E’ durata 36 giorni di fuoco la battaglia legale di Al Gore, vice presidente uscente Usa e ex candidato alla corsa per la Casa Bianca.
Alla fine, in un discorso memorabile dalla capitale statunitense mercoledi’ sera Gore si e’ dichiarato ufficialmente sconfitto. “In nome dell’unita’ nazionale e della forza della nostra democrazia, riconosco la mia sconfitta”, ha detto Gore, incoraggiando i propri sostenitori a stare compatti intorno al nuovo presidente.
Gore ha parlato alle 21:00 (ora di New York) dall’Old Executive Office, l’edificio accanto alla Casa Bianca dove si trova gran parte dello staff assegnato al vicepresidente.
“Ora che la Corte Suprema ha il proprio parere non ci sono piu’ dubbi”, ha continuato Gore. “Anche se sono in forte disaccordo con l’alta corte, accetto la sua decisione”.
Gia’ in mattinata Al Gore aveva abbandonato ogni tentativo per contare i voti in Florida, preparando il discorso alla nazione “convinto e rassegnato” che la sentenza della Corte suprema Usa non gli lasciasse altra scelta se non quella di ritirarsi dalla corsa per la presidenza.
Gore aveva deciso di gettare la spugna a circa 12 ore di distanza dal verdetto della Corte suprema degli Stati Uniti. Una sentenza pronunciata a maggioranza che rivela spaccature drammatiche fra i giudici.
I magistrati hanno trovato una relativa coesione (7 contro 2) solo nel determinare che un conteggio parziale dei voti, effettuato con una metodica diversa da quella generale, presenta dubbi di legittimita’ costituzionale.
La sentenza sostiene infatti che contare manualmente una parte dei voti, mentre lo scrutinio generale nello stato della Florida e’ stato condotto con sistemi meccanizzati, contrasta con il principio costituzionale che garantisce a tutti i cittadini parita’ di trattamento.
Detto questo, la sintonia fra i giudici comincia a vacillare. La Corte si spezza sui provvedimenti da adottare: l’ordine di impedire il conteggio passa con 5 voti contro 4.
Sulle motivazioni i contrasti emersi fra le toghe sono di un’asprezza che ha rari precedenti nella giurisprudenza degli Stati Uniti.
I tre giudici che appartengono all’ala piu’ conservatrice – William Hubbs Rehnquist(presidente), Antonin Scalia e Clarence Thomas – hanno calcato la mano indicando un’ulteriore elenco di violazioni delle leggi federali e della costituzione in cui i giudici della Florida sarebbero incorsi proprio ordinando la verifica dei voti.
Il giudice John Paul Stevens, dopo aver votato contro tutte le risoluzioni partorite dalla Corte, ha messo agli atti: ”Anche se forse non conosceremo mai con assoluta certezza l’identita’ del vincitore delle elezioni presidenziali di quest’anno, l’identita’ dello sconfitto e’ perfettamente chiara. E’ la fiducia della nazione nel giudice come imparziale guardiano della legge”.
La sua opinione e’ stata sottoscritta da altri due giudici della minoranza: Stephen Breyer e Ruth Bader Ginsburg.
Questa insomma la giurisprudenza che ha costretto Gore a gettare la spugna,uno schiaffo politico per il partito democratico.
Uno schiaffo arrivato dagli anni di Ronald Reagan, dal presidente che aveva nominato quei giudici alla Corte, da un’epoca che Bill Clinton ha cercato di seppellire con la sua amministrazione, dopo aver sbarrato la strada a un secondo mandato di George Bush Sr.
I democratici hanno fatto sapere che quelle schede in Florida saranno contate comunque, lo permette la legge sulla trasparenza, e tra sei mesi o un anno forse si sapra’ che Gore ha vinto le elezioni.
Questa sera pero’ Al Gore ha sfoggiato il suo sorriso migliore, savoir fair e senso dell’umorismo. In televisione ha detto di aver telefonato a Bush per congratularsi della sua vittoria e ha promesso che non ci ripensera’ come accadde la notte del 7 novembre.
E’ stato il suo migliore intervento pubblico – secondo molti commentatori – in tutta la campagna elettorale, con cui ha gia’ messo le basi per riprovarci fra quattro anni. Intanto mano tesa a Bush e spirito di cooperazione.
Per una copertura completa vedi ELEZIONI USA:
SPECIALE WALL STREET ITALIA
e in particolare Elezioni Usa: democratici a Gore, getta la spugna, Elezioni Usa: disfatta di Gore alla Corte Suprema e Elezioni Usa: i giudici della Corte Suprema.