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Eur/usd: bin Laden non ha cambiato nulla, ora si aspetta la Bce

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Legnano – Molti di noi l’avevano già capito, ma dopo la giornata di ieri abbiamo cancellato anche i dubbi dei più attendisti: l’uccisione di Bin Laden non ha prodotto alcun effetto degno di nota sui mercati.Gli investitori continuano a prestare attenzione ai driver economici, o per meglio dire, a quelli che più hanno a che fare con la finanza, in quanto i differenziali di tasso risultano essere ancora il market mover più importante.

E se guardiamo un po’ avanti dal punto di vista delle prospettive, sembra che esso possa recitare il ruolo di attore protagonista ancora per parecchio tempo.

Come abbiamo avuto modo di commentare, le parole di Bernanke hanno voluto far aumentare il momentum che ha spinto il dollaro più in basso rispetto a dove si trovava, ed ora tutto il mondo è in attesa delle parole del presidente Trichet, che domani parlerà alla stampa dopo la decisione di mantenere i tassi fermi all’1,25%. Siamo fermamente convinti che anche il numero uno della BCE sia pienamente consapevole dell’effetto che le sue parole avrà sulla moneta unica, soprattutto contro il dollaro americano, vedremo dunque che messaggio vorrà passare al mercato, ma di questo, ragioneremo in maniera più approfondita domani.

Dal punto di vista dei movimenti più importanti, vedremo il livello raggiunto da dollaro contro franco svizzero, mentre sul cambio principe siamo in fase di attesa per domani.

La sterlina invece ha compiuto un movimento interessante ieri in mattinata, in concomitanza della pubblicazione del dato sul PMI manifatturiero relativo al mese di aprile. La rilevazione è stata di 54.6 punti, in calo rispetto al precedente 56.7 ed inferiore rispetto alle aspettative di mercato, che si muovevano intorno a 57.0.

Questo indice, che sostanzialmente è rappresentativo dell’opinione degli executives di società inglesi operanti nel settore manifatturiero relativamente al futuro, è rimasto comunque sopra la soglia di 50.0, considerato lo spartiacque tra espansione economica e contrazione, ma è stato molto sentito dagli investitori, e questo ci fa cominciare ad alzare le antenne quando assistiamo all’uscita di un dato macroeconomico.

Infatti, le reazioni ai dati, che di fronte a situazioni fisiologiche dell’economia globale, dovrebbero normalmente accadere ed avere una reazione logica da parte delle valute interessate, vediamo come siano state latitanti la maggior parte delle volte durante l’ultimo paio d’anni. Esse, si sono verificate soltanto su alcuni dati ed in momenti particolari (pensiamo per esempio alla fiducia dei consumatori americani, che quando ha superato la soglia di 50 è stato molto supportivo per il dollaro – dato che ora non è più guardato dal mercato – ovvero ai NFP, che dallo scorso ultimo trimestre dell’anno è sempre stato in grado di muovere il mercato ).

Bene, in Inghilterra a volte è capitato che sui dati più importanti il mercato reagisse seguendo una logica soprattutto di vendita di sterline in corrispondenza di dati che dipingevano una brutta situazione economica (GDP sceso nell’ultimo trimestre 2010, PMI peggiore delle attese, ecc.).

Questo può fari sì che gli investitori stiano cominciando a spostare il focus sui dati macro anziché prestare attenzione ai macrotemi (debito Euro, QE2 e tassi bassi in Usa ecc)? Noi crediamo che non sia ancora giunto il momento per spostare la concentrazione sui dati a livello globale, attenzione però che in alcuni Paesi questo può cominciare ad accadere, come visto in Inghilterra (pensiamo soprattutto ad Australia, Canada e Nuova Zelanda).

Passiamo ora a dare uno sguardo ai cambi, cominciando dalla particolare situazione in cui si trova l’eurodollaro.

