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Eur/usd: l’ultima barriera per evitare lo scivolone verso quota $1,40

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Legnano – Giornata che non ci ha regalato molti spunti né dal punto di vista macroeconomico, né da quello operativo quella vissuta ieri sui mercati, dove abbiamo visto le borse soffrire ancora, anche se mantenendosi su livelli di perdita non eccessivi, con il petrolio (WTI) che si mantiene sotto quota 100,00 dollari al barile e l’oro che si è riportato sotto quota 1.500,00 dollari/oncia.

Dal punto di vista valutario, non c’è davvero nulla di nuovo sotto il sole e tra poco andremo a ragionare sui livelli tencici che, come più volte ripetuto, danno una grossa mano agli investitori, soprattutto in un periodo di nuova incertezza come quello che stiamo attraversando.

Ieri l’Eurogruppo, che è stato chiamato a valutare in via preventiva le possibili candidature ufficiali per la successione di Jean-Claude Trichet alla presidenza della Banca Centrale Europea, che verranno valutate dai diversi capi di stato e di governo dell’Ue, ha dato parere favorevole all’unico candidato plausibile presentato, ovvero il nostro Mario Draghi. Tutto dunque, aspetta soltanto l’ufficializzazione che avverrà tra poco più di un mese, il 24 giugno.

Questa mancata corsa alla poltrona numero uno della BCE, che di fatto ha già consegnato il nome del successore, crediamo sia stata una delle mosse più intelligenti che Junker abbia fatto durante il suo comunicato stampa rilasciato ieri in serata, in quanto i mercati hanno bisogno di certezze ed il sentiment deve muoversi sempre più verso situazioni di pseudo-tranquillità, per permettere ai prezzi di calmarsi e di lasciare alle spalle queste fortissime inversioni di tendenza di breve cui stiamo assistendo, che in realtà non sono motivate da fattori macroeconomici (non veniamoci a raccontare che intanto che l’euro saliva verso 1.5000 tutto il mondo pensasse che i problemi dei debiti sovrani europei fossero risolti, erano solo stati accantonati), ma proprio dall’appetito per/avversione al rischio degli investitori.

Dal meeting di Bruxelles intanto ci è arrivata l’ufficializzazione dell’erogazione di aiuti al Portogallo, per una cifra pari a 78 miliardi di euro, i quali verranno erogati per due terzi dall’Ue congiuntamente con il Fondo Salva Stati, mentre il restante terzo, dal FMI.

Oggi sul tavolo di discussione dell’Ecofin invece, il discorso Grecia, che oltre agli oltre 100 miliardi già ricevuti, avrà bisogno di ulteriori misure per uscire da questa crisi. I diversi ministri hanno già fatto sapere che l’ipotesi di ristrutturazione del debito è da non prendere nemmeno in considerazione, più probabile un allungamento delle scadenze. Vedremo. A meno di comunicazione eclatanti, pensiamo che i prezzi stiano già scontando ogni soluzione razionale.

A livello di rilevazioni macroeconomiche ieri abbiamo avuto il CPI europeo, uscito in linea con le aspettative a +2.8%, mentre dall’America giungono cattive notizie dall’Empire Manifacturing di Maggio, in forte calo rispetto al precedente (11.90 vs 21.70).

Per oggi invece attesi dati dall’Inghilterra alle ore 10.30, con il CPI (cons +4.1% vs prec +4.0%), mentre davvero poco materiale durante il pomeriggio (non dovrebbero questi dati essere in grado di muovere il mercato). Mercato che sarà dunque libero di muoversi e che ci darà delle idee maggiori sulle prossime evoluzioni, che a nostro parere, continueranno ad essere strettamente correlate con l’appetito per il rischio.

Passiamo ora a dare uno sguardo ai maggiori cambi, incominciando dall’eurodollaro.

In questo caso continuiamo a notare la debolezza della moneta unica, che si sta mantenendo su un grafico orario al di sotto della media mobile esponenziale a 100 periodi, in grado di funzionare in maniera molto buona come linea di resistenza dinamica.

Ieri siamo stati in grado di vedere la quotazione portarsi sotto 1.41 figura, per poi riprendersi a riportarsi sopra 1.4200, sfruttando proprio 1.4100 come livello di supporto di breve periodo. Consideriamo esso dunque come ultima barriera in grado di prevenire il raggiungimento dell’importante 1.4000. Per assistere ad una ripresa della moneta unica invece, dovremo superare con decisione 1.4250.

Per quanto concerne invece il UsdJpy, stiamo assistendo proprio nel momento in cui scriviamo ad un tentativo di rottura dell’area di resistenza passante tra 81.20 e 81.30, rappresentata dalla media mobile a 100 periodi esponenziale su un grafico con candele a quattro ore e dal doppio massimo osservato settimana scorsa. In caso di conferma della rottura crediamo che i prezzi non presentino comunque la forza per portarsi al di sopra di 82 figura, che diventa il livello di resistenza da osservare.

Buona la ripresa dell’EurJpy, che da 113.50 si è riportato sopra il livello di 115.00, andando a rompere la trendline ribassista di breve osservabile su un grafico a 4 ore e rompendo al contempo la media mobile esponenziale a 21 periodi, in grado di accompagnare il forte movimento di discesa.

Osserviamo dunque nel brevissimo 115.65 come punto di resistenza, seguito da 116.80. I supporti passano invece intorno al 113 figura, dato dal 61.8% di ritracciamento di Fibonacci del movimento di salita dai minimi di 106.50 a 123.00.

Sul cable, dopo la rottura dell’importante supporto indicato nei giorni precedenti a 1.62 ¾ , vediamo come i prezzi stiano cercando di fare base esattamente una figura più sotto. Attualmente questo diventa il ivello da considerare come supporto.

In caso di sua rottura la strada sembrerebbe aperta verso 1.6100, attenzione però oggi ai dati sull’inflazione che potrebbero creare molta volatilità (non dimentichiamoci che sull’inflation report, la sterlina è salita in maniera importante).

Per quanto riguarda l’EurGbp invece ci troviamo di fronte ad una potenziale fase laterale tra 0.8700 e 0.8800. Anche qui, attenzione alla possibile volatilità che si avrà alle ore 10.30 italiane. In caso di rottura a rialzo gli obiettivi potrebbero andare da 0.88 ¾ a 0.89 figura, mentre se si dovesse rompere anche lo 0.8675 fatto toccare settimana scorsa, la discesa potrebbe prendere forza e puntare diritta a 0.8530.

Terminiamo con il franco svizzero, che contro dollaro vede un supporto a 0.8800 e che è stato in grado di tentare la rottura di 0.8900, senza però raggiungere quello che comincia ad essere il livello di svolta di medio periodo, ovvero 0.8900 (seguito dall’ultima resistenza a 0.8990).

Il cambio UsdChf ha finalmente, a distanza di quasi un mese, visto nuovamente il ritorno al di sopra di 0.89. Questo rappresenta il primo vero movimento di conferma atteso per una ripresa strutturale del cambio che per la giornata trova un prossimo scoglio a 0.90 figura.

L’EurChf risulta essere molto volatile, continuando a muoversi all’interno di due figure, tra 1.2500 e 1.2700.

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