Arthur Andersen, il colosso statunitense della revisione contabile da settimane nell’occhio del ciclone, e’ stata formalmente accusata dal dipartimento di Giustizia Usa per aver ostacolato le inchieste sul caso Enron (ENRNQ – Pink Sheet), il gigante energetico texano ora in amministrazione controllata.
“Attraverso i propri partner, la Andersen, intenzionalmente e in maniera corrotta, ha convinto i propri dipendenti a sottrarre alle indagini documenti relativi al tracollo di Enron e a sbarazzarsene”, si legge nell’atto di accusa redatto la settimana scorsa da un gran giuri’ federale a Houston. Ai dipendenti di quattro uffici dell’azienda (Chicago, Londra, Portland e Houston) e’ stato ordinato in maniera sistematica di distruggere “tonnellate di documenti”, ha dichiarato il vice procuratore generale Larry Thompson. E dai computer sono state cancellate le prove che la Securities and Exchange Commission (la Consob americana) stava cercando nell’ambito del caso Enron. “Per giorni, i dipendenti della Andersen sono stati costretti a lavorare 24 ore su 24 perche’ tutte le prove venissero eliminate”.
“Stiamo monitorando da vicino gli sviluppi del caso – ha detto il presidente della Sec Harvey L. Pitt commentando l’accusa formale del dipartimento di Giustizia – con particolare attenzione alle aziende quotate su cui Andersen sta lavorando in questo momento. Abbiamo preso tutti i provvedimenti necessari per assicurare agli investitori e ai mercati un flusso di informazioni continuo e ordinato”.