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ETF, UN BOOM DI ACQUISTI SUL WEB

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*Sara Silano è Caporedattore di Morningstar in Italia. Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Gli exchange traded fund piacciono ai piccoli investitori. Che, però, li acquistano principalmente via Internet, senza passare per le tradizionali reti distributive (banche e promotori), le quali non sono state finora molto propense a promuoverli. Anche se qualcosa sta cambiando.

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Secondo le ultime statistiche di Borsa Italiana, la dimensione media dei contratti sul mercato degli Etf è di circa 22 mila euro ed è inferiore a quella che si registra nel resto d’Europa. E’ più alto, invece, il loro numero: ad agosto, la media giornaliera è stata di 1.313 contratti, in crescita di quasi il 30% rispetto a giugno 2005 e del 237% rispetto all’anno precedente. Complessivamente, da inizio anno ne sono stati scambiati 181.087 per un controvalore di 5,1 miliardi di euro. Due dati che testimoniano una presenza significativa di investitori privati.

Secondo le analisi degli operatori del settore, si tratta di persone evolute dal punto di vista finanziario, che negoziano online anche azioni e altri strumenti sofisticati. Le loro preferenze spesso si discostano da quelle degli istituzionali, che rappresentano la fetta maggiore in termini di masse gestite. Per accorgersene basta guardare i dati sul numero di contratti e le dimensioni medie. Il fondo indicizzato all’S&P/Mib di Lyxor (gruppo Société Générale) è uno dei più scambiati, ma ha un controvalore inferiore agli Etf obbligazionari specializzati sull’Euromts, che sono sottoscritti prevalentemente dal segmento professionale.

Ma non c’è solo Piazza Affari nelle preferenze degli investitori privati. Negli ultimi due mesi, il fondo più scambiato è stato l’iShare Ftse/Xinhua China 25, composto da 25 azioni cinesi negoziate sulla Borsa di Hong Kong. L’offerta è in rapida crescita: da settembre 2002, anno di esordio di questi strumenti sul mercato italiano, il loro numero è passato da tre a 28, con un aumento della specializzazione geografica, settoriale e di stile (small, mid e large cap e, con il debutto di altri Etf di Lyxor, anche value e growth).

Dal 2002 ad oggi, il mercato degli Etf ha registrato una crescita continua, con scambi che sono più che triplicati. Borsa italiana è diventata la piazza più attiva in Europa, con una quota superiore al 30%. A decretare il successo di questi strumenti sono stati gli investitori stessi, in quanto, a differenza dei fondi comuni tradizionali, le reti distributive hanno avuto un ruolo marginale. Gli Exchange traded fund non sono generalmente promossi dagli sportelli delle banche, né sono inseriti nella maggior parte dei mandati dei promotori finanziari. Sono parte, invece, dell’offerta dei broker online, che in alcuni casi (ad esempio Fineco), gli hanno dedicato sezioni specifiche.

Tuttavia, il crescente interesse degli investitori, l’informazione e la pubblicità su questi strumenti fanno sì che la situazione stia cambiando. Sono oltre trenta le banche e le sim elencate sul sito di Borsa italiana, che consentono di negoziare Etf e il loro numero è in costante aumento. E’ minore l’interesse dei promotori, in quanto, dicono, “sono strumenti semplici (replicano un indice e si possono acquistare in Borsa), che si vendono da sé, mentre il nostro compito è quello di aiutare il risparmiatore a creare portafogli a valore aggiunto attraverso prodotti a gestione attiva”. Ma non mancano le voci fuori dal coro, che vengono dalle realtà in cui è più radicata la consulenza indipendente, dove il pf non guadagna in base a ciò che vende. Negli Stati Uniti, questo canale ha un ruolo importante nella diffusione degli Etf come strumenti all’interno di un’asset allocation di portafoglio. In Italia, è una carta tutta da giocare.

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