La Corte suprema degli Stati Uniti non ha dato indicazioni su quando pronuncera’ il verdetto sul caso ‘Bush vs Gore’ e nell’attesa scatta il totopresidente fra politici e giuristi dopo la lettura dei verbali. Cosi’ si aspettano che andra’ a finire.
Presidente Bill Clinton, democratico, presidente uscente.
Ostenta olimpica imparzialita’: “Credo che si debba solo aspettare. Vada a finire in un modo o nell’altro, sara’ comunque una decisione storica, destinata a durare per sempre”.
Sen. Orrin Hatch, repubblicano, presidente della commissione Giustizia del Senato.
Ammette qualche esitazione, ma alla fine Hatch e’ convinto che la Corte suprema federale “capovolgera’ il giudizio della Corte suprema della Florida con decisione a maggioranza 5 a 4 o addirittura 6 a 3”.
On. Whip Tom DeLay, repubblicano, capogruppo della maggioranza alla Camera.
“La Corte suprema ha gia’ deciso, e decidera’ ancora, di fermare i traditori della Corte suprema della Florida – ha dichiarato con toni da Guerra Santa DeLay – Sono loro ad aver creato tutto questo caos”.
Sen. Tom Harkin, democratico
E’ convinto che se la maggioranza della Corte suprema sposera’ le tesi di George W. Bush, “questo averra’ a spese della presidenza degli Stati Uniti e della stessa Alta Corte”.
“Questi voti saranno contati comunque in Florida – spiega – Se non saranno contati ora, lo saranno il prossimo anno, come previsto dal Freedom Information Act (la legge Usa sulla trasparenza e sulla liberta’ di informazione)”.
“Se il prossimo anno salta fuori che il vincitore e’ Al Gore… quale rispetto e quale considerazione rimarranno per la Corte Suprema degli Stati Uniti?”.
Sen. Arlen Specter, repubblicano, avvocato
E’ preoccupato che l’opinione pubblica percepisca gli schieramenti politici dei giudici dell’Alta Corte: “Istituzionalmente la Corte suprema e’ sotto i tutti i riflettori e decisoni prese a maggioranza, soprattutto cosi’ risicata, rischiano di apparire viziate da elementi politici o ideologici. Ma la nostra repubblica sopravvivera’ anche a questo.”
On. James Sensenbrenner, repubblicano
Mette da parte la logica di partito e si preoccupa della possibilita’ che il parlamento della Florida, a maggioranza repubblicana, forzi la mano del governatore, Jeb Bush, in favore del fratello candidato. “Le leggi federali prevedono che in caso di divisione in Parlamento sia il governatore a nominare i 25 grandi elettori. Se questo dovesse accadere si scatenera’ una tempesta di controversie”.
Gov. Marc Racicot, repubblicano, governatore del Montana
Respinge ogni rischio di perdita di credibilita’ delle istituzioni: “A mio giudizio, qualunque sia la decisione, questa non mettera’ in discussione la legittimita’ o la credibilita’ del candidato. Questo e’ qualcosa tra lui e il popolo americano, qualcosa che si deve conquistare direttamente dai cittadini che si e’ impegnato a servire.”
On. Sheila Jackson Lee, democratica
Paragona il caso che a Corte suprema sta discutendo a quello per i diritti civili negli anni ’60, quando la popolazione afro-americana lottava per il diritto di voto: “La questione e’ se la Corte rimarra’ sulla posizione che ogni voto deve essere contato. La sentenza che la corte pronuncio’ a quel tempo era chiara: una persona, un voto.”
On.Dwight Stansel, democratico
Teme che venga tradita la volonta’ popolare: “Rappresento un ottimo distretto (in Florida), gente eccezionale che sono abituato ad ascoltare. Se qualcuno li scavalchera’ in questa elezione, paghera’ un prezzo molto alto alla prossima chiamata alle urne”. Il messaggio e’ diretto non solo ai legislatori della Floria, ma anche a tutte le altre cariche elettive: giudici, segratario di stato, governatore.
Kermit Hall, giurista dell’Universita’ del North Carolina
Ritiene che la Corte suprema, accettando di discutere il caso, si sia “venuta a trovare su un terreno molto periglioso. Una sentenza a maggioranza, del tutto probabile viste le spaccature dei giudici negli ultimi dieci anni”, fara’ scendere dal piedistallo l’istituzione, il cui operato sara’ “oggetto di polemiche e controversie alla pari di quello del Parlamento”.
Lucas Powe, docente di diritto dell’Universita’ del Texas
Ammette di non avere idea di come andra’ a finire ma – dopo aver studiato gli atti e ascoltato la registrazione del dibattimento – ha l’impressione che “il vero caso sia diventato :i giudici repubblicani contro il resto della Corte.”
Akhil Reed Amar, costituzionalista, Facolta’ di Legge dell’Universita’ di Yale
Sulla base dei precedenti orientamenti della Corte suprema federale, e’ convinto che i giudici arriveranno a un compromesso: “A Talahassee, quando hanno accolto la richiesta di impugnazione delle lezioni di Al Gore e ordinato lo spoglio manuale, si sono dimenticati di indicare uno standard a cui attenersi per l’interpretazione della volonta’ degli elettori. La Corte federale potrebbe chiedere a quella della Florida di indicare lo standard e quindi accendere il semaforo verde al conteggio. Questa sentenza permetterebbe di giustificare la sospensione imposta sabato, concedere qualcosa a entrambi i litiganti e trasmettere alla nazione un senso di equita’”.
Per una copertura completa vedi ELEZIONI USA:
SPECIALE WALL STREET ITALIA e in particolare Elezioni Usa: torchiati gli avvocati e Elezioni Usa: i giudici della Corte Suprema