New York – Un rimpatrio di fondi da parte della banche europee in contemporanea con una vendita generalizzata di asset in dollari. Un movimento in cinque distinte fasi, che profuma di selloff e tratteggia uno scenario preoccupante per gli istituti di credito, gia’ affamati di debito collaterale.
E’ un trend riscontrato ieri e che potrebbe facilmente ripetersi nei prossimi giorni. Va precisato che il rimpatrio non e’ dovuto al miglioramento della situazione, bensi’, al contrario, a tutte le incertezze che circondando la crisi del debito sovrano europea.
Per la precisione si tratta di un rimpatrio alla ricerca di maggiore liquidità contro la crisi in corso, attraverso la vendita di asset denominati in dollari americani.
Con le banche che rischiano di essere declassate, come ha avvertito Moody’s venerdi’ scorso (occhio alle opzioni call), e con le aste in programma, il sospetto e’ che si vedra’ un ulteriore rimpatrio di euro nei prossimi giorni. Capire i flussi in entrata e uscita che questi movimenti potrebbero causare aiutera’ a capire perche’ i mercati si muovono in quella o questa direzione, indovinando future oscillazioni di prezzo.
Deterioramento delle condizioni di finanziamento, situazione preoccupante delle banche europee, rischi downgrade e attesa sugli esiti delle aste dei paesi della periferia a rischio sono anche i fattori che hanno contribuito all’andamento di ieri, articolatosi in 5 fasi, illustrate nel grafico allegato, che riporta valuta (USD), azionario (S&P500), debito (Treasury 10 anni) e oro.
Fase 1: incertezza dei mercati prima dell’annuncio dei dati macro (con vendite al dettaglio oltre le stime e l’indice Empire State che invece ha deluso). Dati migliori delle attese hanno aumentato la propensione al rischio degli investitori, con un ritorno sull’azionario e la vendita di Treasury e di dollari.
Fase 2: in apertura i mercati hanno iniziato a calare con una rinnovata avversione al rischio, che ha portato alla vendita di oro e azioni, a vantaggio dei Treasury e del dollaro Usa.
Fase 3: dalla metà mattinata alla chiusura in Europa, movimento laterale dei mercati.
Fase 4: forti vendite di dollari americani. Movimento molto più rapido rispetto a quanto verificatosi nell’azionario. Si è optato per un rimpatrio dei fondi in Europa e verso puntate su asset più rischiosi.
Fase 5: Dopo la chiusura dei mercati europei ecco che si vedono gli effetti di tali vendite e di rimpatrio dei fondi, di come questo ha colpito il mercato americano. La necessità di rimpatriare euro in casa si rispecchia nella vendita furiosa di titoli e Treasury da parte delle banche europee. Solo la debolezza del dollaro e’ riuscita in parte a trattenere movimenti piu’ forti, scatenati in seguito da una maggiore stabilita’ del biglietto verde. La pressione agli acquisti è diminuita e quanto è rimasto sono state le vendite senza tornare alla ricerca di dollari o d’oro.
I sell di titoli azionari Usa e Treasury anche dopo che il selloff del dollaro era terminato, sembra suggerire che i dealer americani sapevano bene che questi asset avrebbero presto ricevuto una spinta grazie allo stretto rapporto che lega dollaro e borsa. E che avrebbero consentito loro di vendere proprio approfittando del rinnovato momento di solidita’ dei listini.
In settimana sarà interessante guardare il materializzarsi di simili risvolti (attenzione sopratutto al rapporto EUR/USD) in attesa dell’asta spagnola e dell’eventualita’ di nuovi downgrade nell’area euro.
Oggi il Tesoro di Madrid cerchera’ di reperire 3 miliardi di euro collocando debito a 18 e 12 mesi. Il 19 aprile, sempre in Spagna, e’ prevista l’emissione di titoli di stato a 5 e 10 anni.