considerando il fatto che due membri del board si sono espressi per un rialzo dei tassi la scorsa riunione e che le aspettative per il CPI da rilasciare oggi, vedono un 4% (ricordiamo che la BoE ha letteralmente lasciato andare l’inflazione sopra il target del 3% da tempo), molti analisti stanno scontando un rialzo dei tassi nell’ordine dei 50/75 bp entro l’anno, e qualsiasi numero “alto” del CPI potrebbe dare una spinta alla sterlina, cable in primis.

Passiamo a dare uno sguardo ai grafici incominciando con l’eurodollaro, dove abbiamo notato ieri la prima rottura da tre settimane del livello di supporto a 1.35 figura. Contrariamente a quanto potessimo attenderci però, nonostante un aumento di volatilità in grado di far apprezzare il dollaro di altri 70 punti, il cambio non è rimasto stabilmente al di sotto andando a mettere in crisi questo livello di breakout. L’idea rimane di un livello di inversione, per cui se i prezzi dovessero nuovamente stazionarvi al di sotto potrebbe innescarsi da un momento all’altro la discesa.

Al pari dell’euro attendevamo un aumento maggiore del dollaro nei confronti dello yen. La rottura definitiva venerdì di 83.20 ha smosso il mercato ma non certo quanto atteso. In questo caso specifico risulterà piuttosto importante la tenuta di 83 figura come livello di supporto per continuare ad ipotizzare un’estensione rialzista, piuttosto ambiziosa, sino al primo livello di congestione posto a 84.40 e poi 85.90.

Interessante l’evoluzione del cambio EurJpy. In questo caso è più semplice l’individuazione di una tendenza precisa, dato che proprio con l’inizio dell’anno nuovo coincide la ripresa del cambio sostenuta da una trendline che anche ieri si è rivelata piuttosto precisa. Data l‘inclinazione il livello suggerito per le prossime ore è variato: questo è infatti cambiato dal 112.10 di ieri e si trova oggi prossimo a 112.25, mentre nell’immediato 112.70 può essere considerato un livello di resistenza capace di creare quel minimo di volatilità necessaria ai prezzi per ritornare al massimo di settimana scorsa 113.40.

Continua la fase di relativa tranquillità sul cable. La particolare conformazione assunta nelle ultime due settimane di scambi, quasi una bandiera, ci porta a pensare che se i prezzi dovessero oltrepassare 1.6060 (questo è particolarmente visibile su un grafico a 240 minuti) la tendenza primaria del cambio in salita possa continuare nella direzione di un ritorno verso il massimo di inizio febbraio (1.6280).

Passiamo ad osservare l’euro nei confronti della sterlina per notare come l’area prossima 0.84 figura potrebbe rivelarsi interessante per le prossime evoluzioni. Su questo livello infatti hanno insistito i prezzi ieri, andando così a verificare (per il momento) una figura di doppio minimo.

Osservando il cambio GbpJpy è possibile identificare una precisa tendenza di salita, per lo meno da inizio anno, con un altrettanto preciso livello di supporto. 132.30 è il livello a cui transita la linea che sostiene i prezzi dalla ripresa di un mese e mezzo fa , confermata peraltro dal transito della media di lungo su un grafico a 4 ore.

Terminiamo con il franco, che ha dato segni di ripresa sia contro euro sia contro dollaro. Il cambio EurChf è sceso per la prima volta da una settimana al di sotto di 1.31, livello che ha rappresentato un ottimo supporto: questo ci fa guardare ora con maggiore attenzione a 1.3060, al di sotto del quale la tendenza positiva della moneta unica dell’ultimo mese sarebbe oltrepassata e messa a rischio.

Il cambio UsdChf, dopo il test del massimo precedente a 0.9780 ha ritracciato velocemente trovandosi di nuovo nei pressi del livello di supporto più importante a 0.9680. 100 punti di range che forse potrebbe durare oltre.

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