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ELEZIONI USA: L’EURO E’ A UNA SVOLTA

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Anche l’euro attende l’esito delle elezioni presidenziali americane. “Se vincesse il democratico Al Gore – spiega Marco Quartesan, responsabile area forex di Axia – potremmo immaginare un ritorno a 0,86 contro il dollaro fino a 0,87”.

Al contrario, la vittoria del candidato repubblicano George W. Bush, sulla quale il mercato sta già scommettendo, spedirebbe la moneta unica in un’area di maggiore debolezza in quanto la politica economica dell’attuale governatore del Texas si basa sul dollaro forte.

Ma attenzione, avverte Quartesan: in caso di rottura di 0,8480, cosa che porterebbe spingere l’euro fino a 0,8450-0,84, “bisognerebbe mettere in conto un nuovo intervento della Banca centrale europea; altrimenti non si giustificherebbero l’intervento a sorpresa di lunedì scorso e i due del venerdì precedente”.

Il problema è che difficilmente si potrebbe ripetere un intervento concertato delle Banche centrali come avvenne il 22 settembre scorso; “e la Bce non ha la potenza di fuoco sufficiente a riportare l’euro verso quota 0,84-0,90”, riflette Quartesan.

I settori che in Italia sono più interessati alla vittoria di Bush sono quelli che fatturano in dollari: è il caso per esempio del petrolifero, sebbene ora l’Iraq abbia espresso la volontà di essere pagato in euro, ma anche del settore dell’abbigliamento, che esporta negli USA o nei Paesi con valuta ancorata al dollaro. Si parla qui di tutta l’America Latina.

Sul mercato obbligazionario “è tutto fermo – riferisce Quartesan – non per indifferenza, ma perché ci si prepara a ripartire una volta che il quadro politico in America sarà più chiaro”. Il Bund tedesco è sugli stessi livelli di ieri. Si può prevedere una politica monetaria più restrittiva in caso di vittoria di Bush: “con lui ci si aspetta una politica economica maggiormente espansiva, e di conseguenza un surriscaldamento dell’economia che potrebbe portare a una stretta sui tassi”.

Per una copertura completa vedi ELEZIONI USA:
SPECIALE WALL STREET ITALIA