I sette giudici della Corte suprema della Florida si sono ritirati in camera di consiglio per deliberare, dopo un’udienza durata poco piu’ di un’ora. Il caso – per materia e complessita’, non ha precedenti nella giurisprudenza degli Stati Uniti.
Il candidato democratico, Al Gore, ha messo sul tavolo le ultime carte e i giochi per lui sono davvero chiusi: se la Corte suprema non accogliera’ le sue richieste, non avra’ altra scelta che quella di concedere la vittoria al repubblicano George W. Bush.
I sette giudici, che si ritrovano fra le mani le chiavi della Casa Bianca, hanno studiato le carte e hanno messo duramente sotto il torchio gli avvocati.
Le obiezioni che il presidente, Charles T. Wells, ha immediatamente rivolto all’avvocato di Gore riguardano la competenza della Corte a dirimere la questione.
David Boies, il ‘divo-avvocato’ che guida la corazzata legale dei democratici, ha risposto dettagliatamente, con sfoggio di tutta la possibile dottrina, ma non e’ riuscito a fugare negli osservatori il dubbio che si trovi davanti a un caso al limite dell’impossibile.
“Non vi e’ legge scritta in Florida – ha osservato il giudice – che regoli il meccanismo di contestazione delle elezioni”, e quanto Boies chiede alla corte rischia di andare ben oltre le prerogative, o almeno la volonta’, dei supremi giudici.
La Corte suprema della Florida dovrebbe infatti – dopo aver deciso l’annullamento del giudizio di primo grado – nell’ordine:
-ordinare il conteggio manuale delle schede scartate dai lettori ottici,
-stabilire i criteri per l’interpretazione della volonta’ degli elettori,
-nominare il personale incaricato di eseguire lo spoglio,
-decretare l’inizio e i tempi di svolgimento delle operazioni,
-ingiungere al segretario di Stato, Katherine Harris, di certificare il risultato.
Nel merito dell’impugnazione della sentenza di primo grado, pronunciata dal giudice Sanders Sauls, quello che non smetteva di dondolarsi sullo scranno, Boies ha indicato tre errori, e ha parlato con il tono del grande giurista che corregge il compito di uno studentello poco volenteroso e indisponente.
Ecco le contestazioni del principe del foro newyorkese:
1)Il giudice ha sbagliato nel ritenere che un eventuale conteggio dovesse essere effettuato su tutti i voti in tutto lo stato della Florida. Nulla, in fatto e in diritto, preveniva che fossero contate solo le schede oggetto di contestazione, quelle che i lettori ottici non sono riusciti a interpretare e che hanno scartato come bianche.
2)Il giudice ha abusato della propria discrezionalita’, esprimendo valutazioni che spettano esclusivamente al presidente e ai componenti del seggio elettorale.
3)Il giudice ha contestato al ricorrente di “non aver prodotto evidenza alcuna” circa la possibilita’ di cambiare il risultato delle elezioni attraverso la verifica delle schede, omettendo di esamirare le schede stesse, esibite come prove in aula.
“Abbiamo individuato voti che non sono stati contati – ha concluso Boies – e le schede rivelano una chiara intenzione dell’elettore”.
Ha preso quindi la parola Barry Richard, l’avvocato dei repubblicani, che curiosamente assomiglia come una goccia d’acqua a George W. Bush.
Richard ha subito messo in discussione la competenza dell’Alta Corte ad autorizzare il conteggio manuale delle schede e ha difeso la sentenza del giudice di primo grado.
“Ci troviamo davanti a una serie di ricorsi che hanno la varieta’ delle piante che si possono trovare in un’intero giardino – ha detto l’avvocato-sosia di Bush – ma non e’ stata presentata una sola motivazione giuridica sufficiente a ribaltare la sentenza del giudice Sanders”.
I giudici gli hanno quindi contestato il mancato esame delle schede elettorali durante il giudizio di primo grado e si sono ritirati senza aggiornare la seduta.
Gli avvocati di entrambe le parti si sono dichiarati soddisfatti del dibattimento e quindi Boies si e’ scusato con i cronisti: “vado a dormire, da tre notti non ho chiuso occhio”.
Alle 13 (ora di New York) pero’, nella contea di Seminole a Tahallasse, un’altra importante decisione, che finira’ sicuramente tra le mani della Corte suprema, dovra’ essere presa.
Il giudice Nikki Clark ascoltera’ le argomentazioni conclusive sulla richiesta di annullamento di 15.000 voti provenienti dall’estero, la maggior parte dei quali contenenti preferenza per Bush, contestati da un elettore democratico per vizio nell’ammissione al voto degli elettori.
Per una copertura completa vedi ELEZIONI USA:
SPECIALE WALL STREET ITALIA e in particolare Elezioni Usa: tutti i giudici dell’Alta Corte e
Elezioni Usa: l’arma segreta di al Gore