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Eur/usd: trading, tutto quello che c’è da sapere per fare le giuste mosse

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Legnano – Euro superstar contro il dollaro americano, ma altrettanto non si può dire parlando delle altre divise contro cui è quotato. Anche contro la sterlina inglese le performance sono state buone, ma non sono state in grado di andare a sfondare i livelli precedenti.

Il nostro benchmark di valutazione per cercare di capire lo stato di salute della moneta unica europea, l’eurofranco, ci dice che gli acquisti di euro dopo le mosse ma soprattutto le parole della BCE (ampiamente commentate su queste pagine la settimana scorsa) ci sono stati, ma non sono stati distribuiti in maniera globale tra le diverse coppie valutarie, indice di un raffreddamento generale circa le aspettative di breve periodo concernenti le mosse di politica monetaria dell’istituto di Francoforte, che ha fatto trasparire l’intenzione di non andare a toccare i tassi nella prossima riunione se non vi saranno particolari necessità derivanti dai prezzi di commodities ed energia. Perché allora l’euro è salito così bene nei confronti del dollaro?

L’apprezzamento che ha portato l’EurUsd sopra 1.4400 è il risultato, a nostro parere, della combinazione degli effetti post BCE e del fatto che recentemente il greenback è stato venduto contro tutte le major. Questo è coinciso con la salita dei prezzi di metalli e petrolio mentre con risultati misti sulle borse, che nel primo trimestre del 2011 hanno comunque ben performato, ma non trovano un ruolo ben definito nella correlazione che si è venuta a creare tra dollaro americano e commodities.

Cos’è che rende la valuta americana così poco appetibile? La risposta è già nota a molti, ma siccome il pubblico che ci legge è sempre maggiore vogliamo spendere due parole sulle motivazioni che stanno alla base del nostro ragionamento. Fondamentalmente l’America si trova in una situazione economica che richiederà ancora per molto tempo dei tassi di interesse su livelli eccezionalmente bassi.

Questo fa si che gli investitori siano portati a spostare in avanti le aspettative di vedere maggiori remunerazioni provenienti dal dollaro. Queste aspettative circa i possibili rialzi dei tassi molto lontani nel tempo, unitamente al fatto che il QE sia ancora a pieno regime e che soltanto un membro votante del FOMC, Fisher (notoriamente il più hawkish del gruppo), voglia cominciare a rimuovere gli stimoli, sta anche portando il dollaro ad essere l’ultima valuta (yen escluso, ma qui sono discorsi diversi, lo yen è storicamente ed inevitabilmente una moneta di finanziamento) che potrebbe andare a ritoccare i propri tassi, andando a farle assumere lo status quo di funding currency, che in fasi come queste, dove sono presenti dei rally di breve periodo (siano essi su borse o commodity – questa volta è toccato alle seconde), le vendite avvengano a livello globale per finanziare questi deal.

Questo a ben vedere potrebbe essere qualcosa di buono per l’America in generale, occorrerà valutare quali sarebbero i benefici maggiori derivanti da una possibile svalutazione di breve periodo (aspetti più importanti da valutare sono il pericolo inflazione contro una crescita maggiore grazie all’export). Per mancanza di spazio rimandiamo quest’ultimo ragionamento a domani.

Incominciamo questa nuova settimana con l’analisi tecnica, vedendo con quale costanza stia continuando la tendenza favorevole alla moneta unica. Il movimento iniziato oramai tre mesi fa non accenna a fermarsi ed anzi mette a segno massimi sempre più ambiziosi. Per avere un riferimento nel prossimo futuro, appare necessario continuare a prestare particolare attenzione a quella linea di tendenza positiva che così tanto ha aiutato la nostra idea e che transita per le prossime ore nei pressi di 1.42 figura.

Poco al si sotto, per la precisione a 1.4180, passa invece la media mobile di breve su un grafico giornaliero mentre, troviamo l’area di supporto statica più importante prossima a 1.4050. Vediamo quindi come si possano trovare tre gradi di supporto e come solamente una rottura totale dei prezzi porterebbe ad una inversione di quanto visto sino ad ora. Il livello obiettivo di questo percorso positivo, oltre a 1.4480 perfettamente raggiunto venerdì in chiusura di serata, si trova sul massimo del 12 gennaio 2010 a 1.4580.

Osserviamo ora il cambio UsdJpy, non particolarmente variato nella settimana passata. I prezzi sono infatti rimasti all’interno di una fascia di range compresa fra 84.60 e 85.50. Vediamo ancora una volta quanto il livello passato di 84.50 si stia rivelando importante come livello di supporto alla pressione rialzista evidenziata nuovamente le settimane scorse.

Il cambio EurJpy, continua a rimane piuttosto sostenuto, aiutato dalla salita della moneta unica. Abbiamo raggiunto, ieri sera in apertura, un nuovo massimo a 123.20, trovandoci nuovamente questa mattina prossimi al punto di equilibrio di 122.30. Questo livello, suggerito come abbiamo visto i giorni scorsi da percentuali di ritracciamento di lungo, potrebbe essere aiutato nel compito di tenuta dalla media mobile sul grafico con candele a quattro ore, passante a 121.85.

Diamo uno sguardo alla sterlina ora, iniziando dal cable. In questo caso il movimento in salita delle ultime due settimane sembra aver trovato un livello particolarmente spinoso in 1.64, essendo risultato il livello di resistenza delle ultime giornate oltre cui il cambio è riuscito a giungere solamente temporaneamente. Il supporto più importante sembra sempre essere 1.6260.

Piuttosto interessante il movimento del cambio EurGbp, fuoriuscito e poi rientrato all’interno della trendline in salita evidenziata sino alla settimana scorsa. Nonostante orami la linea di tendenza sia stata compromessa, ciò che possiamo valutare ancora con interesse sono i livelli chiave visti in precedenza: facciamo riferimento con precisione a 0.8850, in grado se rotto di portare finalmente i prezzi ad un livello pari a quel picco di massimo a 0.8930 visto il 25 ottobre scorso. I livelli di supporto sono due: il primo si trova a 0.8760, mentre il secondo a 0.8720.

Per quanto riguarda il cambio GbpJpy, non possiamo fornire livelli più vicini di 137.80 e 140 figura, distanti 220 punti di range ma confermati da livelli giornalieri molto precisi.

Concludiamo con il franco, sul finire di settimana scorsa, ancora in forze contro il dollaro e stabile contro la moneta unica.

Il cambio EurChf ha trovato un ottimo livello di supporto a 1.3060, mentre l’idea di un euro in decisa ripresa potrà verificarsi solamente se dovesse essere oltrepassato definitivamente il livello di resistenza compreso fra 1.32 e 1.3250.

Il cambio UsdChf ha incominciato un nuovo percorso ribassista mercoledì che potrebbe culminare con un ritorno dei prezzi ai minimi storici di 0.8920 dato che il percorso positivo del cambio, visto fra il 16 marzo ed il primo di aprile, è stato accantonato definitivamente con il ritracciamento oltre il 61.8%.

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