Legnano – L’ultima giornata di scambi si è rivelata come un momento di flessione generalizzato, complici una serie di notizie, a cui un fattore decisamente positivo, come vedremo tra poco, non ha potuto opporre resistenza.
Ad aprire la giornata ieri mattina hanno avuto un peso decisamente negativo le rilevazioni che sono giunte dalla Cina, una su tutte la comunicazione di una crescita inferiore delle attese relativa alla produzione industriale. In altri paesi una crescita del 14.2% su base annuale sarebbe vista come un miracolo, soprattutto in questi ultimi anni, ma dati i numeri a cui il colosso asiatico ha abituato il mercato, non si sono fatte attendere le ripercussioni sui mercati, primo fra tutti quello delle commodities, che ha subito un drastico calo: abbiamo visto il greggio (WTI) che da 104.50 $/barile a fine giornata si è trovato a 97.60; abbiamo visto poi il Brent che successivamente alla notizia ha lasciato sul terreno più di 600 punti toccando questa notte 112, da un prezzo di partenza di ieri mattina a 118.20; per non parlare poi dell’oro, che da 1.525 è giunto a 1.496$/oncia, e dell’argento, calato da 39.40 a 35.10 $/oncia.
I livelli di correzione appena visti chiariscono perfettamente quale genere di relazione e di aspettative possa creare la continuazione della crescita economica cinese, dalla quale dipendono fortemente la domanda globale e quindi la valutazione delle commodities currencies. A proposito di questo, possiamo andare ad osservare il secondo dei tre, fattori che hanno influito, da ieri, sul mercato mattina.
Parlando di una delle commodities currency per eccellenza, il dollaro australiano, infatti il calo della moneta di casa, incominciato come abbiamo visto a causa del movimento dei dati cinesi (in questo caso come primo stato fornitore di materie prime alla Cina il calo non sarebbe potuto che arrivare con grande puntualità), è continuato sulla scia di dati relativi all’occupazione decisamente peggiori di quanto si potesse attendere. Se volessimo andare ad analizzare più a fondo le statistiche scopriremmo che in aprile sono stati persi 22 mila posti di lavoro, toccando così il risultato peggiore da due anni a questa parte (febbraio 2009 per l’esattezza).
A nulla ha potuto ieri, se non temporaneamente, il terzo evento macro della giornata (il secondo in ordine cronologico), ovvero dopo il rialzo delle stime d’inflazione della Bank Of England (BOE) e le anticipazioni di un restringimento della politica monetaria nel 3° trimestre. Nel consueto Inflation Report, infatti la BoE ha alzato le stime sull’andamento dell’inflazione all’1,9% per i prossimi due anni, nel caso in cui il costo del denaro venga incrementato allo 0,75% nell’ultimo trimestre del 2011 e all’1% nei prossimi due anni.
Passiamo ora a dare uno sguardo ai grafici, cercando prima di tutto di rispondere alla domanda che più spesso ci viene posta in questi ultimi giorni: “fino a dove correggerà l’eurodollaro?”.
Cerchiamo di rispondere affidandoci solamente all’analisi tecnica che, come ci insegnano, sconta tutto e quindi può essere osservata separando i grafici dal contesto macroeconomico.
Osservando un grafico giornaliero oramai crediamo sia chiaro come la tendenza di lungo periodo sia venuta meno: la precisione con la quale i prezzi salivano costantemente è infatti andata persa una decina di giorni fa. Questo ha portato successivamente ad un approfondimento del calo che ha via via oltrepassato, senza tregua, ogni precedente livello di supporto assumendo i connotati di una liquidazione da carry trade.
Giunti a questo punto però i livelli di supporto e contenimento di questa discesa si stanno esaurendo e si sta avvicinando sempre più il livello di rottura chiave: il punto a cui facciamo riferimento è dato da 1.4150, che rappresenta il primo livello di supporto indicato dai ritracciamenti di Fibonacci (il 38.2%) coincidente perfettamente con un livello di minimo registrato il 18 aprile scorso.
Crediamo che, oltre questo livello, la correzione della moneta unica possa entrare in un ulteriore periodo di vendite che possa rapidamente portare al successivo 1.40: questo oltre a rappresentare un livello di arrivo psicologicamente molto forte, risulta essere graficamente un’area di congestione (osservate un grafico fra il 7 ed il 25 marzo scorso), oltre che essere particolarmente vicino al livello a cui transita la media mobile di lungo periodo su un grafico giornaliero.
