Euro/dollaro: correzione di breve o cambio di rotta?

di Redazione Wall Street Italia
9 Maggio 2011 08:48

Legnano – Abbiamo vissuto un finire di settimana al cardiopalmo, con una volatilità davvero notevole sul mercato valutario, che ha permesso a molti trader di prendere profitto da questi movimenti.

I trader che solitamente riescono a performare bene in queste situazioni di alta volatilità, sono quelli che riescono ad operare con degli ordini di stop loss inseriti in macchina, in modo tale da evitare il rischio di rimanere invischiati in forti movimenti sfavorevoli che, molto spesso portano al verificarsi di due effetti: la moltiplicazione della perdita, a causa dell’effetto leva (1 pip di movimento sull’eurodollaro vale 1$ se sto operando con un minilotto da 10k, ma può valere per esempio 10$ se sto operando con un lotto standard da 100k) e l’incremento della posizione da parte del trader che, invece di ammettere che l’operazione era sbagliata e che sarebbe stato il caso di uscire dal mercato per pulirsi la mente e ripartire con un nuovo trade, continua ad appesantire la posizione per migliorare le medie di carico ed avvicinare il punto di break even del deal, andando ad utilizzare così più margini e di conseguenza ad appesantire il valore di ogni punto di mercato, sia in positivo, ma anche in negativo.

Questo tipo di operatività dovrà a nostro parere essere evitata anche nei prossimi giorni, in quanto i mercati potrebbero continuare a muoversi in maniera maggiore rispetto alle ultime settimane, soprattutto perché ci troviamo ora di fronte ad un fortissimo dilemma.

Quello a cui stiamo assistendo, è un rimbalzo temporaneo del dollaro destinato ad essere temporaneo, oppure può essere considerato l’inizio di un’inversione e di un rally significativo del dollaro americano? A nostro parere, se un osservatore casuale dovesse guardare il mercato dei cambi oggi, cercando di interpretare le ragioni fondamentali alla base dei movimenti che si stanno verificando, siamo sicuri che non troverebbe delle logiche predominanti che suggeriscono un recupero stabile del dollaro.

I fattori da analizzare e che storicamente sono sempre stati supportive per il biglietto verde sono tre: la propensione o meno al rischio (che qualifica il dollaro come valuta rifugio in determinati momenti), i tassi di interesse e le prospettive di (un ritorno di) crescita economica. Ci sembra, in tutta sincerità, che tutti e tre questi fattori non stiano mostrando novità rispetto a mercoledì scorso, quando l’eurodollaro scambiava a 1.4900.

L’unico dei tre che è intervenuto, a dare ulteriore linfa al movimento innescatosi dopo le parole di Trichet, è stata l’avversione al rischio che ha contribuito a far scendere la quotazione. Ma notiamo bene come ciò che ha scaturito la partenza di questa svalutazione della moneta unica, sono state le parole del numero uno della BCE che ha raffreddato i toni circa la possibilità di assistere a rialzi di tassi a giugno, dopo le quali sono intervenuti anche i NFP di venerdì, usciti migliori delle aspettative a 244.000 unità.

Questo, se inserito nel quadro attuale, è un segnale che può essere interpretato in maniera molto positiva dal mercato, che attendeva da tempo immemore di vedere una rilevazione vicina alle 250k unità (considerate da molti il primo gradino da superare per poter cominciare a parlare di miglioramento sul mercato del lavoro).

Se dovessero continuare ad arrivare dati positivi dagli Usa, non escludiamo che la ripresa del dollaro possa continuare, e sull’EurUsd tutto questo si potrebbe tradurre in un movimento oltre i supporti che vedremo in quanto, sui prezzi, agirebbe anche una seconda componente (che attualmente reputiamo più forte), ovvero il fatto che gli euro sono venduti pesantemente sul mercato.

Attenzione inoltre al fatto che in situazioni delicate e di poca chiarezza, la speculazione potrebbe approfittarne per spingere i prezzi ancora più giù (in questo caso), per creare sia delle opportunità di profitto sulla discesa, sia delle opportunità di acquisti a migliori prezzi per approfittare (e creare al contempo le condizioni affinchè si creino) dei futuri rimbalzi. In conclusione, crediamo che l’inversione non sia ancora partita, ma che potrebbe essere vicina.

