L’euro torna a deprezzarsi ai minimi da nove mesi rispetto al dollaro americano, dopo che ieri in serata la Federal Reserve ha a sua volta avviato delle prime manovre restrittive sulle liquidità supplementari che da mesi assicura al sistema bancario.
L’istituzione monetaria americana ha inaspettatamente deciso di aumentare di un quarto di punto il tasso di sconto, allo 0,75 per cento, ovvero gli interessi che richiede agli istituti di credito quando concede loro finanziamenti di emergenza. A metà mattina l’euro si attesta a 1,3504 dollari, laddove in precedenza aveva toccato un minimo a 1,3493, livelli che non si registravano dallo scorso maggio.
Già nei giorni scorsi l’euro era calato a 1,3533 dollari, ieri aveva recuperato terreno e prima dell’annuncio della Fed – che ha comunicato le sue decisioni dopo la chiusura di wall Street – si attestava a 1,3617 dollari.
Per l’immediato gli analisti non si attendono manovre analoghe sulle voci che si ripercuoterebbero su tutto il credito al dettaglio, ma la decisione ha innescato un immediato apprezzamento della divisa americana.
Contestualmente questa manovra, che dopo molti mesi di ‘danaro facile’ appare invece chiaramente orientata nella direzione restrittiva, ha depresso l’andamento delle Borse in Asia ed Europa, favorendo ulteriori afflussi di capitali verso le attività a rendimento fisso, meno rischiose tra cui lo stesso dollaro.
Nei mesi scorsi anche la Banca centrale europea ha a sua volta avviato una progressiva rimozione delle liquidità supplementari concesse ai sistema bancario di Eurolandia a condizioni molto favorevoli, e per marzo ha preannunciato possibili nuove decisioni in questo senso.