Il cambio UsdJpy continua a comportarsi in maniera differente rispetto all’eurodollaro, andando solamente parzialmente a guadagnare terreno rispetto al profondo calo dell’euro. Per le prossime evoluzioni crediamo si possa rivelare piuttosto interessante il livello di resistenza prossimo a 81.35, poiché oltre ad essere il massimo di ieri e di questa notte è il punto a cui, con grande precisione, transita la media mobile di lungo su un grafico con candele a 4 ore. L’altra media, quella di breve (21 exp) può essere invece utilizzata coma livello di supporto, grazie alla sua precisa coincidenza con la trendline positiva che i minimi crescenti delle ultime giornate stanno mostrando.
Il cambio EurJpy negli ultimi giorni, da inizio settimana per la precisione, ha dato modo di vedere come consideri ancora importante l’area di supporto che transita nei pressi di 115. Già i giorni scorsi abbiamo visto come quest’area possa rappresentare una sorta di divisione tra un mercato a rialzo ed uno a ribasso: crediamo quindi di non essere stati gli unici a rendersi conto di questo. Per cui la massima attenzione va indirizzata a questo supporto che si estende per qualche punto al di sotto della figura.
Abbiamo già parlato del dato principale sulla sterlina ieri, ebbene ora vediamo cosa è accaduto dal punto di vista tecnico.
Il cable dopo una spinta di una figura abbondante, e dopo essere andato di nuovo oltre 1.65 a distanza di una settimana, ha imboccato nuovamente un percorso ribassista che ha normalizzato i prezzi sulla media dei livelli tenuti dal cambio i giorni precedenti, intorno a 1.6375. Nonostante l’impennata di ieri la ripresa del dollaro sembra ancora poter ostacolare la risalita della sterlina.
L’ultimo livello di supporto a cui si potrebbe guardare, al pari di 1.4150 per l’euro, si trova a 1.6275 ed è fornito dall’ultima, in questo caso, percentuale suggerita dalla tecnica dei ritracciamenti di Fibonacci. In questo caso il trend preso in considerazione è compreso fra 1.5950 e 1.6745.
Il cambio EurGbp ha beneficiato maggiormente del dato proveniente dalla BoE, in questo caso grazie anche alla debolezza della moneta unica. Il livello di 0.88 è servito ieri come livello di pullback dal quale è potuto partire un calo in grado di portare di nuovo la sterlina su livelli di 0.87 a distanza di un mese e mezzo.
Per le prossime ore sarà da valutare con attenzione il superamento del più importante livello di supporto posto a 0.8675, dove coincidono due fattori davvero interessanti (la media di lungo su grafico giornaliero e un livello di supporto statico suggerito da un massimo del 25 gennaio scorso). Sopra continuiamo a valutare 0.88 come livello di ritorno del movimento favorevole all’euro oltre che 0.8745 più nel breve.
Concludiamo con il franco svizzero osservando inizialmente il percorso di indebolimento compiuto dalla moneta elvetica contro il dollaro negli ultimi giorni. Questo ha infatti avvicinato l’area che abbiamo considerato come svolta durante il percorso di discesa. 0.89 e 0.8990 sono ora davvero a portata e potremo finalmente capire se la ripresa del dollaro potrà sfociare in qualcosa di più strutturato o questo, visto negli ultimi giorni, sia stato solamente una correzione temporanea.
Sui due livelli appena visti transitano infatti una buona serie di massimi e minimi visti in precedenza capaci di portare ad una continuazione dei prezzi sino a 0.9220: questo non è un livello inserito a caso ma il punto esatto dove transita la media mobile di lungo periodo, 100 esponenziale, su un grafico giornaliero (un grafico da luglio del 2010 chiarirà senza dubbio come mai sia stato scelto questo livello).
Il cambio EurChf continua a rimanere confinato nella parte ribassista del grafico, per di più dopo il fallito tentativo di ieri notte di ritornare al di sopra della resistenza in area 1.27. Sino ad un ritorno infatti al di sopra di questo livello le estensioni ribassiste sono sempre possibili con obiettivi di minimo visti in precedenza (area 1.25 in primis).
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