In questa settimana si fischia il calcio di inizio della partita che determinerà quale tra le due valute più liquide al mondo sarà la più forte per i prossimi mesi, e di conseguenza di quale sarà il market mover più importante: i differenziali di tasso, che se torneranno sotto i riflettori saranno d’aiuto all’euro, oppure la crescita Usa, che però soffre ancora sull’immobiliare e sul mercato del lavoro? Cercheremo, giorno per giorno, di capirlo insieme. Per ora visto che gli investitori si concentrano molto sul breve periodo, attenzione a nuove potenziali fiammate del greenback.

Passiamo ora al primo appuntamento della settimana con l’analisi tecnica.

Incominciamo dalla profonda correzione che sta subendo la moneta unica, a favore del biglietto verde. La speranza che il primo supporto di chiave, in area 1.45, potesse risultare utile è svanita venerdì con una nuova pressione ribassista capace addirittura di andare a rompere la tendenza che sta seguendo il cambio da inizio febbraio, passante per 1.44.

È questo secondo elemento che deve farci maggiormente riflettere su questa repentina inversione di rotta della moneta unica. Sino a che, infatti, la trendline è rimasta valida, gli obiettivi per il cambio erano chiari (noi stessi pensavamo a 1.5140): ma ora è il trend di lungo ad essere stato rotto e gli obiettivi potrebbero drasticamente cambiare.

Un allontanamento a ribasso da questo livello trova come obiettivo naturale un ulteriore 1.4250 ed infine 1.40, così come testimonia anche la percentuale di ritracciamento di Fibonacci che considera questo come ultima possibilità di ripresa della moneta unica prima di un ulteriore scivolone.

La volatilità appena osservata non ha contagiato per nulla il cambio UsdJpy, che viaggia molto poco scambiato fra gli ultimi due livelli più interessanti: un supporto a 80 figura ed una resistenza a 81. La tendenza di fondo rimane ancora, seppur lentamente, indirizzata a ribasso, per cui se i prezzi dovessero rompere la parte bassa del trading range appena descritto, attendiamo una continuazione.

Il calo dell’euro ha evidentemente contagiato anche il cambio EurJpy che ha così avuto modo di rivedere, a più di un mese di distanza, l’area di supporto chiave prossima a 115. Se si osserva infatti un grafico giornaliero si può chiaramente osservare come questo livello sia risultato molto ricorrente durante l’anno passato, idealmente quasi a dividere una tendenza a ribasso da una a rialzo.

A conferma di questo si aggiunge lo studio dei ritracciamenti tramite le percentuali di Fibonacci che esattamente a 115 vede la metà (50%) del movimento a rialzo compreso fra 106.40 e 123.30. Crediamo sia davvero utile attendere un superamento o meno di questo importante livello per andare a valutare i prossimi passi del cambio: nel caso in cui avvenisse una rottura a ribasso il primo obiettivo potrebbe essere da ricercare in area 113 (l’ultimo livello suggerito da Fibonacci del movimento visto sopra).

Stiamo assistendo ad una correzione, anche se meno profonda, della sterlina a favore del dollaro. La grande differenza che separa però questo scenario con quanto visto sull’euro, è data dalla linea di tendenza che insiste da inizio anno ancora senza essere superata. Questa per il momento appare ancora al sicuro, trovandosi per le prossime ore a 1.62.

Euro debole anche contro la sterlina, che trova così la forza necessaria ad affacciarsi nuovamente al di sotto di 0.88 figura ed interrompendo ufficialmente la tendenza a rialzo del cambio. Interessante il rimbalzo dei prezzi sul minimo di 0.8740, visto in precedenza a metà aprile e livello di supporto per l’immediato futuro.

Vediamo ora il franco, ancora una volta dal duplice comportamento contro dollaro ed euro.

Il cambio UsdChf ha rotto venerdì il primo livello considerato interessante di 0.87 compiendo un discreto balzo in avanti ed un piccolo passo in direzione di una conferma all’inversione. Per il momento la media mobile di lungo su grafico a 4 ore è risultata una resistenza piuttosto dura, ma se dovesse saltare sappiamo che 0.89 e 0.8990 sarebbero gli ultimi due livelli da guardare per avere una conferma dell’effettiva ripresa del cambio.

Il cambio EurChf continua il proprio movimento ribassista che a questo punto pare avere tutte le intenzioni di confermare la proiezione a ribasso di quella figura a rettangolo che abbiamo seguito sino alla rottura di settimana scorsa: questo livello è dato a 1.2530, una manciata di pips quindi dal minimo visto sino ad ora a 1.2570.

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