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ELEZIONI USA: DISFATTA DI GORE ALLA CORTE SUPREMA

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I giudici federali hanno annullato la sentenza della Corte suprema della Florida che – accogliendo il ricorso di Al Gore – aveva ordinato la verifica manuale delle schede bianche o nulle.

La Corte suprema degli Stati Uniti ha rimandato il caso al tribunale di primo grado chiedendo che venga stabilito un criterio per la conta dei voti.

Le schede contestate sono cosi’ spedite in un limbo giuridico dal quale e’ difficile facciano ritorno prima che George W. Bush si sia insediato alla Casa Bianca come 43mo presidente degli Stati Uniti.

Il massimo organo di giustizia ha fatto sapere da Washington che i giudici della Florida hanno sbagliato a ordinare che i voti oggetto di contestazione fossero controllati a mano.

Il verdetto, piombato a sorpresa in tarda serata, e’ uno schiaffo per la Corte suprema di Talahassee: ”Poiche’ e’ evidente che ogni conteggio che volesse concludersi entro il 12 dicembre sarebbe incostituzionale […] annulliamo la decisione della Corte suprema della Florida che ordina la continuazione del conteggio […] ”, si legge nel dispositivo.

Sette dei nove giudici membri della Corte suprema Usa hanno ravvisato problemi di costituzionalita’ nella decisone presa in Florida, ma si sono quindi divisi sui rimedi da adottare.

”E’ ovvio che il conteggio non puo’ essere condotto nel rispetto della Costituzione per quanto riguarda il diritto di tutti i cittadini alla parita’ di trattamento, senza un sostanziale lavoro aggiuntivo”, hanno scritto.

”Tenuto conto che il Parlamento della Florida era comunque intenzionato a completare la scelta dei grandi elettori entro il 12 dicembre, un’ordinanza che preveda un nuovo conteggio non puo’ ritenersi parte di un rimedio appropriato”.

L’opinione non contiene la firma dei membri della Corte suprema Usa, un segnale indicatore delle profonde divergenze insorte tra i giudici.

Il presidente William H. Rehnquist e i giudici Antonin Scalia e Clarence Thomas si sono spinti oltre consegnando un parere aggiuntivo, allegato al dispositivo principale. L’ala piu’ conservatrice della Corte indica ulteriori violazioni della Costituzione e delle leggi federali in cui la magistratura della Florida sarebbe incorsa ordinando la verifica delle schede considerate bianche o nulle dalle macchine per il conteggio automatico.

In dissenso con i colleghi, il giudice John Paul Stevens ha consegnato alla storia della giustizia americana queste parole: ”Anche se forse non conosceremo mai con assoluta certezza l’identita’ del vincitore delle elezioni presidenziali di quest’anno, l’identita’ dello sconfitto e’ perfettamente chiara. E’ la fiducia della nazione nel giudice come imparziale guardiano della legge”.

Per una copertura completa vedi ELEZIONI USA:
SPECIALE WALL STREET ITALIA


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