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ELEZIONI USA: LA PARITA’ FA BENE AL BUSINESS

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L’America e’ col fiato sospeso per l’esito elettorale ma a Wall Street qualcuno ritiene di aver gia’ incassato il risultato sperato: un governo privo di mandato per mutare il corso di nove anni di crescita economica ininterrotta.

“Nessuno fara’ pazzie – ha dichiarato George Wild, responsabile ricerche di Heartland Capital Management – lo status quo e’ piu’ che accettabile per i mercati”.

Sia il vicepresidente, Al Gore, che il governatore del Texas, George W. Bush, hanno conquistato il 49% del consenso popolare e solo il risultato in Florida potra’ dire chi sara’ il vincitore.

I repubblicani mantengono la maggioranza in Parlamento, ma hanno perduto seggi sia alla Camera che al Senato.

Grandi societa’ come Texas Instruments (TXN) e Interpublic Group (IPG) sono convinte che democratici e repubblicani dovranno trovare soluzioni di compromesso o accontentarsi di fare poco o nulla nei prossimi anni.

Grandi cambiamenti in tema di politica estera, fiscale o sulle norme che regolano il commercio internazionale sono pertanto altamente improbabili.

“Questi signori non avranno il tempo di pasticciare con l’economia – ha dichiarato che Sean Orr, responsabile finanziario di Interpublic – per cui la crescita continuera’ almeno per tutto il 2001”.

La verita’ sembra essere che, nel caso approdi alla Casa Bianca, Bush difficilmente riuscira’ a far passare il suo progetto di riduzione fiscale, mentre Gore presidente avrebbe parecchi problemi con il suo programma di riforma dello stato sociale.

“Il nuovo presidente dovra’ avere un approccio di ‘centro’ alle questioni, se non vorra’ vedere le proprie proposte sistematicamente rigettate dal Parlamento”, spiega Sam Stovall, resposabile delle strategie d’investimento di Standard & Poor.

I supermanager americani sembrano dunque curarsi poco di Bush e Gore e guardano piuttosto ad Alan Greenspan, il presidente della Federal Reserve, che dai tempi di Ronald Reagan fa il bello e il cattivo tempo con i tassi d’interesse.

L’interrogativo e’ dunque quali siano le intenzioni di Greenspan in tema di politica monetaria per l’anno venturo, qualcosa che neppure il presidente degli Stati Uniti puo’ controllare.

“Sara’ il business a vincere, indipendentemente dal candidato che vincera’ le elezioni”, e’ la convinzione di West Shell, presidente e amministratore delegato di Netcentives Inc.

A sbilanciarsi in favore del governatore del Texas e’ Phil Ruedi, analista di PriceWaterhouse a Baltimora: “Le autorita’ antitrust hanno creato un clima pesante ultimamente. Con un presidente repubblicano l’aria potrebbe farsi piu’ respirabile”.

John Stewart Bryan III, amministratore delegato di Media General Inc., e’ convinto infine che l’amministrazione Bush potrebbe eliminare gli impedimenti di legge che non consentono alle societa’ editrici di controllare giornali e canali televisivi rivolti allo stesso bacino d’utenza.

Per una copertura completa vedi ELEZIONI USA:
SPECIALE WALL STREET ITALIA