I paesi produttori di petrolio insidiano le banche centrali asiatiche come maggiore fonte di liquidità sui mercati finanziari mondiali. Un risultato di questa dinamica potrebbe essere l’aumento dei rendimenti negli Usa.
L’attuale attivo di parte corrente di Paesi che vanno dal Kuwait alla Norvegia dovrebbe lievitare a 311 miliardi di dollari quest’anno, dai 242 miliardi del 2005, secondo un rapporto pubblicato lo scorso aprile dal Fondo monetario internazionale.
Per contro, sempre secondo il Fmi, l’attivo asiatico dovrebbe scendere a 253 miliardi di dollari da 263 miliardi.
Le banche centrali asiatiche tendono a investire i loro avanzi di bilancio in titoli del Tesoro Usa, finanziando così il deficit di parte corrente degli Stati Uniti.