È da cinque giorni infatti che il cambio viaggia all’interno di binari molto precisi, senza accennare ad una svolta: molto probabilmente una fase di attesa prima della riunione della Bce di domani. Il cambio si sposta compreso fra 1.4770 e 1.4880, rispettivamente allargati sino a 1.4760 e 1.49 figura da due picchi di volatilità immediatamente rientrati. Stando così le cose siamo certi che una rottura di uno dei due lati non tarderà ad arrivare.

L’opzione perfetta dal punto di vista tecnico è chiaramente la rottura della resistenza, dato che così facendo si avrebbe conferma di una delle figure base dell’analisi tecnica (il rettangolo appunto) con conseguente continuazione del trend principale, evidentemente favorevole alla moneta unica. Ciò che potrebbe succedere, indipendentemente dalla rottura, è che i prezzi potrebbero subire un’accelerazione di 120-130 pips, che è il valore suggerito misurando l’ampiezza del rettangolo sino a qui mantenuto.

Passiamo ora ad osservare il UsdJpy notando come si stia assistendo a movimenti piuttosto controllati e mai eccessivi. La direzione di fondo appare ancora essere in discesa con un timido tentativo, ieri, di andare a raggiungere il successivo obiettivo di 80, subito rientrato.

Anche la direzione del cambio EurJpy appare in discesa, in questo caso amplificata ieri dalla rottura del supporto chiave di 120, in grado di far accelerare i prezzi sino al successivo 119.35 (per la verità superato anch’esso di 10 pips). Al pari dell’eurodollaro, la situazione di questo cambio sarà direttamente collegata alle prossime dichiarazioni della Banca Centrale Europea.

Abbiamo già parlato del movimento della sterlina, vediamo ora l’impatto diretto sul cable. In questo caso abbiamo assistito ad un veloce calo (130 pip in due ore) in grado di riportare i prezzi a valori mantenuti la prima parte della settimana passata. Ciò che possiamo utilizzare per le prossime ore, per provare a seguire un’eventuale risalita dei prezzi, è dato dai minimi delle ultime due settimane di scambi, 1.6440, più volte toccati dai prezzi. Nel breve (timeframe sotto l’orario) abbiamo visto come 1.65 si sia dimostrato un livello di resistenza piuttosto interessante.

Sterlina molto debole anche nei confronti della moneta unica, che ha potuto così andare a registrare i massimi da un anno ed un mese ad oggi, raggiungendo l’area di 0.90 figura. Questo è stato possibile grazie alla definitiva rottura del precedente massimo di 0.8930, che diventa di diritto il più interessante livello di supporto per le prossime evoluzioni. Se dovesse tenere, crediamo che gli obiettivi dell’euro potrebbero essere ricercati sui massimi di febbraio del 2010, a 0.9150.

Abbiamo notato un impatto forte anche sul cambio GbpJpy, che ha potuto così allontanarsi dall’area di equilibrio a 135 che ha mantenuto per giorni. Il fattore interessante in questo caso è stato dato dal rimbalzo, con arresto del movimento di discesa, esattamente su un livello di minimo di riferimento precedente, 133 (importante inoltre i primi giorni di aprile), confermando come sia forte l’attenzione degli investitori verso i precedenti livelli toccati dal cambio.

La forza del franco non accenna a diminuire nei confronti del dollaro. Abbiamo infatti visto ieri un nuovo minimo, di qualche pip al di sotto di 0.86 figura. Continuiamo a sostenere come sia un azzardo assumere posizioni contrarie al trend primario, vedendo anche per oggi la possibilità di un cambiamento di trend nel breve con un ritorno dei prezzi al di sopra di 0.87.

Il franco approfitta della stabilità della moneta unica per andare a muoversi di nuovo verso la parte bassa del range mantenuto nelle ultime tre settimane di scambi. La direzione sembra infatti puntare di nuovo verso 1.2730-50: al pari dell’eurodollaro sappiamo quanto forte potrebbe essere un’eventuale rottura del livello di supporto chiave. In questo caso i 230 pips di range proietterebbero l’obiettivo pericolosamente vicino all’area di minimo storico del cambio vista a cavallo di fine anno e, successivamente, a metà marzo.

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