Il fallimento dell’ex gigante energetico Enron (ENRNQ – Pink Sheets) ha messo in luce le gravi inadeguatezze degli analisti di Wall Street e la dubbia credibilita’ dei rating espressi dalle banche d’ affari.
Molti analisti hanno riconosciuto la disastrosa situazione finanziaria della societa’ solo dopo l’inizio delle inchieste giudiziarie il 22 ottobre. Quindi, a “fatto compiuto”, anziché contribuire a lanciare l’allarme di quella che sarebbe divenuta la piu’ grande bancarotta nella storia degli Stati Uniti.
L’ultimo esempio di rating “ritardati” e’ quello della banca d’affari JP Morgan (JPM – Nyse), il cui titolo continua a pagare lo scotto della sua esposizione finanziaria verso la societa’, che al momento opera nel settore della rivendita di elettricita’ e gas naturale, e del finanziamento e gestione del rischio per altre aziende operanti nell’energia.
Ma e’ stata proprio JP Morgan, il 24 ottobre 2001, a tagliare il rating sul titolo da “Buy” a “Long-term buy”, ovvero due giorni dopo che la SEC ( Securities Exchange Commission ), la Consob americana, in data 22 ottobre ha avviato un’indagine su alcune transazioni del gruppo.
La decisione, nonostante si tratti di una revisione al ribasso, stupisce. Un “Long-term buy” presuppone che una banca d’investimenti creda nella solidita’ dei fondamentali di una societa’ nel lungo termine. E piu’ volte, esattamente il 10 luglio 2001 e il 15 agosto 2001, JP Morgan aveva ribadito il rating “Buy” su un gruppo che, pochi mesi dopo, e’ crollato sotto il peso dei suoi problemi finanziari.
Per la cronaca, il primo “Sell” e’ arrivato solo il 7 novembre dalla banca d’affari AG Edwards”. Difficile anche interpretare la scelta di Prudential, che il 24 ottobre ha rivisto il titolo al ribasso da “Hold” a “Sell”, ma poi ha cambiato idea e ha rialzato il rating da “Sell” a “Hold”.
Poco credibile la stessa banca d’investimenti Ubs Warburg , che l’11 gennaio 2002 ha acquisito il controllo delle attivita’ di trading dell’energia dell’ex colosso.
Il 28 novembre scorso Ubs aveva tagliato il rating da “Strong buy” a “Hold”. Un’altra revisione al ribasso, ma non tale da avvertire gli investitori dell’imminente crollo del gigante, che il 15 gennaio e’ stato delistato dal Nyse. Un “Hold” e’ sempre un consiglio di mantenere la posizione su un titolo che, si presume, sia relativo a una societa’ non a rischio di bancarotta.
E che dire delle agenzie di rating Moody’s e Standard and Poor’s, accusate di aver declassato il rating di Enron a “Junk” quando ormai era imminente il crack del gigante?
Ma l’elenco delle banche d’affari che hanno ridotto il rating su Enron troppo tardi e’ molto lungo.
Il 25 ottobre, tre giorni dopo l’avvio delle indagini della SEC sulle transazioni finanziarie della societa’ in questione, Banc of America ha ridotto la valutazione da “Strong Buy” a “Market Performer”.
E’ stata poi la volta di Salomon Smith Barney , che ha abbassato il rating su Enron da “Buy” a “Neutral” il 26 ottobre 2001. La banca d’affari ha poi ribadito il suo giudizio il 15 novembre, tre settimane prima del collasso dell’ex gigante.
Anche Merrill Lynch e’ corsa ai ripari, tagliando il rating sul titolo Enron da “Near-term accumulate/ Long-term buy” a “Near-term neutral/ Long-term neutral” in data 1 Novembre.
Ancora piu’ tardi e’ arrivata la revisione al ribasso da parte di Goldman Sachs , che ha abbassato il giudizio sul titolo, passando da “Recommended list” a “Market performer” il 21 novembre, giorno in cui e’ intervenuta anche la banca d’affari CIBC World Markets , che ha tagliato il rating da “Buy” a “Hold”, a pochi giorni, ormai, dal fallimento di Enron.
Ultima e’ stata la banca d’affari RBC Capital Markets , che ha ridotto le valutazioni sul titolo da “Buy” a “Market underperformer” solo il 29 novembre, a un passo dalla bancarotta di Enron.