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Eur/usd: attenti ancora al supporto chiave a 1.3540

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(WSI)- Rispetto all’apertura del mercato, ci svegliamo con i cambi che si trovano bene o male invariati e con le borse che hanno ben performato. La mancanza di dati si è fatta sentire ed ha lasciato spazio ai movimenti di mercato che hanno portato l’euro nei confronti del dollaro a sfiorare quota 1.3500, per poi riprendersi bene e tornare sopra il 36 figura.

Anche oggi non ci saranno dati che si possono considerare importanti in pubblicazione, quindi avremo la possibilità di capire se il mercato vuole provare ad andare in qualche direzione, anche se crediamo possa prendere una pausa in attesa delle più impegnative giornate di domani e di giovedì. L’attenzione infatti si sposterà sempre di più sulla sterlina inglese, grande protagonista di questa settimana.

Giovedì infatti si terrà il meeting per decidere cosa fare di tassi e Quantitative Easing e la situazione, ahinoi, non è proprio né delle più chiare, né delle più rosee. L’inflazione infatti è continuata a salire portandosi al livello di 3.7%, al di sopra del target tollerato dalla BoE ed i prezzi alla produzione industriale sono saliti anch’essi aumentando i timori per possibili ulteriori pressioni inflazionistiche.

Il problema grosso è che la crescita tarda ad arrivare e l’economia inglese, già zoppicante, potrebbe essere messa a dura prova dalle prossime evoluzioni. Un’indicazione importante ci arriva dall’SMPC, che in febbraio si è espresso per un rialzo dei tassi, con 5 dei 9 membri votanti che hanno espresso un parere hawkish. Questo comitato (Shadow Monetary Policy Committee) è formato da 9 economisti che si riuniscono, una volta al mese dal lontano 1997, all’Istituto degli Affari Economici per discutere della situazione economica del Regno Unito.

Il fatto che essi siano così specializzati sull’economia di sua maestà ci fa capire quanto possano essere importanti i pareri da loro espressi, ed il fatto che abbiano virtualmente alzato i tassi ci fa comprendere che le pressioni inflattive siano davvero uno spauracchio contro il quale combattere. La BoE invece, dovrebbe mantenere tutto invariato, sia a livello di tassi che di QE in quanto convinta che tali pressioni siano di breve periodo, ma il fatto che l’SMPC si sia espresso così deve tenere alto il nostro livello di attenzione in quanto, nei prossimi mesi, la Boe potrebbe rivelarsi la Banca Centrale più aggressiva.

EurUsd – grafico 240 minuti

Vediamo ora qualche tasso di cambio dal punto di vista tecnico.

L’euro ha mostrato ieri un ulteriore calo, andando ad impensierire l’area di supporto che così bene aveva funzionato la giornata precedente, successivamente alla pubblicazione dei dati sull’occupazione. Abbiamo visto quindi un ritorno dei prezzi al di sotto del preciso livello di 1.3540 con un’estensione di 25 punti.

Ricordiamo che, a nostro modo di vedere, l’area di supporto appena evidenziata potrebbe condurre ad un’inversione della moneta unica più volatile di quella mostrata, per cui nonostante un primo tentativo di rottura vi sia già stato potrebbe essere sensato concentrare la propria attenzione ancora sull’area ed attendere una rottura stabile.

Il dollaro, nei confronti dello yen, non ha fornito nuovi spunti da ieri mattina: ad onor di cronaca, più in generale, possiamo dire che la situazione non sta variando particolarmente da qualche settimana. Ciò che appare ancora evidente è la configurazione a triangolo già indicata ieri mattina. I due lati convergenti indicano per le prossime ora un livello di resistenza a 82.80 e di supporto a 81.20. Perché la figura sia confermata come figura di continuazione dovremmo avere una rottura ribassista del supporto. Se dovessimo invece assistere al movimento opposto potremmo, per la prima volta da due mesi a questa parte, pensare ad un’inversione del trend discendente che sarebbe confermata dam una chiusura di giornata oltre 83.25, su grafico giornaliero.

Il movimento del cambio EurJpy delle ultime ore non ha aggiunto nessuno spunto interessante a quanto detto da una settimana a questa parte. I più importanti livelli che possiamo osservare sono posizionati a 111 figura (il supporto) e 112.70 (la resistenza).

Vediamo ora la sterlina, che da venerdì, nei confronti del dollaro non ha mostrato particolari variazioni alla propria situazione. La lateralità degli scambi ha così permesso di individuare due livelli vicini e probabilmente importanti per una ripresa del trend: parliamo di 1.6175 e di 1.6090.

La rapida discesa del cambio EurGbp fa si che la trendline che segue il movimento da fine gennaio sia particolarmente inclinata. Questa transita per le prossime ore molto vicino a 0.8460 e appare essere il più importante livello di resistenza, per di più confermato dalla media a 100 periodi su grafico orario.

Il ritorno del cambio GbpJpy a 133 ha permesso, dato il rimbalzo immediato subito dai prezzi, di valutare quanto il mercato senta questo livello, che ricordiamo essere il doppio massimo di inizio dicembre e dal quale sembra dipendere una rivalutazione ulteriore della sterlina. Se osserviamo un grafico di lungo periodo, almeno da ottobre 2009, possiamo notare come a questo livelli transiti la trendline che sta congiungendo i massimi decrescenti, confermandone di fatto l’importanza come livello di svolta nel medio-lungo periodo.

Vediamo ora il franco, nei confronti della moneta unica, per notare ancora una volta come il livello di 1.30-1.3060 possa essere considerato il più importante come resistenza, così come 1.2730-70 lo è come supporto. Oltre ad una coincidenza di massimi nelle ultime tre settimane, vediamo che il livello trae validità anche dalla media di lungo (100 periodi exp) su grafico giornaliero.

Rimaniamo su un grafico giornaliero, ma sul cambio UsdChf, per vedere come i livello confermato come resistenza di 0.96 abbia prodotto una discesa tale da confermarlo come più importante livello per le prossime evoluzioni. Ricordiamo che esattamente su questo livello transita la tendenza ribassista del cambio incominciata poco al di sopra della parità a cavallo tra novembre e dicembre scorsi.

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